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Dioniso vuole che Euripide ammaini le vele prima che la boccetta scateni una tempesta (1220-1221), come i venti usciti dall’otre donato da Eolo a Ulisse nel X canto dell’Odissea. Le metafore nautiche sono frequenti nelle tragedie.
Ma Euripide conta che sarà la boccetta ad andare in
frantumi.
Quindi recita un verso e mezzo dal prologo del Frisso
I: Cadmo figlio di Agenore, lasciata un giorno la città di Sidone- Frisso è il
ragazzo che arrivò nella Colchide sull’ariete dal vello d’oro.
Eschilo non cambia il suo ritornello: perse la
boccetta (1226).
Dioniso allora consiglia a Euripide ajpoprivw th;n lhvkuqon 1227, compra la boccetta, in modo che non rompa più i
prologhi.
Abbiamo visto l’invito a comprare rifiutato da
Diceopoli negli Acarnesi (32-36); qui nell’oltretomba è Euripide che rifiuta
tale richiesta - ouj
dh`t j- 1230 no di certo. Andrebbe
insegnato ai consumisti nostrani. Il mondo della polis e quello degli inferi
presentano parecchie corrispondenze.
Quindi Euripide recita l’incipit della sua Ifigenia
tra i Tauri “Pevloy
oJ Tantavleioς ejς Pi'san molw;n qoai'sin i{ppoiς” (1-2) , Pelope figlio di Tantalo, giunto a Pisa su
veloci cavalle ed Eschilo immancabile e implacabile fa: lhkuvqion ajpwvlesen (Rane 1233), perse la boccetta.
Pensate alla implacabilità pubblicitaria con la
ripetizione ossessiva degli inviti a comprare
Dioniso ripete il consiglio di pagare- ajpovdo"- per la boccetta in qualunque modo. Costa solo un
obolo ed è bellissima 1234.
Ancora la tecnica pubblicitaria e pure quella
propagandistica.
Pensate all’insistenza sulla sottomissione delle donne
in quanto genere. Serve a coprire la sottomissione di gran parte di un popolo
intero di donne e uomini ridotti in povertà e quasi in una condizione da
schiavi.
Non sono le donne, in quanto femmine invece che
maschi, a essere sfruttate e maltrattate ma quasi sempre le donne povere e
prive di potere come i tanti uomini che muoiono al lavoro.
Euripide insiste con il prologo del Meleagro e poi
quello della Melanippe la saggia.
Meleagro fu fatto morire dalla madre Altea perché il
figlio aveva ucciso i fratelli di lei.
La Melanippe sofè di Euripide viene ingravidata da
Poseidone durante l’assenza di suo padre Eolo e partorisce due gemelli; per
sfuggire all’ira di Eolo, la madre espone i gemelli nella stalla del padre, ma
essi vengono recuperati dai bovari, che, trovando i bambini allattati da una
mucca, decidono di raccoglierli e portarli dal padrone. Eolo, dopo un consulto
con suo padre Elleno, decide di bruciare i ragazzi come τέρατα
offerti agli dei, affidando la preparazione del
sacrificio alla stessa Melanippe. L’eroina cerca di distogliere il padre dal
sacrificio, spiegando in una rhesis che non si tratta di
alcun prodigio, ma alla fine è costretta ad ammettere la propria colpa
suscitando la violenta reazione paterna. La situazione era risolta
dall’intervento ex machina
di Ippo, la madre di Melanippe, che salvava i bambini
e prediceva il loro futuro glorioso.
Eschilo ripete il suo ritornello; allora Dioniso
insiste dicendo che le boccette spuntano sui prologhi di Euripide come gli
orzaioli negli occhi (w[sper
ta; su'k j ejpi; toi'sin ojfqalmoi'ς 1247).
Quindi dà il consiglio di attaccare i canti delle
tragedie di Eschilo.
Euripide assicura che ne metterà in rilievo la qualità
scadente e la monotonia (1249-1250)
Ma il Coro parteggia per Eschilo dicendo che ha
composto i canti più numerosi e belli - plei`sta dh ;- kai; kavllista mevlh (1254-1255) tra quelli sentiti fino ad allora.
Euripide assicura che farà presto a smontare questa
reputazione del rivale
Quindi presenta una parodia, che mette in ridicolo
l’oscurità dello stile ampolloso di Eschilo, accozzando un centone incomprensibile
di versi tratti da varie tragedie (1264-1272).
Dioniso vuole andare in bagno poiché con tutte queste
pene - dice - tw; nefrw;
boubwniw' (1280) sono gonfio nei reni.
Euripide continua a canzonare la lirica eschilea- le
arie per la cetra dopo quelle per il flauto- inzeppandola con toflattovqrattoflattovqrat trallalallera, trallalallà. tra un verso e l’altro.
C’è la volontà di denunciare la monotonia ritmica di
Eschilo e la mancanza di senso delle sue parole: ghirigori che non significano
nulla e non sono nemmeno divertenti come i ghiribizzi nonsensical di Edward
Lear. Perciò ve li risparmio.
Dioniso le chiama cantilene di chi attinge acqua dal
pozzo iJmoniostrovfou
mevlh (1297)
Eschilo risponde che non voleva cogliere i fiori dallo
stesso prato di Frinico sacro alle Muse. (I poeti sono api, la loro opera
miele)
Euripide invece, continua il rivale, raccatta da
tutto: dalle puttanelle (ajpo;
pornidivwn, 1301) dagli scòli di Melèto
(l’accusatore di Socrate che fu anche poeta tragico), dalle melodie carie per
flauti ajpo;
qrhvnwn, dai canti funebri e da quelli
conviviali (skolivwn ).
Poi chiede la lira per parodiare il rivale, ma subito
dopo si corregge dicendo che per ridicolizzare Euripide non c’è bisogno della
lira e chiede una che batta le nacchere da sola (pou' jstin hJ toi'" ojstravkoi" au{th
krotou'sa ; (1305). Quindi Eschilo invita
la Musa di Euripide ed entra una fanciulla nuda di cui Dioniso dice che non
faceva la lesbica oujk
ejlesbivazen, ou[ (1307), nel senso che
si tratta di una puttanella eterosessuale.
Eschilo poi fa una parodia di canti di Euripide. Ne
ridicolizza i vocalizzi con un dittongo ei ripetuto 6 volte eiJeieieiei - eiJlivssete
daktuvloiς favlaggeς 1314 vovo
vo vo volgete con le dita le trame al telaio. Segue un centone privo di senso.
Quindi apostrofa il rivale dicendo che compone i canti
imitando le dodici posizioni di Cirene, una famosa cortigiana.
Nelle Tesmoforiazuse (del 410) il
parente di Euripide quando vede comparire Agatone vestito da femmina dice: io
non vedo nessun uomo, vedo solo Cirene (Kurhvnhn d’ oJrw',
98).
Segue la parodia di un canto “a solo ” una monodia.
Euripide ne faceva uso molto più di Eschilo e Sofocle. Lo stile vuole essere
solenne mentre la situazione è futile: una ragazza sogna orrori e si sveglia
terrorizzata: allora si accorge che una vicina gli ha rubato un gallo - to;n ajlektruovna xunarpavsasa- e pure un gomitolo filato per venderlo al mercato.
La ladra poi è volata via sull’agile vigore delle ali. Quindi la ragazza invoca
truppe cretesi e Artemide ed Ecate con le cagne per una perquisizione
(1331-1355).
Eschilo vuole significare che a questa ragazza povera
tale preghiera non si addice.
Euripide dunque
non ha composto canti sulla grande battaglia epocale di Salamina, uno scontro
di mondi e di culture diverse, ma piccoli fatti esposti con micrologica lagna.
Cfr. l’elogio della ramazza da parte di Ione nello
Ione di Euripide :vv. 112 ss. “o splendido virgulto di alloro, mia ramazza con
cui spazzo il suolo del dio”
Dioniso non ne può più e dice. “pauvsasqon h[dh tw`n mevlwn”- 1364, smettetela ora voi due con i canti.
Allora Eschilo dice che vuole portare Euripide alla
bilancia ejpi; to;n
staqmo;n ga;r aujto;n ajgagei'n bouvlomai
(1365) per misurare to;
bavroς tw'n rJhmavtwn il peso delle
parole che valuterà quello dei due poeti.
Eschilo sa bene che le sue parole sono più pesanti.
Pesaro 29 settembre 2021 ore 11, 32 giovanni ghiselli
p. s.
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