lunedì 10 maggio 2021

Il viaggio nella Baviera di Ludwig. Parte IV. Linderhof

Usciti dal castello maggiore, partimmo per Linderhof. E’ una villa in stile rococò. Sotto un cielo sempre gelido e scuro riconoscemmo la fontana sterile, priva di acqua e le rampe della scalea sbrecciata apparse nel film di Visconti.

Nelle stanze sontuose e sovraccariche dove il malato di mente talora soggiornava mi soffocava la decorazione fittissima che per giunta si moltiplicava in una miriade di specchi situati dappertutto. Scrutavo me stesso per vedere se in quelle giornate di rancore e di ignavia fossi ingrassato e imbruttito assai o poco. Ne avevo il timore siccome la comes nemica non sembrava gradire la mia vicinanza.

Mi chiedevo se fossi ancora il boccone degno di donne regali come Helena Sarjantola o se questa avventuriera mi avesse fatto smarrire la strada mia: quella dello studio, dell’amore e dello sport. Ero ancora un bel gagliardo marchigiano mattador, o ero già diventato piuttosto un cesso di uomo, un obbrobrio da abominare e gettare nella spazzatura?

L’espressione di spregio che mi rivolgeva colei deponeva a mio sfavore.

Il ricordo di donne di maggior levatura che mi avevano amato tuttavia mi confortava. Dovevo tornare sulla mia strada, e procedere metodicamente, lasciando quella al suo destino. Sperai che si innamorasse di un bavarese tifoso della squadra di calcio di Monaco quel giorno stesso e se ne andasse a vedere la partita per tifare con lui e non tornare mai più da me.

La parte più desolata e angosciante tra quelle suggerite dal film di Visconti e riconosciute con pena fu la grotta artificiale dove il disgraziato sovrano passava le ore fissando l’acqua e le pareti livide. Mentre osservavo quel lugubre stagno riflettevo sull’infinita solitudine di Ludwig che si era esiliato dal mondo insopportabile degli speculatori travestiti da uomini. Pensavo che sarei arrivato anche io a un tale rinnegamento di ogni forma di vita sociale se avessi perduto il gusto dell’educazione, l’interesse e l’amore per i miei studenti: allora un’inerzia e un tedio di quella fatta mi avrebbero annichilito.

Guardai Ifigenia: il buio, la muffa e lo squallore di quell’ipogeo infernale le avevano tolto giovinezza e salute. Pensavo: “sciupo il mio tempo prezioso con questa, senza avere più nessun interesse in comune con lei; vado a letto con tale donna nervosa, ingenerosa, opportunista, che non stimo, che nemmeno mi piace del tutto, che a sua volta mi frequenta soltanto per usarmi. Il nostro connubio è stramaledetto: pieno di falsità, asfissiante, brutto quanto la grotta penosa e le stanze sovraccolme di oggetti carichi di pazzia e di dolore.

Lìberati tosto, prima di precipitare nel baratro dov’è caduto l’infelicissimo re. Questo è il monito che devi ricavare dal pellegrinaggio ai suoi castelli”.


Bologna 10 maggio 2021 ore 17, 37

giovanni ghiselli


p. s.

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