Euripide prosegue facendo una
graduatoria dei discepoli e passa in rassegna tou;" touvtou te kajmou;" maqhtav" (964): quelli di Eschilo sono bellicosi e tronfi come
il loro cattivo maestro: trombettieri con lancia e mustacchi, gente che curva i
pini con il sarcasmo; i discepoli di Euipide invece sono eleganti come
Clitofonte e Teramene, oJ
komyov" (967) appunto. Di Teramene
abbiamo già detto.
Clitofonte dà il nome a un breve dialogo
platonico che tratta della giustizia. Clitofonte non è soddisfatto di quanto ha
sentito dire da Socrate sulla giustizia e ha deciso di seguire l’insegnamento
di Trasimaco, Questo nella Repubblica di Platone sostiene che il giusto non è
altro che l’utile del più forte: “fhmi; ga;r ejgw; ei\nai to; divkaion oujk a[llo h] to;
tou` kreivttono~ sumfevron ” ( 338c.)
Dioniso riconosce che Teramene è sofov" g j ajmhvr kai;
deino;" eij" ta; pavnta sapiente
e abile in tutto (969) , e se incappa nei guai o vi si trovi vicino, non è di
Chio ma di Ceo. Chio indicava un colpo sfortunato nei dadi e l’sola di Ceo
secondo Plutarco –Nicia 2- era il luogo di nascita di Teramene ed è assonante
con Coo di Cos che indicava il colpo fausto nel gioco.
Plutarco aggiunge che Teramene ejpeklhvqh Kovqurno" fu soprennominato Coturno per il fatto di non essere
stabile e fare sempre il doppio gioco nella sua condotta politica.
Euripide riprende il discorso sui
discepoli e dice che li ha istruiti come si deve mettendo nell’arte logismovn kai; skevyin (973-974) pensiero e riflessione, esame.
La vita priva di esame non è vivibile da
parte di un uomo dice Socrate nella apologia scritta da Platone (oJ de; ajnexevtato"
bivo" ouj biwto;" ajnqrwvpw, 38
a)
Alla fine dell’ Edipo a Colono Ismene
dice che non è vivibile per lei la vita che l’attende senza il padre - oJ mevllen bivo" ouj
biwtov" - 1691-1692 -
Come si vede sono vari i giudizi sulla
vivibilità della vita.
Il personaggio Euripide delle Rane considera
compito del poeta, quindi proprio dovere, quello di educare. Così pure il
personaggio Eschilo ma i due hanno idee diverse sull’educazione.
Il dilemma è se mettere in mostra il
male che c’è nella polis per denunciarlo come propugna Euripide oppure tacerne
come suggerisce Eschilo.
Su questo torneremo più avanti.
Ora devo andare a prendere il treno per
Bologna.
Euripide dunque ha rivendicato il fatto
che per merito suo tutti gli Ateniesi indagano.
Dioniso conferma: una volta uno
rientrava in casa e non si accorgeva delle fregature: gli Ateniesi erano mammavkuqoi nascosti nel seno della mamma per tutta la vita; ora
invece, diventato malizioso, l’uomo quando torna a casa grida ai servi: pou' jstin hJ cuvtra; dov’è la marmitta? -983 - Chi ha rosicchiato la testa
della sardella? E il piatto dell’anno scorso? E l’aglio di ieri? (to; skovrodon to; cqizinovn) e le olive chi le ha mangiate? 998
Prima di Euripide invece erano
stupidissimi, seduti a bocca aperta - kechnovte" – caskw -, sempliciotti attaccati alla mamma mammavkuqoi
990, dolci come il miele.
Viene in mente Renzo che ascolta il
dottor Azzecca-Garbugli il quale gli sciorina una grida, poi fa: “vedete, a
saper ben maneggiare le gride, nessuno è reo, e nessuno è innocente”.
Renzo dunque “lo stava guardando con
un’attenzione estatica, come un materialone sta sulla spiazza guardando al
giocatore di bussolotti, che, dopo essersi cacciata in bocca stoppa e stoppa,
ne cava nastro e nastro, che non finisce mai (Manzoni, I promessi sposi, III
capitolo).
Si può pensare anche alla stirpe
d'argento" gevno"
ajrguvreon di Esiodo(Opere, 127), la
seconda diversa nel corpo e nella mente dalla prima, e molto peggiore.
Il fanciullo rimaneva per cento anni
presso la madre solerte, mevga
nhvpio" (v.131) infantilmente
insensato , poi divenivano uomini e vivevano poco tempo, con angosce, a causa
della loro stoltezza che non li teneva lontani dalla violenza e dall'empietà.
Zeus li nascose sotto terra e divennero demoni di ordine inferiore.
Cfr. anche Leopardi, Dialogo di Tristano
e di un amico (1832):"Amico mio, questo secolo è un secolo di ragazzi, e i
pochissimi uomini che rimangono, si debbono andare a nascondere per vergogna,
come quello che camminava diritto in un paese di zoppi".
Tale sorte si prepara anche oggi per i
giovani che non ricevono una buona educazione da una scuola davvero buona.
Il Coro aspetta la risposta di Eschilo
citando un verso dei suoi Mirmidoni: “Tu vedi questo, inclito Achille!” (992)
Quindi lo esorta a rispondere tenendo a
bada lo qumovς che non lo porti ejkto;ς tw'n ejlaw'n,
fuori dagli olivi che fiancheggiavano il percorso delle gare.
Il Corifeo chiama a cimentarsi Eschilo,
come colui che per primo ha elevato torri di parole venerande prw'toς purgwvsaς rJhvmata semnav (1004) e ha adornato la chiacchiera tragica kai; kosmhvsaς tragiko;n lh'ron. Dunque avanti qarrw'n, con
coraggio, fai uscire un torrente di parole (1005)
Bologna 24 settembre 2021 ore 9, 59
giovanni ghiselli
p. s.
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