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Dioniso depreca il coax che gli fa dolere il culo, ma sa che
alle rane probabilmente non importa nulla di questo - uJmi`n d j i[sw" oude;n
melei (224). Il dio dicendo questo si è
messo nei panni anche delle rane.
Cfr. la teoria del rovesciamento di Bettini e
il suo ultimo libro sull’identità che si accresce e vivifica quando osserviamo
culture nuove e caratteri strani, diversi, fuori posto (Hai sbagliato foresta.
Il furore dell’identità, Il Mulino, Bologna, 2020)
Le rane ripetono il loro verso e Dioniso
perde il buon tono ejxovloisq j
(226), crepate.
Le rane gli ricordano che sono amate
dalle Muse dalla bella lira e da Pan che ha i piedi di corno e suona la
zampogna e pure Apollo citaredo ha gioia
di loro.
Queste divinità artiste usano strumenti
musicali che hanno il supporto delle canne e le rane dicono di meritare la
benevolenza degli dèi musicisti - “e{neka dovnako", o{n ujpoluvrion - e[nudron ejn
livmnai" trevfw” (233-234) per la
canna acquatica che io nutro nelle paludi ed è sostegno della lira.
Queste parole danno l’indicazione degli
infiniti nessi possibili tra tutte le cose, gli animali, le persone.
Se perdiamo di vista il fatto che tutto
è collegato e interferisce con tutto impoveriamo e mortifichiamo la nostra
umanità.
Dostoevskij fa dire allo stariez Zossima
che "il mondo è come l'oceano; tutto scorre e interferisce insieme, di
modo che, se tu tocchi in un punto, il tuo contatto si ripercuote magari
all'altro capo della terra. E sia pure una follia chiedere perdono agli
uccelli; ma per gli uccelli, per i bambini, per ogni essere creato, se tu
fossi, anche soltanto un poco, più leale di quanto non sei ora, la vita sarebbe
certo migliore" .
Le rane mi piacciono perché il loro
canto preannuncia l’estate con il caldo e la luce che amo.
Dioniso continua a nominare il suo culo - prwktov" - lamentando il fatto che suda da un pezzo- ijdivei pavlai - (237). Non dimentichiamo che il dio è gavstrwn (200) un pancione.
Le rane irridono Dioniso dicendogli che presto anche il suo prwktov" - farà brekekekeke;x koa;x koavx (239)
Dioniso intima al coro di smettere pauvsasqe eppure riconosce alla stirpe delle rane la filw/diva, l’amore per il canto quindi la dignità di attori del
melodramma.
Le rane raccolgono questo riconoscimento
e lo ampliano: canteremo più forte (ma`llon - 241)
come è vero che nelle giornate di bel sole saltiamo tra il cipero e il giunco -
caivronte"
wj/dh`" - 244 con gioia del canto
tra tuffi e melodie. Questi batraci sembrano incarnare la gioia di vivere,
quella che ci infonde l’estate.
Quando il sole viene coperto, le rane feuvgonteς o[mbron - cfr. imbrem (246), fuggendo la pioggia di Zeus nel
fondo ejn buqw'/ intonano un’acquatica aria di danza fra lo
scoppiettio delle bolle. Le rane stanno in fondo come la verità.
Le rane in altri poeti: lontananza della
rana ne accresce il fascino
In Teocrito, Le Talisie la rana canta thlovqen 140, da lontano
Leopardi Le ricordanze: “ascoltando il
canto/della rana rimota alla campagna” 12-13-
In La pioggia nel pineto “la figlia/ del limo lontana/ la rana/ canta
nell’ombra più fonda” 90-93
Pesaro 15 settembre 2021 ore 10, 31
giovanni ghiselli
p. s
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