sabato 15 maggio 2021

La necessità della sopravvivenza del pensiero critico

Il vetitum maximum, il tabù più grande e diffuso, l’unico oramai, è quello della critica, il giudizio basato sull’esame e l’intelligenza dei fatti.

Tale krivsi" non può rivolgersi, se non con seri rischi,  contro i luoghi comuni  divulgati dalla propaganda effettuata attraverso i media.

Molte devianze dalla via usuale che tempo fa erano criminalizzate, oggi sono  accettate, talora perfino elogiate. Penso, per esempio all’omosessualità che alla metà del secolo scorso era ancora infamata, poi venne a lungo derisa e ora, per fortuna, non  viene considerata nemmeno una deviazione dalla strada più comune. Oggi, al contrario non si deve dire che l’eterosessualità, se anche non è la via più naturale in quanto la praticano molti animali, è per lo meno necessaria alla continuazione della specie.

Oggi i delinquenti ideologici, i terroristi del pensiero sono quanti criticano i luoghi comuni.

Certe parole, anche se riflettono fatti evidenti, non si possono dire. Si deve  invece confermare sempre quanto viene detto e ripetuto dalle voci più accreditate, pure se vengono spesso contraddette dai fatti.  

Succede talora che i luoghi comuni  della Santa Bibbia di moda entrino in contraddizione tra loro. Ma non bisogna farlo notare.

Faccio un esempio: Sergio Mattarella, il capo dello Stato, ha detto che la famiglia è il nucleo vitale della società. Credo che sia in buona fede.

 Io invece l’ho sempre considerata un luogo per lo più di ipocrisie, menzogne, tradimenti e violenze. Non scopro niente: l’avevano già fatto i tragici greci, Shakespeare e tanti altri. Ovidio per fare un nome, metteva in rilievo, non senza compiacersene, la diffusione dell’adulterio nella Roma di Augusto, l’autocrate che voleva ripristinare gli antiqui mores con tanto di matrimoni casti, e gliela fece pagare. Seneca denunciò il fatto che le donne romane prendevano marito solo per ingelosire il drudo. Finì male anche lui.

Una critica oggi diffusa condanna assai giustamente le violenza che tante donne subiscono in casa dagli uomini. Mogli dai mariti per lo più.

Lo affermano ogni giorno le cronache e lo rilevano le femministe, senza avere tuttavia il coraggio di criticare la santificazione della famiglia da parte dello Stato e della Chiesa cattolica i cui ministri del resto non devono sposarsi.

Non voglio fare l’eroe. Da quando sono in pensione non rischio di perdere il posto di lavoro con le mie critiche. Le facevo anche da docente impiegato nella scuola statale, ma con maggiore cautela. Anche così corsi dei rischi, ma Dio mi protesse e me la cavai bene.

Da quando non rischio più il licenziamento, tuttavia se entro nel mirino di ambienti dogmatici e autoritari, perdo alcune possibilità di ampliamento nel fare quanto di buono faccio con le mie fatiche umanamente spese.

 Ma la soddisfazione di suscitare il pensiero critico, di spingere a giudicare-krivnein (krinein) oltretutto mostrando sempre le due facce di ogni medaglia attraverso il metodo dei dissoi; lovgoi, i discorsi contrapposti, mi dà grande soddisfazione e non cederò, non smetterò di denunciare le lacune e la latenza della critica sempre necessaria.


Bologna 15 maggio 2021  ore  18, 10

giovanni ghiselli


p. s.

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Ringrazio tutti voi  che mi ascoltate e leggete: siete la mia forza.

Le mie fatiche umanamente spese non vanno mai perdute.

 

 

 

1 commento:

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