NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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giovedì 30 settembre 2021

Le Rane di Aristofane. XXXIV parte. Il pregio della chiarezza e il disprezzo degli dotti affabulatori incomprensibili. Eschilo vince la gara

 

Statua di Eschilo davanti al museo di Gela
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Euripide dice che se uno mettesse Cleocrito come ali a Cinesia i venti li solleverebbero sulla distesa marina (1436-1437).

 

Cinesia era un ditirambografo magrissimo (cfr. v. 153), Cleocrito era pesante (cfr. Uccelli 878 dove è invocata la potente Struzza-Cibele madre di Cleocrito).

 

E’ un nonsense che Dioniso non capisce. Euripide ne infila altri e altri ancora ne aggiunge Eschilo, sicché Dioniso chiede di parlare in maniera meno dotta e più chiara ajmaqevsteron kai; safevsteron (1445).

Nietzsche contro i dotti

Nel capitolo Dei dotti , Zarathustra associa l’ombra alla “casa dei dotti” ai quali si contrappone: “Io sono troppo ardente e riarso dai miei stessi pensieri: spesso mi si mozza il fiato. E allora bisogna che fugga all’aperto, via dal chiuso delle stanze polverose. Loro invece siedono freddi nell’ombra fredda: in tutto non vogliono essere che spettatori e si guardano bene dal mettersi a sedere dove il sole arde i gradini. Simili a quelli che in mezzo alla strada guardano a bocca spalancata i passanti, essi pure aspettano e guardano a bocca spalancata i pensieri che altri hanno pensato” .

Quindi : “Guardatevi anche dai dotti! Essi vi odiano: perché sono sterili! Essi hanno occhi freddi e asciutti, davanti a loro ogni uccello giace spennato” .

 

Alla richiesta di chiarezza accosto la polemica di Schopenhauer contro la filosofia (hegeliana) delle università, fatta di "ghirigori che non dicono nulla, e offuscano con la loro verbosità perfino le verità più comuni e più comprensibili" .

In latino Lucrezio condanna gli stolti che ammirano e amano quanto rimane nascosto sotto parole contorte:"omnia enim stolidi magis admirantur amantque/inversis quae sub verbis latitantia cernunt "( De rerum natura, I, 641-642), gli stolti ammirano e amano di più tutto ciò che scorgono nascosto sotto parole contorte.

Quindi Cicerone:"quae sunt recta et simplicia laudantur" , ricevono lode gli aspetti schietti e semplici.

 

Euripide consiglia di combattere le battaglie navali armati di ampolle con dell’aceto da spruzzare negli occhi ai nemici (1440-1441)

Allora Dioniso gli fa: eu\ g j w\ Palavmhdeς , w] sofwtavth fuvsiς (1451), bravo Palamede, che natura ingegnosa! Ma l’hai trovata tu questa o Cefisofonte?

Euripide risponde : io da solo, le acetiere Cefisofonte (1453)

.

Palamede è un personaggio della saga troiana: inventore, come Prometeo, di lettere e numeri, venne fatto morire dall’odio di Odisseo che lo calunniò come traditore. Euripide aveva scritto la tragedia Palamede su questo argomento.

 

Eschilo propone che gli Ateniesi considerino come propria la terra nemica, come nemica la propria; quale risorsa le navi povron de; ta;" nau`" e quale perdita le entrate- ajporivan de; to;n povron- 1465

Dioniso ricorda che bastano i giudici popolari a dissanguare l’erario (1466)

La risorsa delle navi ricorda il responso dell’oracolo che prima di Salamina consigliò agli Ateniesi di rifugiarsi nelle mura di legno (cfr. Erodoto, VII, 141). E anche quanto dice Pericle in Tucidide I, 143.

Plutone gli fa fretta perché decida.

 

Euripide gli rammenta che gli ha giurato di riportarlo a casa.

Allora Dioniso ricorda un mezzo verso dell’Ippolito di Euripide (612) : “hJ glw'tt j ojmwvmok j , la lingua ha giurato ( l’altra metà dice: hJ de; frh;n ajnwvmotoς, la mente no). E’ il protagonista che parla.

Cicerone traduce iuravi linguā, mentem iniuratam gero” ( De officiis, III, 29, 107).

 

Dioniso dunque conclude Aijscuvlon d j aiJrhvsomai, ma sceglierò Eschilo (1471)

 

Euripide si infuria e giudica ai[sciston l’ e[rgon di Dioniso il quale replica citando mezzo verso dell’Eolo di Euripide: che cosa è turpe se non sembra agli spettatori? (1476)

Euripide chiede con insistenza a Dioniso di non lasciarlo morto nell’Ade, allora il dio cita un verso del Poliido (fr. 638) di Euripide “tivς d oi\den eij to; zh'n me;n ejsti katqanei'n”, 1477 che continuava così: “to; katqanei'n de; zh'n kavtw nomivzetai;” chi sa se il vivere è essere morto e l’essere morto laggiù è considerato vivere?

Plutone invita Dioniso ed Eschilo a entrare nella reggia dove vuole ospitarli pima della partenza. Euripide deve rimanere nell’Ade.

 

Pesaro 30 settembre 2021 ore 18, 25

giovanni ghiselli

 

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1 Così parlò Zarathustra, Dei dotti.

2 Così parlò Zarathustra, p. 352.

3 Parerga e paralipomena p.210, vol.I

4 Cicerone, De officiis, I, 130.

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