Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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sabato 4 settembre 2021
Aristofane le Vespe 12. Il primo vantaggio del potere: non curarsi del denaro.
Filocleone dichiara che dimostrerà il fatto che il potere dei giudici dell’Eliea non è inferiore ad alcun regno- peri; th`" ajrch`" ajpodeivxw- th`" hjmetevra" w" oujdemia`" h{ttwn ejsti;n basileiva" (548-549)
Il vecchio eliasta smonta il potere regale come nel corso precedente abbiamo visto farlo nelle tragedie di Seneca e in quelle di Shakespeare.
Ricordo e ripeto due o tre casi.
"Il tema fondamentale di tutto il teatro senecano…è che potere e regno, condizioni di illusoria felicità soggette a rovinosi cambiamenti di sorte, coincidono con la frode, con l'Erinni familiare, con il furor mentre l'unica salvezza è la obscura quies , la serenità del proprio cantuccio, l'esser parte indistinguibile della folla. L'avversione al regno ha come aspetto complementare l'esaltazione della tranquillità di ogni piccolo uomo, uno qualsiasi della massa silenziosa: felix mediae quisquis turbae, come canta un coro dell' Agamennone (v. 103).
Liceat in media mihi/latere turba (Thy. 533 sg,) afferma Tieste prima di cadere nelle lusinghe del potere e nella trappola tesagli da Atreo" .
Nell’ultimo atto del Riccardo III c’è il famoso grido che smonta il potere regale: a horse!a horse! My kingdom for a horse! (V, 5).
Seneca e Shakespeare smontano ogni potere tranne quello su se stesso, mentre Filocleone salva e magnifica il potere degli eliasti.
Non c’è niente che sia più felice e beato più del giudice- eu[daimwn kai; makaristo;n ma`llon dikastou`, dice (550), nessuna creatura vivente più lasciva o terribile h] truferwvteron h] deinovteron, soprattutto se è vecchio.
Nella vecchiaia i dati del carattere si accentuerebbero soprattutto quelli negativi.
Ma cfr. Cicerone, De senectute, 3: "in moribus est culpa, non in aetate", la colpa sta nei costumi, non nell'età.
Segue la descrizione di tanto potere: la mattina, appena esce di casa, uomini grossi e alti quattro cubiti (circa 180 cm) mi aspettano ai cancelli. Saranno le guardie del corpo.
Quindi l’eliasta riceve le suppliche: qualcuno gli tende la mano delicata che ha rubato denaro pubblico- ejmbavllei moi th;n cei`r j ajpalh;n tw`n dhmosivwn keklofui`an (554).
Mi vengono in mente le mani “delicate” che pigiano con delicatezza un il tasto che distrugge magari un veicolo con dentro dei bambini.
I supplicanti pregano il giudice con voce da fare pietà, che chiede pietà: “oi[ktirovn m j w\ pavter” 556, se mai anche tu stesso hai rubato.
Insomma: chi di voi è senza peccato scagli la pietra per primo.
Questo ladro sa di ricevere comprensione perché è già stato salvato una volta da Filocleone.
Quindi il vecchio entra nel tribunale dove riceve altri supplici.
Alcuni piangono la loro miseria-oiJ me;n g j ajpoklavontai penivan aujtw`n (564), poi aggiungono altri guai.
Altri puntano sul comico e raccontano facezie di Esopo, altri ancora motteggiano per farmi ridere e deporre l’ira- oiJ de; skwvptous j i{n j ejgw; gelavsw kai; to;n qumo;n kataqw`mai- 567-.
Tuttora i buffoni vengono premiati sui tappeti rossi perché devìano l’attenzione dalle tragedie che stiamo vivendo e servono a smussare la rabbia dei lavoratori ridotti a schiavi.
Altri arrivano con i bambini e le bambine per mano.
In effetti i bambini attirano l’attenzione perché ci ricordano un passato di ingenuità, curiosità, vitalità. Gli accusati a testa bassa si mettono a belare. Il padre mostrando i figli prega il giudice per i figli di assolverlo dall’accusa di malversazione.
Quindi gli raccomanda i figlioli, particolarmente la femmina.
“ eij de; toi`" coiridivoi" caivrw, qugatro;" fwnh`/ me piqevsqai” (573), se mi piacciono le porcelline devo dare retta alla voce della figlia.
Cfr. la tragica scena delle porcelline negli Acarnesi.
A questo punto noi eliasti abbiamo già allentato il piròlo, il bischero dell’ira.
Questo dunque è megavlh ajrchv, un grande potere che ci dà facoltà di fregarcene perfino della ricchezza- kai; plouvtou katachnhv- (575). Insomma il potere del giudice può ottenere dei favori con maggiore facilità che impiegando del denaro, tanto è vero che chi ruba i soldi deve pregare chi ne guadagna pochi.
Filocleone continua a raccontare al figlio i vantaggi del giudice.
Quando i giovani passano la visita aijdoi`a pavresti qea`sqai (578) possiamo assistere allo spettacolo dei loro bischeri.
Il flautista- - aujlhthv"- assolto suona una bella marcia a noi giudici quando usciamo. Poi diamo in sposa una donna ereditiera non all’uomo indicato dal padre nel testamento ma a uno che ci abbia persuaso con le suppliche. Tutto questo possiamo fare senza rendere conto a nessuno ajnupeuvqunoi drw'men, 587 mentre nessun altro ha questo potere- tw`n d ’ a[llwn oujdemij ajrchv- 587.
Neel dibattito costituzionale di Erodoto il nobile persiano Otane dice che non è cosa piacevole né buona (ou[te ga;r hJdu; ou[te ajgaqovn, III, 80, 2) che uno di loro sette diventasse re.
Discutevano se preferire la monarchia, l’oligarchia o la democrazia.
La magofoniva aveva soppresso il falso Smerdi e altri magi.
Il vero Smerdi lo aveva ucciso Pressaspe per ordine dell’altro figlio di Ciro il Vecchio, fratello Cambise che aveva fatto un sogno ingannevole. Smerdi era stato ammazzato da Pressaspe che poi si era ucciso. Cambise era morto dopo vari atti di pazzia in seguito a una ferita che si era fatta, involontariamente, da solo.
Dopo l’uccisione dei Magi dunque Otane dunque propugnava la democrazia.
-Avete visto l’ybris di Cambise- continua- poi quella del Mago.
Al monarca è lecito (e[xesti) fare quello che vuole senza renderne conto (ajneuquvnw/ poievein ta; bouvletai)
Pesaro 4 settembre 2021, ore 12 e 1 minuto
giovanni ghiselli
p. s.
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