Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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mercoledì 15 settembre 2021
Nel nome di Dio.
Nel quotidiano “la Repubblica” di oggi 15 settembre 2021trovo e leggo un articolo intitolato Nel nome del maschio.
Rispondo subito: non nel nome di tanti uomini.
Gli uomini non sono tutti cattivi.
Il pezzo si trova a pagina 30 ed è firmato da Linda Laura Sabbadini
Vediamo l’incipit
“Tante donne uccise da loro compagni o ex”.
Questo purtroppo è vero, ed è giusto non solo dolersene ma anche cercare e trovare un rimedio.
Aggiungo però che sarebbe altrettanto giusto dolersi degli uomini e delle donne che muoiono sul lavoro per l’incuria di chi impone ai poveri un’occupazione da schiavi.
Questa denuncia è poco presente.
Ma procedo citando Linda Laura Sabbadini
“Annientate quotidianamente, controllate fino all’inverosimile, spesso isolate da tutti (…) Uccisioni che non arrivano all’improvviso e si evidenziano dopo una escalation di violenza”.
Capisco che è impossibile sfuggire alle uccisioni che arrivano all’improvviso. Come è difficile sottrarsi al lavoro da schiavi quando non si ha da mangiare, da lavarsi, da riscaldarsi e da dormire.
Ma ribadisco che la donna del tutto diversa e aliena dall’uomo violento dovrebbe lasciarlo al primo gradino dell’ escalation della violenza.
So che per le donne povere questo è molto difficile. Allora le povere come i poveri andrebbero aiutati tassando i ricchi.
“Annientate quotidianamente” significa subire l’annichilimento giorno dopo giorno fino all’ultimo.
Verso la fine del pezzo l’autrice scrive parole che approvo: “bisogna diffondere la cultura del rispetto”. Allora però bisogna puntare sull’educazione degli uomini e delle donne, non sull’odio tra i due generi.
Commento queste altre parole : “Si arriva solo al 12% di denunce. E’ dura per le donne denunciare. Perché dovrebbero farlo se spesso non sono credute in tribunale?”
Rispondo: devono farlo perché il 54% dei magistrati sono donne ed è improbabile che una magistratura con tanta presenza femminile sia pregiudizialmente parziale e spesso contraria alle donne.
A meno che donne e uomini giudici siano complici dei violentatori cui viene dato troppo spesso ragione nei tribunali. Questo si può leggere tra le ultime righe citate sopra.
Io ovviamente li condannerei ogni forma e grado di violenza ma non ho il potere di farlo
Ho però la possibilità di condannare con le mie parole tutti coloro che fomentano l’odio, sia contro gli Ebrei, gli Immigrati, i Rom, sia contro le Donne, sia contro gli Uomini
Pesaro 15 settembre 2021 ore 11, 51
giovanni ghiselli
p. s.
Le reazioni positive al post precedente- La brutta notizia quotidiana-sono diventate 22 su 24
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