NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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giovedì 5 agosto 2021

Aristofane Cavalieri, VII parte. Glutei e paradisi fiscali.

 



 

Segue una battuta sull’incontinenza urinaria del beone Cratino: il coro dice: se non ti odio, possa io diventare un vello di pecora (kw/dion, 400) nel letto di Cratino o un cantante in una tragedia di Morsimo, un pessimo tragediografo ( cfr. Pace, 803, Rane 151)

In tutte le occasioni Paflagone sta seduto sui fiori della corruzione[1] - dwrodovkoisin ejp j a[nqesin i{zwn, 402).

 

 Se sputerà il boccone, il Coro brinderà al lieto evento.

 

Ma Paflagone è sicuro di essere insuperabile in impudenza (ajnaideiva/, 409).

 

Salsicciaio afferma che lo supererà siccome è stato nutrito con rimasugli di pane eppure è cresciuto tanto.

 

Paflagone gli domanda: come fai tu nutrito con un cibo da cane  a combattere con un cane dalla testa di cazzo?  (416).

 

A questo punto Salsicciaio racconta  una delle sue bricconate: distraeva i cuochi tou;" mageivrou" (418) dicendo : skevyasqe, pai'de": oujc oJra'q  j; w{ra neva, celidwvn (419), guardate ragazzi, non vedete? È primavera, una rondine;  quelli guardavano  e lui intanto  rubava  della carne tw'n krew'n e[klepton (420)

Se uno mi vedeva, nascondevo il furto tra le chiappe -eij" tw; kocwvna (423) e spergiuravo sugli dèi.

Da tanti anni invece delle natiche ci sono i paradisi fiscali per nascondere i furti e non pagare le tasse.

Un politico che lo vide, disse: questo ragazzo non potrà non governare il popolo.

Servo sottolinea che la previsione è azzeccata e si confà al personaggio: uno che ha spergiurato, rubato, un uomo dal culo che teneva la carne è quello che ci vuole per  un ruolo politico di comando.  

Paflagone  minaccia sfracelli: si scaglierà su Salsicciaio sconvolgendo insieme il cielo e la terra a casaccio oJmou' taravttwn thvn te gh'n kai; th;n qavlattan eijkh'/ (431).

 Questo sconvolgimento è il correlativo oggettivo della sua anima disordinata come la tempesta finale che subissa Prometeo alla fine della tragedia di eschilo:

:"certo di fatto e non più soltanto a parole/la terra si è messa a ondeggiare,/e mugghia il profondo rimbombo/del tuono, e le spire del lampo /brillano (e{like~ d  j ejklavmpousi steroph`~[2]) ardenti, e i turbini fanno girare/la polvere (strovmboi de; kovnin[3]-eiJlivssousi), e saltano i soffi/di tutti i venti dichiarandosi/una guerra (stavsin[4]) reciprocamente contraria/e sono sconvolti insieme il cielo e il mare ( xuntetavraktai d  j aijqh;r povntw/",  Prometeo incatenato, vv. 1080-1088).

 

Pesaro 5 agosto 2021 ore 9, 57

giovanni ghiselli



[1] Si pensi ai basilh'~ dwrofavgoi, i re divoratori di doni,  cui Esiodo chiede di raddrizzare i giudizi (Opere, 263-264).  

 

[2]  Ecco l’elettricità, un altro “di quegli agenti terribili” menzionati da Leopardi nello Zibaldone (p. 3645).

[3] La polvere, come la cenere, nei drammi Greci è spesso un simbolo negativo di sterilità e morte. Nell' Antigone, per esempio, il segno positivo  della luce viene contrapposto a quelli negativi della polvere, del sangue e della pazzia:"Ora infatti sull'estrema/ radice si era distesa una luce ( favo" ) nella casa di Edipo/ma poi la polvere macchiata di sangue (foiniva...kovni") /degli dei infernali la falcia,/e pazzia della parola ed Erinni della mente" (vv.599-603). La polvere fa paura forse  perché prefigura l'inevitabile esito della nostra vita:"what is this quintessence of dust? " (Amleto, 2, 2), che cosa è per me questa quintessenza di polvere? domanda il principe di Danimarca. Naturalmente l'uomo, e pure la donna, dei quali Amleto non si prende alcun piacere. Insomma:"I will shaw you fear in a handful of dust" ( The waste land, v.30), in un pugno di polvere vi mostrerò la paura.

 

 

 

[4] E’ la guerra civile che confonde i ruoli, come fa l’incesto, trasformando i fratelli in nemici. Secondo Tucidide cambia anche il significato delle parole. Lo afferma a proposito della guerra civile (stavsi") di Corcira (427-425):"Kai; th;n eijwqui'an ajxivwsin tw' ojnomavtwn ej" ta; e[rga ajnthvllaxan th'/ dikaiwvsei. Tovlma me;n ga;r ajlovgisto" ajndreiva filevtairo" ejnomivsqh" (III, 82, 4), e cambiarono arbitrariamente l'usuale valore delle parole in rapporto ai fatti. Infatti l'audacia irrazionale fu considerata coraggio devoto ai compagni di partito. “Sinistro carnevale, mondo a rovescio, in cui è necessario lottare con ogni mezzo per superarsi e in cui nessuna neutralità è ammessa. Così appare, a Corcira, per la prima volta tra gli Elleni, la più feroce di tutte le guerre (Tucidide, III, 82-84)”, M. Cacciari, Geofilosofia dell'Europa, p.43 

 

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