mercoledì 5 maggio 2021

Il viaggio nella Baviera di Ludwig. Parte I

Il 17 aprile del 1981 partimmo per la Baviera, verso i castelli teatrali di Ludwig II. Verso le sette di sera arrivammo sullo Starnbergersee, il lago della morte per acqua del re. Il sole era già vicino al tramonto. Il cielo era tutto sereno, l’aria ventosa e pungente, di mano in mano che il sole si abbassava, divemiva sempre più fredda. Prendemmo una stanza in un albergo sulla costa orientale. Era poco distante dalla croce metallica piantata accanto alla riva, tra canne palustri, nel punto dove il sovrano popolare e demente annegò in 70 centimetri d’acqua. Dopo avere portato i bagagli nella camera che aveva una grande finestra sul lago, uscimmo di nuovo e ci fermammo su un imbarcadero di legno osservando il volto santo del sole che sembrava contraccambiare i nostri sguardi mentre calava tra le alture della riva ulteriore.

 Non c’erano barche.  Un vento di ghiaccio, da primavera abortita, increspava l’acqua e le penne di un cigno che rabbrividiva con noi davanti alla sponda deserta.

Ifigenia disse: “quell’uccello è lo spirito del nostro amico affogato nella palude dell’ignoranza e dell’odio. Vero gianni? Qui fa troppo freddo per me”.

Eravamo partiti da Bologna nella tarda mattinata con un caldo quasi estivo credendo di trovare la buona stagione anche là, e i Bavaresi che in costume da bagno ballavano al sole con boccali di birra nell’avanzata primavera lacustre . Invece l’aria scorticava la faccia.

Tuttavia volli aspettare il momento dell’annidarsi del primo fra tutti gli dèi dio per rivolgergli una preghiera muta. “Santa faccia di luce che nutri la vita, fai che questo nostro difficile amore possa durare ancora un poco, aiutami a scrivere pagine degne del tuo nume , educative  e accrescitive per quanti le leggeranno. Non lasciarmi morire a quarant’anni sdentato, ingrassato e sconciato come il monarca cui siamo venuti a rendere gli onori funebri. Già mi aiutasti quando a ventanni rasentavo l’abisso orrido della follia e della morte: aiutami ancora”.

Mi tornarono in mente alcune frasi del lunatico re che avevo sentito nel film di Luchino Visconti: “Il regalo più grande che un re possa fare al suo popolo è arricchirgli lo spirito”

Eravamo partiti per questo pellegrinaggio dopo che Ifigenia in seguito alla visione commossa del film aveva detto che nel personaggio del protagonista si potevano ravvisare diverse somiglianze con quanto era presente nell’anima mia.

“Anche io vorrei potenziare lo spirito dei miei studenti e dei miei lettori” pensai.

Poi ricordai: “Un uomo non vuole essere ridotto al livello di un animale; non sarà mai appagato dal materialismo”.

Guardavo Ifigenia. Voleva fare l’attrice: avrebbe condiviso la sorte dell’istriona semiprostituta che aveva osato dire al sovrano: “Fare l’amore per noi è molto semplice: basta un gesto”? Ludwig l’aveva spinta e fatta cadre con sdegno in una specie di pozza.

Allora non potevo saperlo. Alla caduta di Ifigenia mancavano ancora quasi due mesi.

Andammo a cenare. Un desinare meritato siccome digiuni dalla sera precedente. Dopo il film si viveva più che mai asceticamente per l’orrore della metamorfosi subita da Ludwig che da re, giovane, bello e pieno di  grandiose speranze , si era capovolto e sconciato nel farmakov" deforme, medicina umana, capro espiatorio del suo paese.


Bologna 5 maggio 2021 ore 17, 38

 

giovanni ghiselli

p. s

statistiche del blog

Sempre1124621

Oggi303

Ieri580

Questo mese2239

Il mese scorso13471

 

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia CLV In piscina con Giulia. Fedeltà o tradimento? Questo è il problema.

  Il pomeriggio   del 9 agosto andai in piscina con la bella ragazza serba. Giulia era formosa e venusta in qualunque modo fosse vesti...