giovedì 16 settembre 2021

Le Rane di Aristofane. IX parte. Aspetti della religiosità greca

coro greco
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Continua la parodo

Tornano  a cantare i coreuti

Ognuno avanzi con forza verso i seni fioriti dei prati ejς tou;ς eujanqei'ς kovlpouς-leimwvnwn, tripudiando e motteggiando kajpiskwvptwn, e scherzando kai; paivzwn,  e canzonando (374).

 

L’atmosfera è giocosa: mi ricorda quello delle Università di tutto il mondo alla fine degli anni Sessanta. Vidi quelle di Bologna, Roma, Praga e Debrecen. Giocosa e politica. Allora la gioventù e buona parte dell’umanità educata credeva in sé stessa. Ma durò poco.

 

Il coro poi inneggia a th;n Swvteiran, la Salvatrice. Demetra regina delle ricche messi, signora delle sante orge ajgnw'n ojrgivwn a[nassa (o[rgion è il rito misterico).

Salvatrice è pure Kore, la Ragazza figlia di Demetra.

Salveranno il paese eij" ta;" w{ra", per il volgere di belle stagioni

Demetra viene invocata a proteggere il coro che è suo

 Fai che tutto il giorno io danzi e scherzi ajsfalw'ς, senza scivolare.

 

C’è la tipica relogiosità greca che risale a Saffo: il devoto mostra non solo fiducia verso la divinità ma anche confidenza e gratitudine.

Il rapporto della poetessa di Lesbo con la dea non è di sottomissione o umiliazione, bensì di amicizia e gratitudine.

Riporto la traduzione-mia ovviamente- dell’ Ode con la preghiera ad Afrodite ( 1D.):

" Immortale Afrodite dal trono variopinto,

figlia di Zeus tessitrice di inganni (dolovploke), ti prego

non domarmi il cuore con affanni

né angosce, o signora,

 

ma vieni qua, se mai anche l'altra volta

udendo la mia voce da lontano

mi desti ascolto, e, lasciata la casa d'oro

del padre, giungesti

 

aggiogato il carro; passeri belli

 ti portavano veloci sopra la nera terra

fitte roteando le ali dal cielo

nel mezzo dell'aria.

 

Subito giunsero, e tu, o beata,

sorridendo nel volto immortale

chiedesti che cosa soffrissi di nuovo e perché

di nuovo chiamassi

 

e che cosa più di tutto volevo che mi toccasse

nel folle cuore: "chi debbo ancora persuadere per te, 18

in modo da condurlo di nuovo al tuo amore? chi ti fa

torto o Saffo?

 

E infatti se fugge, presto inseguirà

(kai; ga;r aij feuvgei, tacevw~ diwvxei),

se non accetta doni, anzi  li farà,

e se non ama, presto amerà

anche se non vuole.

 

Vieni da me anche ora (e[lqe moi kai; nu'n), liberami dai tormentosi 25

 affanni, e quanto il mio cuore

desidera compiere, compilo, e tu stessa

sii alleata".  Strofe saffiche

 

Viene in mente questa considerazione di Nietzsche:"Ciò che fa stupire nella religiosità degli antichi Greci è la copiosa abbondanza del senso di riconoscenza che emana da essa:-un tipo di uomo veramente nobile è colui che sta innanzi alla natura ed alla vita in questo atteggiamento!- In seguito, quando in Grecia la plebe ebbe il sopravvento, anche nella religione incominciò a farsi strada il timore; stava preparandosi il cristianesimo" . In effetti nell'Edipo re  di Sofocle troviamo un'analoga espressione di gratitudine quando il coro in preghiera invoca gli dèi affinché allontanino da Tebe il male della peste e ricorda: "se mai anche per una precedente sciagura/che si levava sulla città/metteste fuori luogo la fiamma della pena/venite anche ora e[lqete kai; nu'n" (vv.164-167)

 (cfr. e[lqe moi kai; nu'n, v. 25 dell’ode di Saffo.)

 

A conferma di questo posso citare un pensiero di Marco Aurelio:"getta via la tua sete di libri, perché tu possa morire non balbettando ma davvero sereno e grato agli dèi dal profondo del cuore" (A se stesso, II, 3).

 

Poi il coro degli iniziati afferma che vuole dire polla; gevloia  e polla; de; spoudai'a (389-390). E’ lo spoudogevloioς, il seriocomico. Il coro si fa profeta del poeta e chiede la grazia della vittoria

Viene invocato Iacco amante delle danze perché   accompagni i coreuti dalla dea e mostri che percorre pollh;n oJdovn a[neu povnou, lunga strada senza fatica.   E’ un motivo ricorrente nelle laudi a Dioniso.

Cfr. le Baccanti di Euripide

Inizio della Parodo vv. 64-67.

Dalla terra d’Asia

lasciato il sacro Tmolo metto in rapido movimento                                   

per Bromio una fatica dolce povnon hJduvn,  e un travaglio,  buon travaglio, kavmaton t j  eujkavmaton

celebrando Bacco con grida di evoè. 

E al v. 194 Cadmo dice a Tiresia : “il dio ci guiderà ajmocqiv, senza fatica

 Ca. Andremo dunque fino al monte coi carri?

Ti. Ma il dio non avrebbe onore nello stesso modo.

Ca. Io vecchio guiderò come un ragazzo te che sei vecchio?

Ti. Il dio ci guiderà lì senza fatica.

 

Si fanno senza fatica fisica né mentale  e riescono bene le cose che piacciono. E’ dal 22 luglio che preparo questo corso e ho saltato solo due giorni per dare maggiore spazio alla ascèsi corporea. Non ho mai provato fatica tanto mi piace imparare e scalare i monti con la bicicletta.

 

I coreuti  fanno notare al dio lo stato del costume che indossa : tu  hai fatto a pezzi per scherzo (ejpi; gevlwti) e per economia- kajp j eujteleiva/ questo sandalo e lo  straccio su; ga;r katescivsw-katascizw - ejpi; gevlwti kajp  j eujteleiva/ tovde to; sandaliskon kai; to; rJavkoς (Rane, 405-406). Forse faceva parte del mascheramento della processione.

Il  kajp j eujteleiva/, la poca spesa forse allude alla parsimonia del corego.

Ma l’eujtevleia , il basso prezzo, significa pure l’anticonsumismo che abbiamo già visto negli Acarnesi (vv. 32-36).

 

In Tucidide  l’ eujtevleia è associata al buon gusto.

come dice in sintesi il  Pericle di Tucidide:"filokalou'mevn te ga;r met j eujteleiva"  kai; filosofou'men a[neu malakiva"" (Storie, II, 40, 1) in effetti amiamo il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza.

Leggete anche la nota: è importante.

A proposito di personaggi del dramma pezzenti  viene in mente l’euripidaristofaneggiare di Cratino.

 

I miei detrattori diranno: ti sono simpatici i pezzenti perché tu sei il più pezzente più sdrucito e l’accattone più miserabile di tutti.

Sì, è vero, ma dicendo questo i pezzenti mentali mi fanno onore perché io mi vanto dio essere un mendico. Cerco di accattare amore e bellezza. I miseri quattrini non mi hanno mai fatto gola.

 

Il coro ricorda che poco prima danzando e sbirciando, ha visto titqivon prokuvyan, una tettina  spuntare dalla tunica lacerata citwnivou pararragevntoς (pararrhvgnumi) di una ragazza carina:  una compagna di giochi dal bel volto compagna di giochi eujproswvpou sumpaistriva" 410

Nell’Edipo re  il volto bello è indicato come un rimedia contro la peste. Se invece di usare i droni o i  mitra o le bombe gli assassini guardassero in faccia le loro vittime, probabilmente non le ammazzerebbero.

Nella Parodo di questa tragedia di Sofocle il Coro di vecchi Tebani chiede aiuto ad Atena con queste parole:" e il peana lampeggia/ e la voce lamentosa del flauto concorde,/per cui, o aurea figlia di Zeus,/ manda un aiuto dal bel volto eujw`pa pevmyon ajlkavn" vv. 186-189).

 

Iacco filocoreuthvς , amico delle danze, viene pregato di accompagnare  i coreuti (Vespe 414).

Chiunque guidi i tiasi è Bromio: Brovmioς o{stiς a[gh/ qiavsouς come dicono le Baccanti (v. 155), sempre nella parodo.

 Nell’Antigone leggiamo vv. 151-154: "andiamo a tutti i templi degli dei/con danze che durano la notte intera,/e il Tebano che scuote la terra/ e Bacco, sia il primo. oJ d’ e[xarcoς Brovmioς (154)

Secondo Nietzsche, il Coro vede Dioniso poi entusiasma gli spettatori in maniera dionisiaca.

 

Questo Dioniso buffo e lascivo risponde che gli è sempre piaciuto essere un accompagnatore-filakovlouqo"- e ora vuole danzare giocando con lei (Vespe, 414).

 

Pesaro 16 settembre 2021 ore 18, 07

giovanni ghiselli

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