lunedì 13 settembre 2021

Aristofane le Vespe 24.

Un esodo privo di idèè e di parole chiare, efficaci: scritto per concludere in un modo qualsiasi, come le tragedie che per risolvere la trama troppo intricata ricorrono al deus ex machina. Il Coro invidia il vecchio che si è fatto furbo e si darà tutto alle delizie e alle mollezze (metapei'setai-ejpi; to; trufw'n kai; malakovn (1455) Non è facile cambiare abitudini, ma a volte il contatto con le idee degli altri provoca questo effetto. Molte lodi riceverà il figlio Bdelicleone dia; th;n filopatrivan kai; sofivan (1465), per la pietas erga parentem. Quel giovane è amabile ajganovς e di buone maniere, assai godibili E’ riuscito a rendere migliore suo padre. Esodo 1474-1537. Il vecchio intanto entrato in casa, sentito il flauto, continua a danzare per tutta la notte le danze di Tespi, l’iniziatore della tragedia nell’anno 534 a. C. Poi torna in scena lo stesso Filocleone vestito da Polifemo e vuole continuare la danza. Canta che la testa del femore gira agile nelle sue articolazioni ejn a[rqroiς toi'ς hjmetevroiς-strevfetai calara; kotulhdwvn (1494-5) Un servo dice : manika;; pravgmata (1496), cose da matti Il vecchio sfida a gara i suoi rivali tragediografi Entra un ballerino vestito da granchiolino che accetta la sfida, figlio di Carcino, un poeta tragico messo in ridicolo. Filocleone lo beffeggia, poi arriva un altro granchiolino Il vecchio dice che se li mangia tutti e due. Poi entra un terzo, strisciando, e Filocleone domanda se è un tappo o una tarantola E’il padre, il paguro piccino che fa le tragedie Filocleone chiede la salsa per mangiare quello sciame di scriccioli Il Coro fa una danza finale invitando tutti a ballare alzando le gambe. Il padre sarà contento dei tre scriccioli saltatori Escono tutti danzando (1537) Fine Vespe Ora passiamo alle Rane.

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