NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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martedì 28 settembre 2021

Le Rane di Aristofane. XXIX parte

Fidia, Dioniso, dal frontone orientale del Partenone
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Difetti di alcuni versi di Eschilo secondo Euripide. Ai morti bisogna ripetere le parole almeno tre volte. E pure a tanti ancora vivi.

 

 Euripide biasima la ripetizione di un solo concetto con 2 sinonimi: h{kw ga;r ej" gh'n thvnde kai; katevrcomai (Rane, 1153 e v. 3 delle Coefore di Eschilo), sono giunto a questa terra e ci torno.

Il poeta critico sostiene che ha detto due volte la stessa cosa Eschilo, il sapiente - di;" taujto;n hjmi`n ei\pen oj sofo;" Aijscuvlo" (1154).

Il sapere di Eschilo rientra in quel sofovn che non è sofiva.

Cfr. "to; sofo;n d j ouj sofiva" (Euripide, Baccanti , v. 395), il sapere non è sapienza.

O anche: “Polumaqivh novon ouj didavskei (Eraclito fr. 82), il sapere molto non insegna ad avere intelletto.

Dioniso dà ragione a Euripide.

Quindi Eschilo dà del chiacchierone a Dioniso alleatosi con Euripide contro la sua poesia.

 

Il dio gli chiede una spiegazione ed Eschilo chiarisce che tornare da un viaggio è un conto, rimpatriare da esiliato come Oreste è un altro.

 

Euripide aggiunge un altro cavillo dicendo che Oreste è rimpatriato di nascosto - lavqra/ - non con il permesso dell’autorità 1168.

 

In effetti katevrcomai usato da Eschilo al v. 1153 può significare il ritorno degli esiliati, per esempio nell’Antigone di Sofocle dove Creonte ricorda che Polinice tornato come esule fuga katelqwvn (200) tentò di distruggere con il fuoco la terra dei padri e gli dèi della stirpe.

 

Eschilo cita altri due versi infilzando con la sua critica la ridondanza di kluvein seguito da ajkou`sai-(1172) udire e ascoltare. E’ una richiesta di Oreste al padre morto.

Eschilo risponde che quando parliamo ai morti non li raggiungiamo nemmeno ripetendo tre volte- oi|" ouhde, tri;" levgonte" ejxiknouvmeqa (1176)

 

Alcune persone vive, non morte, e vivano pure a lungo, continuano a scrivere sul mio facebook che la statua della spigolatrice di Sapri è brutta e non c’è altro da dire. Eppure continuano a ribadirlo. Ho cercato di chiarire, e lo spiego per l’ultima volta, che non ho scritto né pensato che la statua sia bella, ma ho criticato il fatto che da una scultura brutta alcune persone traggano occasione per scagliarsi contro la libertà di espressione quando questa non è offensiva, e ribadisco che in quella brutta statua non c’è alcuna offesa per le donne. Siccome alcuni trovano offensivo quel calkov" in quanto kallivpugo", temo che tra un po’ di tempo verrà vietato alle ragazze belle di venire al mare in costume, una consolazione per gli occhi che hanno visto tante brutture, dalle guerre allo sfruttamento, e una prova della bontà del creatore, chiunque egli sia.

 

 

Pesaro 28 settembre 2021 ore 10, 41.

giovanni ghiselli

 

p. s

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