giovedì 20 maggio 2021

Shakespeare, "Riccardo III". Sesta parte

Nerone
Riccardo e Nerone. Riccardo e la farsa che lo proclama re

 
Quindi Buckingham si rivolge a Riccardo chiedendogli perdono per avere interrotto il suo zelo davvero cristiano: pardon us the interruption – of thy devotion and right Christian zeal ” III, 7, 101-102).
 
Quel right Christian fa pensare al contrassegno di ipocrisia contenuto nel “grazie davvero”” detto da gente come Fazio.
 
Riccardo naturalmente sta al gioco e si scusa a sua volta per il fatto che il suo zelo nel servizio di Dio ha causato un ritardo nell’accoglienza degli amici.
Quindi il complice  avverte il principe dicendogli “your fault that you resign - the supreme seat the throne majestical (116-117) la vostra mancanza che sta nel  rinunciare al supremo seggio, il trono augusto, in favore di una stirpe guasta, priva la nobile isola dei suoi organi sani e lascia her face defac’ d  with scars of infamy-125, la sua figura sfigurata dalle cicatrici dell’infamia,  in quanto il ceppo regale è innestato su ignobili piante.
 
Allude a supposte infedeltà della regina Elisabetta moglie del re Edoardo IV, fratello di Riccardo e al fatto che i figli di lei sarebbero degli illegittimi.
 
In riparazione di ciò vi sollecitiamo ad assumere il governo regale di questo paese  not as Protector (132), non da Protettore, o umile fattore a vantaggio di altro, ma come vostro diritto innato.
Buckingham aggiunge che al suo prego si uniscono i cittadini ossequienti e devoti amici
 
Ma Riccardo persiste ancora nella commedia del diniego dicendo che gli si vuole imporre insensatamente the golden yoke - zugovn - iugum - of sovereignity, (145)  l’aureo giogo della sovranità.
I miei meriti immeritevoli rifuggono dalla vostra alta istanza (154).
 
Secondo Svetonio, nei primi tempi del suo principato Nerone si comportò da filantropo, al punto che quando veniva costretto dalle leggi a firmare una condanna a morte esclamava: “quam vellem, inquit, nescire litteras!” (Neronis vita, 10), come vorrei non saper scrivere! Inoltre soppresse o abolì le imposte più gravose, salutava i cittadini chiamandoli per nome, e al Senato che gli porgeva ringraziamenti rispose: quando li avrò meritati. Agenti senatui gratias espondit: Cum meruero”,
Ho riferito questo dalla biografia di Svetonio ma non credo che nell’imperatore ancora adolescente educato da Seneca ci fosse l’ipocrisia che sta mostrando in Riccardo. Del resto la sua corte imperiale della dinastia Giulio-Claudia non era meno funestata dai delitti rispetto a quella dei Plantageneti.
 
Riccardo continua a schermirsi denunciando la propria inadeguatezza al compito che vogliono assegnargli: “vorrei occultarmi alla grandezza che mi si propone-being a bark to brook to mighty sea”- (160-161) essendo una barca troppo incapace di resistere ai possenti marosi.
 
Metafore e allegorie nautiche sono frequenti nella poesia antica.
 
Faccio un esempio di metafora tratto dall’Edipo re di Sofocle
"la città infatti, come anche tu stesso vedi, troppo/già ondeggia e non è più capace di sollevare il capo dai gorghi del flutto insanguinato (vv.22-24) .
 
Aggiungo alcuni versi della la quattordicesima ode del primo libro di Orazio:" O navis, referent in mare te novi/ fluctus. O quid agis?  fortiter occupa/portum (vv. 1-3)...non tibi sunt integra lintea (v. 9) ...Tu, nisi ventis/debes ludibrium, cave (vv. 15-16) , o nave ti riporteranno in mare nuovi flutti! O che fai? raggiungi il porto senza esitare...hai le vele strappate...Tu stai attenta, se non vuoi diventare zimbello dei venti.
In questo caso si tratta tratta di un’allegoria piuttosto che di una metafora: la nave in difficoltà significa lo Stato in pericolo.
E' interessante la definizione che dà Quintiliano dell'allegoria e l'interpretazione di questa:"Allegoria, quam inversionem interpretantur, aut aliud verbis aliud sensu ostendit aut etiam interim contrarium. Prius fit genus plerumque continuatis translationibus, ut.... segue la citazione delle parole citate sopra fino a portum , quindi l'interpretazione:"totusque ille Horatii locus, quo navem pro re publica, fluctus et tempestates pro bellis civilibus, portum pro pace atque concordia dicit ".(Institutio oratoria , VIII, 6, 44), l'allegoria, che interpretano come inversione, o mostra una cosa con le parole, un'altra con il significato generale, o talora il contrario. Il primo genere avviene per lo più con metafore continuate...e tutto quel passo di Orazio nel quale egli intende come nave lo Stato, come flutti e tempeste le guerre civili, come porto la pace e la concordia.   
 
Non possiamo non ricordare l'invettiva all'Italia del Purgatorio di Dante:"Ahi serva Italia, di dolore ostello,/nave senza nocchiere in gran tempesta,/non donna di province, ma bordello!(VI, 76-78).
 
Riccardo conclude la sua falsa rinunzia al trono dicendo che grazie a Dio non c’è bisogno di lui in quanto  royal fruit (166), il frutto regale, il  nipote che invero si appresta a fare ammazzare, maturato dallo scorrere rapinoso del tempo-mellow’d by the stealing hours of time (167) diventerà degno della maestà del trono. Dunque non voglio strappare al figlio del re (Edoardo figlio di Edoardo IV) il diritto e la fortuna delle sue fauste stelle-the right and fortune oh his happy stars (171) che voi volete consegnare a me.
 
Mi sembra che  the stealing hours of time lasci intravvedere la rapina di Riccardo   e le happy stars  il suo proposito di ammazzare i nipoti.
Torna in mente quando questo assassino dice tra sé a proposito del fratello Clarence mandato nella torre perché venga ucciso da due sicari: “I do love thee so that I will shortly send thy soul to Heaven (I, 1, 118-119), ti voglio bene al punto che presto manderò in cielo la tua anima.
 
Buckingham replica con una serie di ingiuie contro Elisabetta, la vedova di Edoardo IV e la madre del principe Edoardo che non deve diventare Edoardo V. Il re dunque aveva scartato due precedenti fidanzate tra cui Bona sorella del re di Francia, quando venne sedotto da questa poor petitioner,  misera postulante, già carica di figli, bellezza al tramonto, vedova in lutto-even in afternoon of her best days-(185) ormai nel pomeriggio dei suoi giorni migliori. Questo figlio  del re morto dunque  è un illegittimo che per cortesia chiamiamo principe e non dico nemmeno tutto : “I give a sparing limit to my tongue” (193) , do un limite di riservatezza alla mia lingua. Quindi rivolge ina supplica a Riccardo perché porti la sua nobile stirpe fuori dalla corruzione in cui fu deviata.
Il sindaco si unisce a queta preghiera. Quindi anche Catesby vi si associa.
Riccardo continua a fingere protestando e affettando modestia: “I am unfit for state and majesty” (204), non sono adatto alla maestà del trono.
Buckingham al colmo della sua recita servile arriva al punto di fingere una minaccia: se Riccardo frenato da un rimorso dolce, gentile, femmineo, rimarrà riluttante alla necessità di deporre il fanciullo figlio del fratello- loath to depose the child, the brother’s son (208), loro non accetteranno mai quel agazzo indegno e metteranno sul trono qualcun altro.
Quindi fa il gesto di andare via, di non pregare più.
Catesby allora prega Riccardo di richiamarlo
Riccardo replica:   will you enforce me to a world of cares? (222) volete costringermi a un mondo di affanni? Poi però aggingecall them again, I am not made of stonesCfr. Gk. stiva - a stone - stiva è una piccola pietra(III. 7. 223),richiamatelo, io non sono fatto di sasso.
Buckingham rientra e Riccardo dice “io mi sobbarco”: “I must have patience to endure the load”, devo avere pazienza e sostenere il peso visto che volete affibbiarmelo. Ma Dio sa quanto io sia lontano dal desiderarlo: “How far I am from the desire of this” 235.
Il sindaco lo benedice e Buckingham lo proclama re. Riccardo verrà incoronato il giorno dopo
Il nuovo re esce di scena dicendo: “come, let us to our holy work -e[rgon- again  (III, 7, 245), via torniamo ai nostri santi esercizi.
Farewell, my cousin, farewell gentle friends.

 Fine del III atto

Bologna 20 maggio ore 11
giovanni ghiselli

p. s.
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