lunedì 13 settembre 2021

Le Rane di Aristofane. III parte. I dannati in Eschilo, Aristofane e Virgilio

Eracle
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Dioniso chiede a Eracle di insegnargli la strada che fece quando andò a prendere Cerbero. Vuole sapere dove siano i porti (livmenaς) le panetterie (ajrtopwvlia) i bordelli pornei'a, le fermate, i crocicchi, le fontane (krhvnaς), le strade, le città e gli alloggi dove ci sono meno cimici o{pou kovrei" ojlivgostoi 114

C’è dunque specularità tra io mondo terreno e quello infero.

La via più breve, dice Eracle è il suicidio: corda e sgabello per impiccarti. Poi c’è to; kwvneion, la cicuta.

Dioniso: ma è gelata e intirizzisce gli stinchi (Rane, 125-126)

Cfr. il Fedone 118 quello che aveva dato il veleno a Socrate, risalendo con la mano dal piede al ventre, faceva vedere come il vecchio maestro si raffreddava e irrigidiva: “ejpedeivknuto o{ti yuvcoitov te kai; phvgnuto”.

 Cfr. anche Enrico V  (1599) con la morte di Falstaff raccontata dall’ostessa: “So a’bade me lay more clothes on his feet-pouv", lat. pes-: I put my hand into the bed and felt them, and they were as cold- lat. gelidus- as any stone.greco stiva, pietruzza-; then I felt to his knees- lat. genu, us, genua- and so upward, and upward, and all was as cold as any stone” (II, 3, 20-25)

 

Eracle: “allora vai al Ceramico dove c’è una torre alta, ci sali sopra e ti butti giù” (kavtw)

Dioniso: “Ma così ci rimetto due involtini di cervello” ejgkefavlou qrivw  duvo (134).

 

Quindi Eracle racconta il suo viaggio. Si arriva a un grande lago, poi si sale su una barchetta dove un gevrwn nauvthς, un vecchio barcaiolo, ti traghetterà per due oboli.

Cfr. la Morte a Venezia   e  il ramo d’oro dell’Eneide.

“Perciò se tanto grande amore ha il tuo animo, se tanto desiderio

di navigare due volte sui laghi dell'odio, di vedere due volte il nero

Tartaro e ti piace dedicarti all’immane fatica,

apprendi quello che bisogna compiere prima. Sta nascosto in un albero ombroso

un ramo, d'oro sia nelle foglie sia nel legno flessibile,

consacrato a Giunone infernale, tutto il bosco lo

copre e le ombre lo chiudono nelle oscure convalli.

 

Ma non è concesso di scendere nei segreti della terra prima

che uno abbia staccato dall'albero il virgulto dalle foglie d'oro;

questo la bella Proserpina stabilì che le fosse portato come suo

dono; strappato il primo non manca un altro

d'oro e il ramo ha fronde di uguale metallo.

 

Perciò indaga a fondo con gli occhi e ritualmente staccalo

con la mano dopo averlo trovato: infatti da sé e senza sforzo ti seguirà

se il destino ti chiama; altrimenti con nessuna forza

potrai vincere né staccarlo con il duro ferro (Eneide VI, 133- 148.

 

Due oboli era il compenso medio degli Ateniesi, quindi Eracle dice che l’uso degli oboli laggiù lo portò Teseo v.(143)

Poi si passa tra i dannati: bovrboron, fango e merda to; skw'r .

Dentro ci sta chi offese l’ospite xevnon hjdivkhse, o chi ha inculato un ragazzo senza pagarlo h} pai'da kinw'n tajrguvrion uJfeivleto - uJfairevw, sottraggo-  chi ha picchiato la madre o il padre, chi ha giurato falso ejpivorkon o{rkon w[mosen - o[mnumi - (150) e il drammaturgo che commette plagio da Morsimo, scadente poeta tragico già deriso nei Cavalieri (401)

 

Nelle Supplici di Eschilo c’è il codice tripartito del giusto comportamento.

 Qui vediamo la fede nella democrazia, in Zeus, e la volontà di osservare le  regole avite che prescrivevano di onorare e riverire  i numi, i genitori, e gli stranieri non ostili. Tali comandamenti vengono ricordati dal coro delle Danaidi: gli ospiti, gli dèi, il padre e la madre devono essere venerati o almeno rispettati: "infatti il rispetto  dei genitori  (tokevwn sevba~) è la terza tra le leggi scritte  della Giustizia venerandissima" (vv. 707-709).

Nelle Eumenidi,  le Erinni che incalzano il matricida, lo minacciano di trascinarlo tra i grandi peccatori:  quanti si sono  resi colpevoli verso un dio, o un ospite o hanno mancato di rispetto ai genitori  (vv. 269-271).

 

Admeto nell’Alcesti di Euripide spiega che ha tenuto nascosta la verità all'ospite perché non se ne andasse rifiutando l'ospitalità:

"il mio tetto non sa

respingere né spregiare gli ospiti" (566-567).

 

Nell’Eneide i peccatori sono nel Tartaro

Hic quibus invisi fratres, dum vita manebat

 pulsatusve parens, et fraus innexa clienti  

(cfr. il clientelismo istituzionale nella XII tavole del 450 a. C.)

aut qui divitiis soli incubuere repertis

nec partem posuere suis (quae maxima turba est)

Quique ob adulterium caesi-

Cfr. le leggi di Augusto contro l’adulterio e in pro del matrimonio.

 quique arma secuti

Impia nec veriti dominorum fallere dextras

(cfr. l’obbedienza di Aristeo alla madre-: haud mora, continuo matris praecepta facessit" (v. 548 )  e la disobbedienza di Orfeo a Plutone nella Georgica IV: effusus labor atque immitis rupta tyranni-foedera, vv. 492- 493)

Inclusi poenam expectant (Eneide, VI, 608- 613)

 

Dioniso ci metterebbe anche chi ha imparato la pirrica (danza in armi) di Cinesia  (156).

 

Torniamo al racconto di Eracle: poi vengono gli iniziati oiJ memuhmevnoi  tra uno spirar di flauti aujlw'n pnohv (154) e una luce bellissima fw'ς kavlliston , come qui w[sper ejnqavde .

Là vedrai tiasi beati di uomini e donne e un gran battere di mani krovton ceirw'n poluvn (155).

Saranno loro a darti altre spiegazioni.

Eracle saluta Dioniso cai're poll j, w\delfev (164) ed esce di scena

 

Pesaro 13 settembre 2021 ore 17, 55

giovanni ghiselli

 

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