Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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domenica 26 settembre 2021
La storia di Päivi 37. Epilogo. Gli amici celesti. La "circulata melodia".
Quando ebbi finito di scrivere queste parole, alzai dal quaderno gli occhi e guardai oltre lo stadio, verso l’occidente dove si vedeva ancora una striscia di colore acceso, rimasta a ricordarmi le estati felici degli anni passati, a far presagire i tempi belli degli anni futuri: su quella lista vermiglia, resistente al dilagare dell’azzurro che avanzava da oriente screziandosi già della luce brillante dei primi astri, mi apparvero i volti ridenti di tutti gli amici scomparsi eppure presenti.
Chiesi loro cosa volessero dirmi.
Risposero che non dovevo perdere la speranza, e non potevo sciupare il tesoro di umanità che ciascuno di loro mi aveva donato, ma con questo e con le mie forze dovevo continuare la lotta per la felicità, la mia e quella delle persone che il destino mi avrebbe fatto incontrare.
Questo mi dissero i compagni dei miei vent’anni. Poi, mentre l’azzurro cupo del cielo si costellava tutto, gli amici si presero per mano, formarono una corona e cominciarono a cantare un canto popolare ungherese [1] girando intorno alla luce più viva; quindi il loro movimento diventò una danza gioiosa, rispondente alla circulata melodia [2] suonata dai violini degli tzigani, o degli angeli, che consolarono del tutto il mio pianto e lo trasformarono in un sorriso di speranza e fiducia.
Così vi ho visti riuniti per l’ultima volta, amici ventenni dei miei venti anni lontani, così voglio ricordarvi e farvi vivere in questa storia che anche voi mi avete ispirato: giovani, belli, felici, come eravamo nelle estati “debrecine”, sorridenti come eravate in mezzo alle stelle sopra lo stadio e il grande bosco di Debrecen la sera del 15 agosto del 1975, quando i nostri venti anni ricchi di pathos terminarono e cominciò la connessione dei sentimenti attraverso il logos, con una vita più responsabile, autentica e seria; meno squilibrata, superficiale, egoista.
Fine del terzo dramma della trilogia ugrofinnica.
Note
[1] Debrecenbe kéne menni, bisogna andare a Debrecen, et cetera
[2] Dante, Paradiso XXIII, 109
Bologna 16 settembre 2021 ore 11, 29
giovanni ghiselli
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