venerdì 10 settembre 2021

Aristofane le Vespe 20. Il poeta è incompreso dal grosso pubblico quando racconta l’inaudito.

Il coro rimprovera il pubblico di avere tradito l’anno prima tale poeta che tiene lontano i mali da questa regione e la purifica- ajlexivkakon th`" cwvra" th`sde kaqarthvn (1043). Un autore che seminava il terreno della commedia con i pensieri più originali- kainotavtai" speivrant j aujto;n dianoivai" (1044) Il fatto è che il pensiero oiginale quando nasce viene rifiutato e rimane tale finché la maggioranza serva dell’assuefazione non vi si è assuefatta. Allora entra tra i luoghi comuni accettati da tutti. Penso, per fare un paio di esempi, al fatto che noi, nati alla fine della guerra, quando eravamo bambini e ragazzi, venivamo abituati a pensare che una ragazza e perfino una giovane nubile se non era vergine era una sporcacciona, o, nel campo scolastico, al fatto che venti anni fa il metodo comparativo non esisteva. Il pubblico delle Nuvole sconfitte nel 423 dalla Damigiana di Cratino dunque non capì quei nuovissimi semi e impedì loro di crescere, eppure il poeta giura su Dioniso o[mnusin to;n Diovnuson (1046) tra molte libagioni- spendwn ejpi; polloi`"- che nessuno ha mai sentito commedie più belle di questa. Aristofane ha coscienza del proprio valore e dell’importanza capitale di questa commedia sul tema dell’educazione. Un argomento questo che riguarda il presente e il futuro del paese, eppure viene troppo spesso trascurato anche qui e ora in Italia dove si parla spesso di scuola però mai dell’educazione e della cultura che la scuola deve dare. Questa scarsa considerazione della paideia è una delle cause dei femminicidi, delle morti sul lavoro, del terrorismo. Mi associo all’autore di queste commedie il quale aggiunge che è una vergogna- aijscrovn (Vespe, 1048) non avere capito subito le Nuvole. Tuttavia il poeta non viene stimato meno dai saggi- para; toi`" sofoi`"- Questa è la consolazione dell’autore che per la sua originalità e la sua pofondità risulta incomprensibile ai più e non ha successo di pubblico né di critica mentre è ancora in vita. Penso a Giacomo Leopardi che ha avuto meno successo di un Carofiglio per fare solo un esempio. Leopardi però viene letto e studiato ancora mentre i tanti autorucoli che vanno in televisione a presentare i loro libri non vengono letti nemmeno dai conduttori televisivi che li presentano. Credo di essere letto più io con il mio blog senza essere mai stato in televisione. Leopardi nella Palinodia al marchese Gino Capponi, scrive ironicamente: “viva rifulse/agli occhi miei la giornaliera luce/delle gazzette” (vv. 18-20). Nella lettera a Pietro Giordani del 16 gennaio 1818, il Recanatese aveva scritto: “né io sarò meno virtuoso né meno magnanimo (dove ora sia tale) perché un asino di libraio non mi voglia stampare un libro, o una schiuma di giornalista parlarne”. Infine: “Ben ch’io sappia che obblio-preme chi troppo all’età popria increbbe” (La ginestra, 68-69). Aristofane invece non è rassegnato all’incapacità del pubblico di apprezzare quanto è nuovo. Rivolge agli spettatori un appello: per l’avvenire-to; loipovn- dovete amare di più stevrgete ma`llon tra i poeti quelli che cercano di trovare e dire qualcosa di nuovo- tou;" zhtou`nta"- kaino;n ti levgein kajxeurivskein (1053- 1054). Dovete conservare i pensieri di questi innovatori e e riporli nelle casse con le mele cotogne: così le vostre vesti odoreranno di intelligenza- ojzhvsei dexiovthto" 1059- per tutto l’anno. Pesaro 10 settembre 2021 ore 10, 03 giovanni ghiselli

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