NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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giovedì 16 settembre 2021

Le Rane di Aristofane. VII parte. Il canto degli iniziati

Dioniso
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Empusa è andata via ma lo spavento di Dioniso non è passato del tutto.

Il dio dice di essere impallidito a vederla (wjcrivasa da wjcriavw, wjcrovς = pallido giallastro).

Ma Xantia indica la veste e dice che per la paura è arrossita (ujperepurrivasev sou - ujperpurriavw 308) - Allude forse al colore delle feci. In Ecclesiazuse 1061 purrovn indica il colore delle feci. Il genitivo sou qui nelle Rane può essere possessivo (la tua veste), non di causa

 

Si sente un soffiare di flauti (aujlw'n pnohv) e si vede un’aureola di fiaccole dav/dwn au[ra (314).

 

Parodo  (vv- 316-459)

Il Coro vero e proprio è formato dagli iniziati ai misteri (oiJ memuhmevnoi - da muevw, muvsthς è l’iniziato, muvw invece significa chiudo gli occhi, muvwy miope con w[y viso e occhio, come lat. vultus ); muvwy significa anche “tafano”. 

I coreuti invocano Iacco, usando il nome mistico di Dioniso un dio poluvtropoς dai molti versi, versatile: dio della festa, del vino, ma anche dello sparagmov", la lacerazione, come nelle Baccanti di Euripide, e pure dio della resurrezione, uno dei tanti fino a Cristo.

C’era un Dioniso tebano figlio di Semele e di Zeus (quello di Euripide) e un altro Dioniso venerato dagli Ateniesi.

 Un altro era  figlio di Zeus e di Core, e il canto Iacco dei misteri viene intonato a questo dio, non a quello tebano ( cfr. Arriano, Anabasi di Alessandro 2, 16, 3).

 

Anche nell’Ade gli iniziati celebrano le feste di Atene

Il  19 Boedromione (circa il 4 ottobre) dalla polis partiva la processione con la statua di Iacco e le fiaccole. Percorreva la via sacra e giungeva a Eleusi. Di notte c’era la veglia sacra, il 20 baldoria, il 21 si facevano i drwvmena rituali, le cerimonie (da dravw).

 Dal 413 al 408 la processione fu sospesa poiché Agide aveva occupato Decelea.

In questi anni era anche cessata l’attività estrattiva del Laurio: tanto che nel 407 vennero fatte monete d’oro ricavate dalla fusione della Nike dell’agorà, ma con un’aggiunta di rame

Nel 408 la processione fu ripresa per iniziativa di Alcibiade tornato ad Atene. Nel 410 Cleofonte aveva ristabilito la democrazia ad Atene dopo la parentesi oligarchica.

 

Il Coro invoca Bacco perché venga tra i pii confratelli - oJsivouς ejς qiaswvtaς, 327- scuotendo intorno al capo la corona di mirto carica di bacche e  battendo a tempo con il piede podiv lo sfrenato rito  gioioso.

Sembra la metafora di un rapporto sessuale riuscito bene.

Cfr. questi due  versi della Medea di Euripide

Medea

Che profezia ha dato dunque? Dillo, se è lecito ascoltare.

Egeo

Che dell'otre io non sciolga il piede sporgente  to;n prouvconta povda  (678-679) .

Questo piede  è il sostituto  simbolico del  membro maschile.

 

 

 Xantia però sente solo un  soffio che gli viene addosso con un soave olezzo di carni porcine (coireivwn krew'n, 337)

Dioniso gli fa: te ne starai calmo nel caso che ti tocchi un po’ di salsiccia? (339 ti kai; cordh'" lavbh/" ;)

Lo schiavo nella commedia è quasi sempre un materialone tellurico, mentre nelle tragedie, soprattutto in quelle di Euripide troviamo anche schiavi buoni e generosi, addirittura idealisti.

Nell'Elena  si trova l'espressione "per gli schiavi nobili" ( gennaivoisi douvloi~, v. 1641) che lascia  un’eco in Terenzio: propterea quod servibas liberaliter (Andria, v. 38), poiché facevi lo schiavo con animo libero.

 

Intanto il prato sfavilla di fiamme e govnu pavlletai gerovntwn (345), guizza il ginocchio del vecchi che si scrollano di dosso gli acciacchi.

Cfr. le Baccanti di Euripide vv. 178-190

Cadmo  a Tiresia

O Carissimo, poiché ho inteso udendo la tua voce 178

saggia da un uomo saggio, stando nella reggia;

eccomi pronto con questo costume del dio;                                                          

bisogna infatti che quello essendo figlio della figlia mia

(Dioniso che si rivelò dio agli uomini) 

per quanto ci è possibile venga esaltato come grande.

Dove bisogna danzare, dove posare il piede,

e scuotere la testa canuta? Spiegalo tu vecchio 185

a me vecchio, Tiresia: tu infatti sei pratico.

Poiché non potrei stancarmi né di notte né di giorno

di battere la terra con il tirso: ci siamo dimenticati volentieri

di essere vecchi (ejpilelhvsmeq  j hJdevwς-gevronteς o[nteς)

Tiresia. Tu dunque provi le stesse sensazioni mie;

anche io infatti mi sento giovane e metterò piede alle danze.

 

Viceversa: maledizioni della vecchiaia

Cfr. Acarnesi (vv.219- 220) dove il corifeo di vecchi maratonomachi avviliti dice che il suo stinco è rigido sterro;n ajntiknhvmion e al vecchio arconte Lacratide si è appesantita la gamba to; skevloς baruvnetai.

Nel secondo stasimo della nostra tragedia,  c’è un biasimo della vecchiaia  che grava sul capo dei vecchi  compagni d'armi di Anfitrione come un carico più pesante delle rupi dell'Etna ("to; de; gh'ra" a[cqo"-baruvteron Ai[tna" skopevlwn-ejpi; krati; kei'tai" ( Eracle, vv. 638-640).

La giovinezza invece è bellissima pure nella povertà (v. 648).

 

Se gli dèi avessero intelligenza e sapienza riguardo agli uomini donerebbero una doppia giovinezza - divdumon a]n h{ban e[feron- come segno evidente di virtù - fanero;n carakth'r j ajreta'" - a quanti la posseggono, e una volta morti, di nuovo nella luce del sole, percorrerebbero una seconda corsa, mentre la gente ignobile avrebbe una sola possibilità di vita ( Eracle, 661-669).

 

 Nel Miles gloriosus di Plauto si trova un locus similis : "itidem divos dispertisse vitam humanam aequom fuit: qui lepide ingeniatus esset, vitam ei longiquam darent, qui inprobi essent et scelesti, is adimerent animam cito" (vv. 730-732), parimenti (come le merci hanno un prezzo diverso secondo la loro qualità) sarebbe stato giusto che gli dèi distribuissero la vita umana: a colui che avesse un carattere amabile, dovrebbero dare una vita lunga, a quelli che fossero cattivi e scellerati, portargliela via presto.

Parla Palestrione, servo del miles. 

 

Il terzo stasimo dell’ Edipo a Colono di Sofocle annuncia la sapienza silenica e maledice la vecchiaia: "Non essere nati (mh; fu'nai) supera/ tutte le condizioni, poi, una volta apparsi,/ tornare al più presto là/ donde si venne,/  è certo il secondo bene./ Poiché quando uno ha oltrepassato la gioventù/ che porta follie leggere (kouvfa" ajfrosuvna" fevron), /quale travagliosa disfatta resta fuori?/ Quale degli affanni non c'è?/Invidia, discordie, contesa battaglie,/ e uccisioni; e sopraggiunge estrema/ l'esecrata vecchiaia impotente (ajkrate;") ,/ asociale (ajprosovmilon), priva di amici (a[filon) /dove convivono tutti i mali dei mali"(vv.1224-1238). 

 

  Di questa maledizione della vecchiaia, possiamo trovare  echi nella letteratura classica: un frammento  di Menandro  dice: "o{n oiJ qeoi; filou'sin ajpoqnhvskei nevo"”, colui che gli dei amano, muore giovane".

 

Virgilio la chiama "tristisque senectus  "(Eneide , VI, 275) mettendola in faucibus Orci (v.273), sulla bocca dell'Orco in compagnia di pianti, rimorsi vendicatori, pallidi morbi, e  diverse altre presenze inamene.

 

 Leopardi è un dichiarato nemico della vecchiaia: in Le Ricordanze  del 1829 scrive: "E qual mortale ignaro/di sventura esser può, se a lui già scorsa/quella vaga stagion, se il suo buon tempo,/se giovanezza, ahi giovanezza, è spenta?" (vv.132-135). Quindi  premette il verso di Menandro, come epigrafe, ad Amore e morte  del 1832.

In Il tramonto della luna , del 1836, il poeta di Recanati poco prima di morire compone l'anatema definitivo dell'"età provetta": "estremo/di tutti i mali, ritrovàr gli eterni/la vecchiezza, ove fosse/incolume il desio, la speme estinta,/secche le fonti del piacer , le pene/maggiori sempre, e non più dato il bene"(vv.45-50).

 

Personalmente mi allineo con Solone

Se non altro cerco di "imparare molte cose": ghravskw d   jaijei; polla; didaskovmeno" (fr. 28 Gentili-Prato). Quindi il legislatore ateniese consiglia a Mimnermo di cambiare quel verso dove si augura la morte a sessant’anni e di cantare così: “ojgdwkontaevth moi'ra kivcoi qanavtou” (fr. 26 Gentili-Prato), il destino di morte mi colga ottantenne. Io andrei più in là: mi sembra appena l’età per cominciare a pensare alla pensione.

 

 

Torniamo alla parabasi delle Rane: gli iniziati affermano che i vecchi aiutati dalla festa sacra - ijera`"  uJpo; timh`" - 349 - si scrollano di dosso le pene e i lunghi tempi degli anni antichi. Il dio è pregato di procedere dando luce con la fiaccola e di guidare sull’umido prato fiorito la gioventù che guida la danza (350-352)

 

Pesaro 16 settembre 2021 ore 10, 44

 giovanni ghiselli 

 

 

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