domenica 18 aprile 2021

Debrecen 1980. Capitolo 2. La notte e la cena desolate. A Fulvio, artista e amico salvatore

io e Fulvio alla mia destra
La notte e la cena desolate. A Fulvio, artista e amico salvatore


Era l’ora di cena: gli uffici amministrativi erano chiusi e non potemmo prendere alloggio nel collegio. All’Aranybika non c’era posto, sicché dovemmo dormire in un alberghetto triste accanto alla stazione situata sull’estremo opposto della via principale. Anche questo fu un segno, un chiaro annunzio di futuri danni: mi respingevano i luoghi dove avevo passato i giorni e le notti migliori della mia vita con le amanti ottime.

Ero ridotto a dormire con una nemica in un postaccio rimediato per ripiego. Pensai che anche Ifigenia, sebbene la più bella, era pur sempre un ripiego rispetto a Elena, Kaisa e Päivi di cui conosci le storie grandi e meravigliose, lettore.

Oltretutto in quel luogo già connotato dallo squallore Ifigenia vomitò quanto non aveva smaltito.

Il giorno seguente ottenni tre letti in collegio distribuiti in due stanze: Ifigenia con altre donne.

Me ne consolai. Per festeggiare il successo la sera invitai a cena Fulvio ovviamente e Alfredo che era arrivato prima di noi. La comes però aveva ancora la nausea e di sua iniziativa non  diceva parola. Rispondeva a monosillabi. Ne avevo l’angoscia e rimpiangevo talmente tutte le estati passate, comprese quelle della mia solitudine antica, che alla fine dell’orribile cena, vaticinai una profezia lugubre: “Sono sicuro che morirò come vivo: del tutto solo”.  

Fulvio intanto disegnava con arte il mio volto buio, straziato e irrigidito e pietrificato dal dolore

“Bravo amico. Sei stato e sei un maestro: a fare il  meglio per me ho spesso imparato da te, fin dal luglio remoto del 1966 quando ero pensoso di cessare il viver mio in qualche maniera, e tu mi salvasti dicendomi, tu solo allora, che valevo qualcosa.  Ora mi insegni che devo curare questo dolore prima che causi altri danni: resecare questo falso amore che sta diventato penoso e pericoloso non meno di un cancro.

Morbosus amor cancer est.

 Ipse valere opto et taetrum hunc deponero morbum”.

Questo pensai.


Bologna 18 aprile 2021, ore 12, 24

Giovanni ghiselli


p. s.

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