Conferenza dell’8 maggio
La bellezza del tempo
Sapienza nelle mani parole di pietra
“Tempo e Bellezza 2 - Sapienza nelle Mani, Parole di Pietra”, che si terrà online in data 8 maggio 2021, ore 11.00–13.00.
Ut pictura poēsis (cfr. Orazio, Ars poetica, 361) – Ut pictura historia
Plutarco paragona la propria opera di biografo a quella dei pittori:
“Noi infatti non scriviamo storie, ma vite, né del resto nelle azioni più famose è sempre insita una manifestazione di virtù o di vizio, ma spesso un'azione breve e una parola e una battuta danno un'immagine del carattere più che battaglie con innumerevoli morti e schieramenti di eserciti enormi e assedi di città.
Come dunque i pittori - w{sper ou\n oiJ zw/gravfoi - colgono le somiglianze dal volto e dalle espressioni relative allo sguardo nelle quali si mostra il carattere, mentre delle parti restanti si prendono pochissima cura, così a noi si deve concedere di penetrare più nei segni dell'anima, e attraverso questi rappresentare la vita di ciascuno, lasciando ad altri le grandezze e le contese ( Introduzione alle Vite di Alessandro e Cesare, I. 2 - 3)
Parole di pietra: le parole possono essere lapidarie
Lo stile lapidario è alieno dalle chiacchiere: non perde tempo e e non lo fa perdere ai lettoro
Il tempo di vita a noi concesso è il bene più prezioso.
Plutarco racconta che durante la guerra di Perugia (42 - 40) combattuta contro Ottaviano dal fratello di Antonio e da sua moglie Fulvia, Cleopatra catturò Marco Antonio tanto che il triumviro si lasciò portare ad Alessandria dove si diede a divertimenti puerili e a scialacquare e dissipare nello spreco che Antifonte definì il più dispendioso: quello del tempo: “polutelevstaton wJ" jAntifw`n ei\pen ajnavlwnma, to;n crovnon” (Plutarco, Vita di Antonio, 28, 1). Si tratta di Antifonte oratore (fr. 77 Diels)
Un esempio: Anassagora (499-428) secondo una tradizione reperibile ancora in Cicerone (Tusculanae disputationes , III, 14, 19) alla notizia della morte dell'unico figlio avrebbe detto nel suo stile lapidario:" sciebam me genuisse mortalem ", sapevo di averlo generato mortale.
Quando gli dissero che i giudici lo avevano condannato, fece questo commento: “Da tempo la natura ha condannato a morte i miei giudici e me stesso”[1].
Il tempo della vita va vissuto con intensità. Dobbiamo apprezzarlo e valorizzarlo
E’ l’unico bene veramente nostro e non dobbiamo lasciarcene espropriare
Cfr. Seneca: Omnia, Lucili, aliena sunt, tempus tantum nostrum est (Ep. 1, 4), tutto il resto è roba degli altri, il tempo soltanto è un bene nostro.
Nel De brevitate vitae Seneca nota quanto poco conto si faccia del tempo da parte dei più, gli infelici molti che chiedono a molti infelici questo bene preziosissimo e tanto gli uni quanto gli altri lo sciupano, lo sprecano, lo buttano via: “quasi nihil petitur, quasi nihil datur. Re omnium pretiosissima luditur, fallit autem illos, quia res incorporalis est, quia sub oculos non venit ideoque vilissima aestimatur , immo paene nullum eius pretium est (…) nemo aestimat tempus (8, 1), (il tempo) viene chiesto come se fosse un nulla, e come se fosse un nulla viene dato. Non si prende sul serio la cosa più preziosa di tutte, ma li inganna perché è cosa incorporea, poiché non giunge sotto gli occhi e perciò viene reputata di nessun pregio, anzi il suo apprezzamento è pressocché nullo.
Ora fanno perdere tempo a chi davvero vuole lavorare quelli che insistono per le riaperture generalizzate. Riaprendo si dà spazio e tempo al virus di infettare, finché si dovrà chiudere un’altra volta.
Questo mostro letale è invisibile al pari di quel bene preziosissimo che è il tempo, e il materialista ottuso, come chiarisce il dialogo Sofista di Platone riconosce una realtà effettiva soltanto a ciò che è corporeo.
I figli della terra riconoscono come esistente solo ciò che possono toccare con mano. C’è una gigantomachia sull’essere-gigantomaciva peri; th`" oujsiva" (246) tra questi tellurici materialisti e gli amici delle forme che ricordano le idee viste sulla piana della Verità.
Platone nel Sofista (246) segnala una gigantomaciva (...) peri; th'" oujsiva", una battaglia di giganti sull'essere. I due eserciti sono schierati così:"OiJ me;n eij" gh'n ejx oujranou' kai; tou' ajoravtou pavnta e{lkousi tai'" cersi;n ajtecnw'" pevtra" kai; dru'" perilambavnonte". Tw'n ga;r toiouvtwn ejfaptovmenoi pavntwn diiscurivzontai tou'to ei\nai movnon o;;;;;{ parevcei prosbolh;n kai; ejpafh;n tina, taujto;n sw'ma kai; oujsivan oJrizovmenoi, tw'n de; a[llwn ei[ tiv" ti fhvsei mh; sw'ma e[con ei\nai, katafronou'nte" to; paravpan kai; oujde;n ejqevlonte" a[llo ajkouvein", gli uni dal cielo e dall'invisibile trascinano a terra tutto, acchiappando con le mani proprio come se fossero rocce o querce. E infatti attaccandosi a tutte le cose siffatte affermano che soltanto è, ciò che offre un contatto e una presa manuale, e stabiliscono che l'essere e il corpo sono la stessa cosa, e se qualcuno degli altri dirà che c'è qualche cosa senza corpo, lo disprezzano completamente e non vogliono ascoltare nient'altro.
E gli avversari, chi sono? "oiJ pro;" aujtou;" ajmfisbhtou'nte" mavla eujlabw'" a[nwqen ejx ajoravtou poqe;n ajmuvnontai, nohta; a[tta kai; ajswvmata ei[dh biazovmenoi th;n ajlhqinh;n oujsivan ei\nai", quelli che nel dibattito si oppongono loro, molto cautamente si difendono attaccandosi a regioni superiori e all'invisibile e sostenendo con che il vero essere consiste in alcune forme pensabili e immagini incorporee.
Da queste definizioni si vede che i secondi sono più miti ("hJmerwvteroi"). I primi furono seminati nella terra e dalla terra sono sorti ("spartoiv te kai; aujtocqovne"", 247), gli altri sono amici delle forme"tou;" tw'n eijdw'n fivlou"", 248).
Chi sono questi non miti giganti del materialismo?
Secondo A. E. Taylor (Platone, p.597) il filosofo non allude agli atomisti ma al "crasso, ottuso materialismo dell'uomo medio".
Bologna 7 maggio 2021 ore 13, 52
giovanni ghiselli
p. s.
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