Scendevo verso Moena e pensavo: “è possibile che quella eterna cretina e nemica, non riesca a parlare senza darmi l’angoscia? Anche oggi quando ero riuscito ad armonizzare i pezzi scombinati dell’anima mia, quella sciagurata ha coluto frantumare e confondere tutto un’altra volta”
Arrivato nel mezzo del paese rabbrividivo vedendo spruzzi di acqua fredda sollevarsi dalle basse cascate del fiume, mi spaventava il fruscio lieve di un’ala, come il cupo ululato di cagne inquiete pronte a balzarmi addosso dalle tenebre cieche dove si tenevano in agguato piene di fame e di rabbia.
Ero indeciso se proseguire o tornare nell’albergo, salire e chiudermi in camera senza fare alcuna telefonata alla nemica.
Ma sì che frequentasse pure le discoteche piene di miasmi con la gente della levatura sua: i tangheri beceri e le mime sfacciate.
Però poi pensavo pure che senza di lei forse avrei perduto la voglia e la forza di leggere i libri o per lo meno la capacità di impararne le frasi belle quelle che colpiscono e segnano la sfera emotiva perché questa, orbata di Ifigenia, sarebbe rimasta inaridita, insensibile al bello. Non conoscevo altre donne che mi interessassero tanto, nel bene e nel male.
Mi aggrappai a pensieri volti a una composizione del discidium provocato dalla telefonata infame.
Mi dissi: “oggi c’è stato un sole meraviglioso per tutto il giorno, poi sono arrivate le stelle, le tacite, pacifiche stelle. O stanco dolore riposa!
La vita è prossima a fiorire e fogliare, tu sei in ottima forma; se quella giovane donna gradisce anche compagnie scellerate, a te cosa toglie?
Ifigenia dà a te il meglio che ha: te lo riflette mentre si specchia in te. Questa parte migliore è il suo coniunctum. Il resto è eventum che non ti riguarda.
Avanti giovanni, non temere gli ululati nel buio, né i singulti dell’acqua, né i fruscìi dei cespugli: a te non possono fare del male: tu sei forte e fortunato, altrimenti tutte le avversità che hai incontrato fin da bambino ti avrebbero già distrutto da tempo. Ifigenia è bella e l’amore che hai fatto con lei ha imbellito anche te, e ti ha rafforzato. Non sputare nel piatto dove hai gustato queste prelibatezze ordinate dal buon Dio a cuochi epicurei e destinate a te”.
Epicuro mi venne in mente perché stavo facendo il conto, da lui consigliato, dei vantaggi e degli svantaggi causati dal mantenere la pur tormentosa relazione con Ifigenia.
“Ora continua a camminare fino alla Malga Panna - conclusi - poi telefona alla tua necessaria amante e dille parole concilianti: che venga, che l’aspetti, che l’ami, che hai fatto male a dubitare di lei. Chiedile scusa”.
Così proseguii e giunsi sul limitare del bosco occidentale che lambiva la Malga. Avevo schivato ancora una volta le rabide cagne chiuse nei fienili e pure le forsennate inquiline che latravano dentro il mio inquieto cervello.
Bologna 31 maggio 2021 ore 17, 22
giovanni ghiselli
p. s.
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