Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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giovedì 9 settembre 2021
Aristofane le Vespe 18. L’importanza e la difficoltà di ottenere l’attenzione.
Bdelicleone difende il cane dicendo che non ha avuto una buona educazione; “non sa suonare la cetra” kiqavrizein ga;r oujk ejpivstatai” (959).
La buona paideia
La musica e la ginnastica costituiscono la buona paideia. Lo afferma Platone nella Repubblica.
La musica include la cultura filosofica, storica e letteraria.
Quelli che usano solo ginnastica sono ajgriwvteroi tou' devontoς; più rozzi e violenti del necessario quelli che praticano solo la musica sono malakovteroi (410 d) più molli e vili.
La sola musica rammollisce quello non irascibile e rende l’irascibile eccitabile e iracondo.
Diventano irritabili e iracondi invece che coraggiosi akravcoloi kai; ojrgivloi anti; qumoeidou'ς (411c). L’elemento irascibile educato diviene invece coraggioso.
Chi fa solo ginnastica del resto diventa misovlogoς kai; a[mousoς, odiatore del logos e estraneo alle muse, non fa più uso della persuasione che si ottiene con il parlare (kai; peiqoi' me;n dia; lovgwn oujde;n e[ti crh'tai) ma agisce in ogni cosa con violenza e selvatichezza (biva/ de; kai; ajgriovthti), come una bestia (w{sper qhrivon) e vive nell’ignoranza e nella goffaggine (ejn ajmaqiva/ kai; skaiovthti), con mancanza di ritmo e di grazia (meta; ajrruqmivaς te kai; acaristivaς zh'/). 411d-e
Si può pensare a certi giovani palestrati che infliggono violenza.
Musica e ginnastica dunque costituiscono l’unità inscindibile della paideia. Sono le due forze formatrici della natura umana. Chi sa accordare queste due forme di educazione sarà il miglior musico e il meglio accordato
Questa è l’educazione dei guerrieri.
L’educazione dei reggitori deve procedere oltre quella dei guerrieri. Diventano i monaci colti e santi della polis.
Filocleone risponde che avebbe voluto che l’accusato fosse stato addirittura analfabeta, che non conoscesse oujde; gravmmata (950), così non avrebbe falsificato i resoconti
Bdelicleone chiede al padre, giudice troppo severo, di avere pietà-ejlevei talaipwroumevnou" di chi se la passa male e soffre (966).
Il misero Labes mangia anche code e teste e spine di pesce- kai; trachvli j ejsqivei- kai; ta;" ajkavnqa" (968-969).
L’accusatore invece reclama sempre una parte della spesa; eij de; mh;, davknei (972), se no morde.
Filocleone si sente invaso dalla persuasione, dalla mitezza e se ne dispiace come di un malore.
Allora il figlio batte il ferro già caldo e fa entrare i bambini, cioè i cuccioli del cane, come facevano i processati dai giudici dell’Eliea.
Il vecchio è commosso alle lacrime-ejgw; ga;r ajpedavkrusa (983) ma poi le minimizza dicendo che dipendono dalla sua scorpacciata di lenticchie- th`" fakh`" ejmplhvmeno" (984).
Il figlio fa in modo che il padre assolva, oujc eJkwvn (993) contro voglia, il cane facendogli sbagliare l’urna del voto.
Il vecchio non si capacita: ha assolto a[kwn (1002, senza volere). Sicché chiede perdono agli dèi
Il figlio promette assistenza al padre: lo porterà a cene, simposi e cerimonie e Iperbolo non potrà ingannarlo.
Ricordo che Iperbolo succedette a Cleone, morto in battaglia nel 422, quale capo della democrazia radicale.
Questo secondo beniamino del popolo venne ostracizzato nel 417 in seguito a un accordo tra Nicia e Alcibiade che erano rivali ma fecero confluie i voti dei loro sosenitori contro Iperbolo, nemico comune.
Andato esule a Samo, venne assassinato a Samo nel 411 durante un colpo di stato oligarchico.
Segue la I Parabasi (1009-1121)
Il coro chiede attenzione al pubblico- eujlabei`sqe- 1012 affinché le parole belle che stanno per essere dette non cadano a terra come se fossero dappoco- mh; pevsh/ fauvlw" cama`z j -(1012).
Segue una captatio benevolentiae agli spettatori: questo potrebbe accadere a degli ignoranti, non a voi.
Il coro quindi si fa profeta di Aristofane
Rinnova l’invito a rivolgere l’intelligenza alle parole che seguono- prosevcete to;n nou`n (1015).
Questa deve essere la prima intenzione di chi parla e scrive: ottenere l’interesse degli ascoltatori e dei lettori. Non è facile con un pubblico che non si accontenta di quisquilie e banalità.
Una volta raggiunto questo risultato “non c’è mestier lusinghe”, anzi il pubblico può essere contraddetto rispetto alle convinzioni inculcate dai luoghi comuni.
Infatti Aristofane dice agli spettatori – ei[per kaqarovn ti filei`te- se davvero amate alcunché di schietto (1015), il poeta ora vuole muovere dei rimproveri agli spettatori- mevmyasqai ga;r toi`si qeatai`" oJ poihth;" nu`n ejpiqumei`- (1016). La parresìa di Aristofane è una delle più avanzate della letteratura greca
Pesaro 9 settembre 2021 ore 11, 24 giovanni ghiselli
p. s
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