NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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giovedì 30 settembre 2021

Le Rane di Aristofane. XXXIII parte. I giudizi su Alcibiade. Un poco di storia. Questa nasce dalla poesia

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Giambattista Vico afferma che "la storia romana si cominciò a scrivere da' poeti", e inoltre, utilizzando un passo di Strabone (I, 2, 6) sulla continuità tra l'epica ed Ecateo: "prima d'Erodoto, anzi prima d'Ecateo milesio, tutta la storia de' popoli della Grecia essere stata scritta da' lor poeti".

Un giudizio apprezzato anche da Pavese: "Ciò che si trova di grande in Vico - oltre il noto - è quel carnale senso che la poesia nasce da tutta la vita storica; inseparabile da religione, politica, economia; "popolarescamente" vissuta da tutto un popolo prima di diventare mito stilizzato, forma mentale di tutta una cultura".

 

Dioniso consiglia a Euripide di cercare ti tw`n barustavqmwn 1397 qualcosa di molto pesante

Allora Euripide cita dal suo Meleagro: prese con la destra il legno appesantito dal ferro sidhrobriqe;ς xuvlon 1402.

 

Una lancia dunque e forse Aristofane vuole significare che pure Euripide ha cantato la guerra.

Di fatti se essa è maledetta nelle Troiane, viene invece propugnata caldamente dalla protagonista nell’Ifigenia in Aulide.

 

 Eschilo risponde con “carro su carro e morto sopra morto” 1403

Dioniso dà ancora la vittoria a Eschilo dicendo: neppure cento Egizi oud j eJkato;n Aijguvptioi potrebbero alzare due carri e due cadaveri.

 

 Erodoto nel secondo libro delle sua Storie (124) racconta l’immenso lavoro compiuto da centinaia di migliaia di Egiziani per costruire la piramide di Cheope.

 

Eschilo propone che sulla bilancia salgano Euripide, i figli, la moglie con Cefisofonte, e tutti i suoi libri: non basterebbero a contrappesare un paio dei propri versi.

 

Dioniso è incerto: uno lo considero bravo, l’altro mi piace, non vuole essere lui a scegliere - kajgw; me;n autou;" ouj krinw` (1411).

 

Pensate a quanti si astengono dal voto nelle elezioni politiche: probabilmente per la ragione contraria a quella di Dioniso: alcuni partiti o candidati considerano incapaci, altri dispiacciono.

Per fortuna, con la residenza a Pesaro, non dovrò votare per il prossimo sindaco.

 

Entra in scena Plutone e spinge Dioniso a scegliere, anche per dare un senso al suo viaggio che non sarà stato fatto mavthn (1416) inutilmente.

Dioniso allora dice ai due contendenti di essere sceso agli inferi in cerca di un poeta perché la città si salvi e abbia il suo teatro - i[n j hj povli" swqei`sa corou;" a[gh/ (1419).

La salvezza della polis è collegata al teatro perché il teatro era la scuola del popolo e, come abbiamo detto più volte, quando non funziona la scuola nulla funziona. Rimane viva solo la ciarla vana degli incompetenti chiamati alla ribalta magari perché hanno vinto un titolo di mister o di miss.

 

Verrà riportato sulla terra quello dei due che saprà dare un consiglio valido alla città. Quindi Dioniso domanda ai due quale opinione ciascuno abbia su Alcibiade, una figura molto discussa.

Era già stato attaccato da Eupoli nei Battezzatori e negli Adulatori dove faceva la parte del damerino in casa del ricco Callia.

Dioniso aggiunge hj povli" ga;r dustokei` (1423). La città ha un parto difficile, doloroso con questo suo figlio.

 

Alcibiade aveva procurato alcuni beni e non pochi mali: il danno più grosso la spedizione in Sicilia, da lui voluta nel 415. Poi, in seguito all’accusa di avere mutilato le Erme e profanato i misteri, era stato costretto a lasciarla incompiuta e indirizzata al fallimento, quindi era passato agli Spartani; dopo del tempo, nel 408, era tornato ad Atene risollevandone temporaneamente le sorti, poi, in seguito alla sconfitta subita da un suo luogotenente, era andato in esilio e poco dopo i quarantanni era stato ucciso forse dai fratelli di una ragazza da lui sedotta. Si gettò dalla finestra nel fuoco appiccato dai fratelli offesi o dai sicari mandati dai suoi nemici politici.

Vita variopinta assai.

Stava comunque declinando quella sua giovinezza e follia che sembrava essere oltre i limiti naturali" (hJ ejmh; neovth" kai; a[noia para; fuvsin dokou'sa ei\nai" Tucidide, VI, 17) che era stata vantata da lui stesso di fronte al popolo prima della spedizione in Sicilia.

Viene da pensare che un personaggio come Alcibiade, il giovane leone allevato in casa dell'altro leone che aveva fatto di Atene la scuola dell'Ellade , non potesse sopravvivere né alla potenza di Atene né alla propria giovinezza.

 Probabilmente fu per non sopravvivere agli ultimi bagliori della sua giovinezza, per non arrivare all'età del Casanova di Arthur Schnitzer il quale "a cinquantatré anni, quando "il fulgore interiore ed esteriore andava lentamente spegnendosi" era "spinto a vagare per il mondo non più dal giovanile piacere dell'avventura, ma dall'inquietudine dell'avanzante vecchiaia" che Alcibiade volle morire in quell'ultimo fuoco, lanciato per l'ultima volta dall' Eros fulminatore che si era fatto incidere sullo scudo invece degli stemmi gentilizi.

 

Plutone chiede a Dioniso quale sia l’opinione sua e il dio risponde che Atene sente la mancanza di Alcibiade e lo odia, e comunque vuole averlo . Vero segno di contraddizione

Poi il dio domanda ai dei due poeti quale sia la loro opinione.

 

Euripide risponde: odio il cittadino che si mostra lento nel giovare alla patria bradu;ς wjfelei'n pavtran, rapido nel danneggiarla molto megavla de; blavptein tacuvς (1428), ricco di risorse per se stesso, privo di mezzi per la patria- kai; povrsimon aujtw`/, th`/ povlei d j ajmhvcanon 1429.

Eschilo dice “non bisogna allevare in città un cucciolo di leone ouj crh; levontoς skuvmnon ejn povlei trevfein (1432) ma una volta che l’hai fatto crescere bisogna asservirsi ai versi del suo carattere”.

 

Nell’Agamennone di Eschilo è Elena assimilata a un cucciolo di leone (vv. 717ss,). Valerio Massimo (età di Tiberio) scrive che Aristofane rappresentò in una sua commedia Pericle che vaticinava non oportere in urbe nutriri leonen, sin autem sit altus, obsequi ei convenire (Factorum et dictorum memorabilium lobri IX, VII, 2, stran. 7).

 

Dioniso rimane incerto duskrivtwς e[cw (1433): uno ha parlato sofw'ς abilmente, l’altro safw'ς chiaramente (1434)

Quindi domanda ai due contendenti quale via di salvezza- h{ntin j swvterivan- vedano per la città (Rane, 1436) .

 

Pesaro 30 settembre 2021 ore 10, 44.

giovanni ghiselli

p. s.

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