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Eschilo allora rincara la dose: Euripide ha messo in scena proagwgouvς ruffiane (vedi la nutrice di Fedra) e donne che partoriscono nei templi kai; tiktouvsa" ejn toi`" iJeroi`" (1080) (come Auge madre di Telefo - violentata da Eracle - nell’Auge; o Creusa - violentata da Apollo - nello Ione) o sorelle che si accoppiano con i fratelli (come Canace e Macareo) o personaggi i quali dicono che vivere non è vivere kai; faskouvsa" ouj zh`n to; zh`n 1082
Nel Frisso (fr. 833) e nel Poliido (fr. 638) di
Euripide compare una famosa questione: “tiv" d j oi\den eij to; zh'n mevn ejsti katqanei'n,
- to; katqanei'n de; zh'n kavtw nomivzetai;”,
chi sa se il vivere non sia essere morti,/ ed essere morti invece laggiù non
venga considerato vivere?
Così la città si è riempita di sottosegretari (uJpogrammatevwn ajnemestwvqh - ajnamestovw, 1084), burocrati, e di buffoni scimmie del popolo (kai; bwmolovcwn dhmopiqhvkwn, 1085), che lo ingannano e nessuno corre più con la
fiaccola uJp j
ajgumnasivaς, per
mancanza di esercizio (Rane, 1086-1087).
Dioniso ha visto alle Panatenee uno spettacolo
ridicolo: c’era una corsa con le fiaccole dove un uomo correva braduvς, kuvyaς, leukovς, pivwn, lento, curvo, bianco, grasso e rimaneva sempre
indietro (uJpoleipovmenoς), pur mettendocela tutta kai; deina; poiw`n.
Il pubblico del
Ceramico sulle due porte gli dava delle pacche su ventre, reni sedere, e lui
scorreggiando di nascosto (uJpoperdovmenoς) soffiava
sulla fiaccola e se la svignava. La gara con la fiaccola spenta infatti era
finita. Stanno morendo dunque la ginnastica l’agonismo e l’atletismo (1090).
Quando, nell’estate del 332, Tiro cadde dopo un lungo
assedio, Alessandro rese onore a Eracle e organizzò una gara ginnica nel
santuario e una corsa con fiaccole (ajgw'na gumniko;n ejn tw'/ iJerw'/ kai; lampavda, Arriano, Anabasi di Alessandro, 2, 24, 6).
Alessandro non smette di pensare agli agoni nemmeno dopo avere vinto una
battaglia.
Come Odisseo che, giunto a Itaca, neppure là era
sfuggito alle prove (eij"
jIqavkhn, oujd j e[nqa pefugmevno" h\en ajevqlwn , Odissea, 1, 18). A Odisseo invero queste vennero
imposte.
Nel secondo stasimo dell’Edipo re di Sofocle, il coro
canta:
"La prepotenza fa crescere il tiranno, la
prepotenza/se è riempita invano di molti orpelli/che non sono opportuni e non
convengono/salita su fastigi altissimi/precipita nella necessità scoscesa/dove
non si avvale di valido piede./La gara benefica per la città,/prego dio di
non/interromperla mai;/dio non cesserò mai di averlo patrono" (873-882) .
La nobile gara è non solo la competizione elettorale
ma anche quella ginnica.
Bologna 26 settembre 2021 ore 16, 47
giovanni ghiselli
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