I due continuano la schermaglia fatta di accuse e insulti
Il Salsicciaio rinfaccia a Paflagone i profitti a lui pervenuti in seguito all’assedio di Potidea nella Calcidica (Cavalieri, 432-430 a. C.).
Una delle cause della guerra del Peloponneso era stata la questione di Potidea. Questa città della Calcidica era, da una parte, colonia di Corinto, dall'altra, polis alleata e tributaria degli Ateniesi che, in maniera provocatoria, le imposero il distacco dalla madrepatria allontanando gli epidemiurghi, magistrati Corinzi inviati ogni anno a Potidea. I Potideati, cui erano stato richiesto anche di abbattere il muro verso Pallene , la penisola occidentale della Calcidica e di consegnare ostaggi (" ejkevleuon to; ej" Pallhvnhn tei'co" kaqelei'n kai; oJmhvrou" dou'nai", I, 56 ), risposero di no ( anno 432). Gli Ateniesi mandarono un esercito, di cui facevano parte pure Alcibiade e Socrate, ad assediare la città .
Secondo Tucidide gli assediati arrivarono all’antropofagia II, 70- tine" kai; ajllhvlwn ejgevgeunto (geuvw, gustus, faccio gustare, m. gusto ).
Paflagone accusa Salsicciaio di discendere dagli empi sacrileghi contro la dea ejk tw'n ajlithrivwn sev fhmi gegonevnai tw'n th'" qeou' (446)-ajlitaivnw, “mi rendo colpevole”.
L’affare di Cilone e il sacrilegio degli Alcmeonidi. Il segreto di Stato
Paflagone si riferisce al sacrilegio compiuto dagli Alcmeonidi intorno al 630 quando questi trucidarono i Ciloniani che si erano posti sotto la protezione di Atena. Avevano legato un filo alla statua di Atena: lo svolgevano tenendolo in mano mentre scendevano dall’acropoli, ma quando furono giunti davanti al tempio delle dèe venerande (peri; ta;" semna;" qeav") il filo si ruppe e Megacle con altri arconti lapidarono quelli fuori dal tempio e scannarono quanti si erano rifugiati nel tempio.
Si salvarono solo quelli che invocarono le mogli degli arconti. In seguito gli assassini klhqevnte" ejnagei'" ejmisou'nto, chiamati maledetti erano odiati, mentre i Ciloniani tornati potenti lottavano contro gli Alcmeonidi (Plutarco, Vita di Solone, 12).
Ne parlano anche Erodoto (5, 71) e Tucidide (I, 126)
Aristotele nella Costituzione degli Ateniesi scrive che il sacrilegio venne riconosciuto ed esecrato: e i resti dei colpevoli fuono esumati dalle tombe e, dopo questo Epimenide, ejkavqhre th;n povlin (I) purificò la città, intorno al 596.
Più di trenta anni anni dopo il sacrilegio dunque. Come il segreto di Stato tolto alle stragi, posto che venga davvero eliminato.
Tucidide scrive che questa vicenda di Cilone venne usata dagli
Spartani contro Pericle.
Poco prima lo scoppio del comnflitto, mandavano ambascerie agli Ateniesi con delle accuse, per avere ottimi motivi di guerra:" ejgklhvmata poiouvmenoi, o{pw" sfivsin o{ti megivsth provfasi" ei[h tou' polemei'n"(Tucidide, I, 126, 1). La prima ingiunzione è quella di purificare la macchia della dea:" ejkevleuon tou;" jAqhnaivou" to; a[go"[1] ejlauvnein th'" qeou'" (I, 126, 2). Ecco l'uso che si può fare della storia locale e della religione contro il nemico politico che poi qui è Pericle, la cui madre, Agariste, era della famiglia dei "maledetti" Alcmeonidi.
“Nelle trattative che precedettero lo scoppio della guerra del Peloponneso, le accuse reciproche per colpe di sangue ebbero una parte importante. Gli Spartani rimproveravano agli Ateniesi il sangue di cui essi un paio di secoli innanzi si erano macchiati nel soffocare il tentativo fatto da Cilone per diventare tiranno. L’accusa nel fatto aveva di mira Pericle, discendente dagli Alcmeonidi, che nel massacro avevano avuto la parte direttiva. Gli Ateniesi, in risposta, ammonirono gli Spartani d’espiare da parte loro la contaminazione di sangue di cui si erano macchiiati quando avevano ucciso dei supplici nel tempio di Posidone al capo Tenaro, e quando ancora nel tempio di Atena Chalkioikos avevano fatto morir di fame e sepolto nelle vicinanze di esso Pausania, il vincitore di Platea, scoperto a tramare contro lo Stato. Per quest’ultimo fatto l’Oracolo aveva già imposto loro una pena espiatoria[2]”[3].
Cilone era un nobile Ateniese, vincitore olimpico e genero di Teagene, tiranno di Megara. Incoraggiato dal dio delfico e aiutato dal suocero, costui nel tempo delle Olimpiadi (nel 636 o nel 632) occupò l'acropoli di Atene per instaurare la tirannide. Gli Ateniesi guidati dall’alcmeonide Megacle però reagirono e, mentre Cilone con il fratello scapparono, diversi ciloniani vennero uccisi sebbene avessero cercato rifugio nei templi. In seguito a queste uccisioni vennero chiamati sacrileghi ed empi contro la divinità (" ejnagei'" kai; ajlithvrioi th'" qeou'") quelli, e la stirpe che discese da loro (I, 126, 11). Tucidide non nomina gli Alcmeonidi quali responsabili dell'eccidio, ma rileva che i Lacedemoni ordinavano di scacciare la sozzura ( "a[go" oiJ Lakedaimovnioi ejkevleuon ejlauvnein", I, 127, 1), si intende per vendicare gli dèi[4]; in realtà perché sapevano che Pericle vi era implicato per parte di madre, che era nipote di Clistene Alcmeonida, e supponevano che eliminato lui, gli Ateniesi non li avrebbero contrastati.
Salsicciaio replica dicendo: “tuo nonno era uno dei mazzieri”- ton pavppon ei\nai fhmiv sou- tw`n dorufovrwn- (447-448). Questi costituivano la guardia del corpo di Pisistrato che si era fatto tiranno.
Quando Solone tornò ad Atene non poté impedire che Pisistrato il quale "aveva qualcosa di seducente e amabile nel conversare" (Plutarco, Vita di Solone , 29), con l'astuzia e con la forza si impadronisse del potere facendosi tiranno (nel 560 la prima volta, fino al 555, poi, dopo un esilio decennale, dal 545 fino alla morte avvenuta nel 527 a.C.)
Seguono botte inflitte da Salsicciaio a Paflagone mente il coro approva.
Scena di passaggio 461-497
Riprendono le accuse tra i due: Salsicciao accusa Cleone di essere andato ad Argo per combinare affari da traditore con gli Spartani, ijdiva/ (467) per tornaconto personale.
In realtà gli Ateniesi cercavano di attirare nella loro alleanza gli Argivi rimasti neutrali nel conflitto.
I due beceri si rinfacciano a vicenda complotti con i nemici di Atene.
Paflagone si allontana e Servo I, Demostene, consiglia a Salsicciaio di andare nel bouleuthvrion (485) la sala del Consiglio dove il rivale sarà già andato a spargere calunnie. Devi mostrare il tuo senno e giudizio se è vero che una volta nascondevi la carne tra le chiappe- ei[per ajpekruvyw tovte- eij" tw; kocwvna to; kreva" (483-484). Deve confermare la grande intelligenza e destrezza di comportamento che aveva da ragazzo.
Servo I -paidotribikw'"-492- come un maestro di ginnastica, gli fa ungere il collo di grasso perché possa sfuggire alla presa delle calunnie e gli fa mangiare l’aglio (skovrodon) che davano ai galli per eccitarli alla lotta
Quindi le ultime raccomandazioni: “ricordati- mevmnhso-495-497 di mordere-davknein- calunniare-diabavllein- di rosicchiargli la cresta e torna dopo avergli mangiato i bargigli. Ci aspetta una vera e propria lotta di galli.
Aristotele si associa alla cattiva stampa che infama Cleone: “ Klevwn oJ Kleaivnetou o{" dokei` mavlista diafqei`rai to;n dh`mon tai`" oJrmai`", kai; prw`to" ejpi; tou` bhvmato" ajnevkrage kai; ejloidorhvsato-(Costituzione degli Ateniesi, 28, 17-19), Cleone figlio di Cleeneto il quale sembra essere stato il principale responsabile della corruzione del popolo con i suoi impulsi violenti: fu il primo a a urlare e insultare dalla tribuna.
Pericle ebbe tutt’altro stile e, finché visse (429), la situazione del governo era migliore- beltivw ta; kata; th;n politeivan h\n (27, 21).
Però al tempo della sua rivalità con Cimone che era molto ricco e generoso, Pericle non poteva sostenere con il suo patrimonio le elargizioni del rivale e, ajntidhmagogw`n contrapponendo la propria demagogia a quella dell’avversario, rese retribuito anche servizio nei tribunali- ejpoivhse de; kai; misqofovra ta; dikasthvria (Costituzione degli Ateniesi, 27, 3). Insomma diede impulsi allo Stato assistenziale.
Pesaro 6 agosto 2021-giovanni ghiselli
p.s
mi scuso per il mio silenzio di ieri pomeriggio: non avevo il computer in casa.
Ma non ho dormito, né giocato né mangiato immeritatamente: ho fatto un po’ di ricerca confluita nel pezzo di oggi. Baci
gianni
[1] Freud accosta questa parola a “tabù un vocabolo polinesiano di traduzione difficile in tedesco, ma equivalente in modo esatto al latino sacer….Anche l’a[go~ dei greci e il kodausch (kadosch) degli ebrei deve avere avuto lo stesso significato del tabù per i polinesiani…I divieti tabù più antichi e più importanti sono i due princìpi fondamentali della legge totemica: non uccidere l’animale totemico e fuggire il rapporto sessuale con individui di sesso diverso appartenenti allo stesso totem…L’uomo che ha violato un tabù, diventa egli stesso tabù in quanto possiede la pericolosa capacità di indurre gli altri a seguire il suo esempio…Se l’animale totem è il padre, allora le due fondamentali imposizioni totemiche, le due prescrizioni tabù che ne formano il nucleo essenziale, e cioè non uccidere il totem e non avere rapporti sessuali con alcuna donna che al totem appartenga, vengono a coincidere in quanto a contenuto con i due crimini di Edipo, che uccise il padre e possedette la madre, e al tempo stesso con i due desideri arcaici del bambino, la cui rimozione insufficiente o il cui risveglio formano il nucleo di forse tutte le psiconevrosi ”. S. Freud, Totem e tabù (del 1913), p. 33, pp. 51-52 e p. 189.
[2] Tucidide, I, 26 ss.
[3] Nilsson, Religiosità greca , p. 58.
[4] Si noti l’ironia.
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