Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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domenica 12 settembre 2021
Aristofane le Vespe 22. Atene città in bilico. “Con tristo annunzio di futuro danno”.
Filocleone non vuole togliersi la veste da giudice
Il figlio prova a dargli una veste persiana. Poi sandali spartani.
Quindi gli insegna a camminare con eleganza. Al vecchio viene voglia di sculettare (sauloprwktia'n, 1173)
Prova a fare discorsi ma non ne è capace
Il figlio cerca di insegnargli l’educazione: a stare in compagnia eujschmovnwς (1210), in maniera decente.
Deve stendere le ginocchia e adagiarsi ejn toi`ς strwvmasin, sui tappeti, gumnastikw'ς con mosse da atleta (1212). Poi deve apprezzare qualcuno dei vasi, osservare il tetto, ammirare i tendaggi della sala. Lavarsi le mani e cenare.
Schifacleone finge di essere Cleone e Filocleone lancia insulti al demagogo che rovinerà Atene, città situata in un frangente cruciale, in bilico- aj d’e[cetai rJopa`" (1236). rjoph` è l’inclinazione della bilancia e il piatto di Atene sembra declinare.
E’ annunciato il tramonto della polis. Un triste tramonto.
Quindi i due si apprestano a una grande bisboccia nella casa di un mangiatore dissoluto tal Filoctèmone.
Mangiare e bere molto per festeggiare è il modus vivendi tipico delle persone in piena decadenza.
Poi padre e figlio escono ed entra il coro per la II Parabasi.
Gli eliasti ricordano Aminia che andò come ambasciatore tra i Tessali e là stava con i Penesti: i poveri e gli schiavi, lui che era il più peneste di tutti (penevsthς-w|n e[latton oujdenovς (1273-1274).
Aminia voleva armare i penesti contro gli aristocratici.
Cfr. Senofonte, Elleniche II, 3 e 36.
Senofonte ricorda la collusione di Crizia con i penesti della Tessaglia
Crizia nel tempo delle Arginuse (405) si trovava in Tessaglia dove si dava da fare per istituire una democrazia, armando i penesti, contro i loro padroni ("dhmokrativan kateskeuvaze kai; tou;" penevsta" wJvplizen ejpi; tou;" despovta", Elleniche ,II, 3, 36).
L’aristocratico reazionario in effetti dopo la caduta del governo dei Quattrocento (409) andò in Tessaglia e vi rimase fino al 404. Là compose una Costituzione dei Tessali, per lui interessante siccome aveva punti di contatto con quella spartana, considerata da Senofonte la migliore. Il fatto che armasse i Penesti non significa necessariamente che agisse in favore della democrazia: il sottoproletariato, come sappiamo bene, può essere impiegato anche in senso reazionario.
Arifrade famigerato
Poi viene sfottuto il famigerato Arifrade che da solo col suo bell’ingegno, ha imparato a lavorare di lingua glwttopoiei'n ogni volta che entra nei bordelli ( eijς ta; pornei' j eijsiovnq j eJkastovte, 1283)
Ripetizione in corsivo si può saltare.
Già nella II Parabasi dei Cavalieri del 424, era ricordato jArifravdhς ponhrovς che ha fatto una invenzione :
“th;n ga;r auJtou' glw'ttan aijscrai'ς hJdonai'ς lumaivnetai
ejn kasaureivoisi leivcwn th;n ajpovptuston drovson
Kai; moluvnwn th;n uJphvnhn kai; kukw'n ta;ς ejsceavraς (1283-1286)
Inquina la propria lingiua in turpi voluttà.
Leccando nei bordelli la rugiada buttata fuori
Imbrattando la barba e turbando le fiche.
Nella Pace (del 421) Arifrade fa segno di portare Teoria , ben lavata, con il sedere in ordine, un culo da festa quinquennale. Ma Trigeo avverte che Arifrade si getterà su di lei e le tracannerà tutto il brodo: “to;n zwmo;n aujth`ς porospesw;n ejklavyetai (ejklavptw , v. 885), zwmovς era anche il brodo nero degli Spartani
La conclusione della II parabasi delle Vespe ricorda i contrasti tra Aristofane e Cleone.
Ripeto quanto già scritto tempo fa. Chi lo ricorda con chiarezza può saltare il corsivo seguente,
Nel 426 Aristofane sferrò il primo grande attacco a Cleone con i Babilonesi che denunziava l'imperialismo ateniese e lo sfruttamento imposto alle città alleate: nel 427 anzi Mitilene, che aveva cercato di uscire dalla lega delio-attica, era stata riassoggettata con estrema durezza che il demagogo avrebbe voluto inasprire ancora di più dando a tutti i potenziali ribelli l'esempio di un vero e proprio genocidio. Per fortuna, come vedremo in Tucidide che lo definisce "il più violento (biaiovtato") dei cittadini e il più capace di persuadere (piqanwvtato") il popolo (III, 36) la proposta criminale di Cleone non passò. Prevalse Diodoto, e vennero comunque uccisi un migliaio di Mitilenesi.
In seguito alla coraggiosa denuncia dei Babilonesi , rappresentato alle Dionisie, festa cui partecipavano i rappresentanti delle città alleate, Cleone accusò Aristofane di avere diffamato il popolo davanti agli stranieri. Lo ricorda l'autore negli Acarnesi (vv. 377 e sgg.) non senza compiacimento per essersela cavata, mentre nella parabasi dei Cavalieri (anno 424) si giustifica del fatto di non avere curato la regia dei drammi precedenti diretti da Callistrato:
" non per stoltezza gli è capiato di indugiare ma poiché riteneva che mettere su una commedia è l'impresa più difficile di tutte", ajlla; nomivzwn/kwmw/didaskalivan ei\nai calepwvtaton e[rgon aJpavntwn"(vv. 515-516).
Veniamo alle seguenti scene episodiche Vespe (1292-1473)
Un servo ha preso delle bastonate da Filocleone e chiama beate le tartarughe per la loro corrazza: “ijw; celw'nai makavriai tou' devrmatoς (1292) e tre volte beate per la copertura sui fianchi.
Un altro servo lo chiama pai` garzone, poiché ne ha buscate e chi prende le botte rimane giovinetto anche se è vecchio.
Chi è privo di denaro e di potere rimane esposto per tutta la vita alla prepotenza di chi ne ha, come un bambino rispetto agli adulti. Il vecchio povero non viene rispettato nemmeno dalla moglie dai figli e dai nipoti.
Il primo servo biasima il pestifero Filocleone: il più avvinazzato- paroinikwvtato"- 1300 e, il più violento uJbristotovtatoς (1303) della compagnia. Dopo essersi riempito saltava, ballava, scorreggiava e rideva (1305) come un asinello rimpinzato d’orzo.
Picchiava il servo con baldanza giovanile, gridando: “pai', pai''”, garzone, garzone! (1307)
Teofrasto, un cattivo poeta, delicato com’è torceva la bocca. E il vecchio lo insultò domandandogli perché facesse finta di essere elegante leccando con i suoi drammi i benestanti.
Poi tornò a casa ubriaco picchiando quelli che incontrava.
Filocleone si avvicina e il servo che ha raccontato si toglie di mezzo prima di prendere bastonate- ajll j ejkpodw;n a[peimi pri;n plhga;" labei`n 1325
Pesaro 12 settembre 2021 ore 9, 55
giovanni ghiselli
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