PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUI
Ultimo scambio di battute tra Cleopatra e Ottaviano nell’Antonio e Cleopatra
L’ereditarietà
della colpa. Il disprezzo del lavoro mercantile
Cleopatra
dice: si deve sapere che noi, le persone più grandi della storia umana, siamo
mal giudicati per cose fatte male da altri - be it known thate we, the
greatest, are miss - thought/ for things that other do, e quando cadiamo
rispondiamo con il nostro nome di quanto hanno meritato altri, and when
we fall, - we answer other merits L. meritum - merere in our name,
e quindi siamo degni di compassione, and therefore to be pitied” (V,
2, 276 - 279)
Ancora una
negazione della felicità di chi raggiunge o eredita il potere nel cui ambito
vige, secondo Cleopatra, la legge della ereditarietà della colpa chiarita per
la propria stirpe da Eteocle nei Sette a Tebe di Eschilo.
Un problema
grande nell’uomo greco è quello della ereditarietà delle colpe dei padri.
Sentiamone alcune espressioni: Eteocle nei Sette a Tebe non è
personalmente colpevole ma deve pagare per :"la trasgressione antica/dalla
rapida pena/che rimane fino alla terza generazione:/quando Laio faceva
violenza/ad Apollo che diceva tre volte,/negli oracoli Pitici dell'ombelico/del
mondo, di salvare la città/morendo senza prole;/ma quello vinto dalla sua
dissennatezza/generò il destino per sé,/Edipo parricida,/quello che osò
seminare/il sacro solco della madre, dal quale nacque/radice insanguinata,/e fu
la pazzia a unire/gli sposi dementi" (vv.742 - 757).
Il Coro dell ’Antigone di Sofocle deplora la catastrofe della ragazza con queste
parole: "Avanzando
verso l'estremità dell'audacia,/hai urtato , contro l'eccelso trono della
Giustizia,/creatura, con grave caduta,/ del resto sconti una colpa del
padre" (vv. 853 - 856).
Ora
leggiamone un’interpretazione, a sua volta parecchio problematica, di Pasolini: “Uno dei temi più misteriosi del teatro tragico greco è la predestinazione
dei figli a pagare le colpe dei padri. Non importa se i figli sono buoni,
innocenti, pii: se i loro padri hanno peccato, essi devono essere puniti. E’ il
coro - un coro democratico - che si dichiara depositario di tale verità: e la
enuncia senza introdurla e senza illustrarla, tanto gli pare naturale”
Pasolini trova una ragione nella legge della tragica predestinazione a
ereditare le colpe: i giovani del 1975 sono figli di padri colpevoli, padri
“che si son resi responsabili, prima, del fascismo, poi di un regime clerico - fascista,
fintamente democratico, e, infine, hanno accettato la nuova forma del potere,
il potere dei consumi, ultima delle rovine, rovina delle rovine”. I figli
dunque sono puniti. “Ma sono figli “puniti” per le nostre colpe, cioè per le
colpe dei padri. E’ giusto? Era questa, in realtà, per un lettore moderno, la
domanda senza risposta, del motivo dominante del teatro greco. Ebbene sì, è
giusto. Il lettore moderno ha vissuto infatti un’esperienza che gli rende
finalmente, e tragicamente, comprensibile l’affermazione - che pareva così
ciecamente irrazionale e crudele - del coro democratico dell’antica Atene: che
i figli cioè devono pagare le colpe dei padri. Infatti i figli che non si
liberano delle colpe dei padri sono infelici: e non c’è segno più decisivo e
imperdonabile di colpevolezza che l’infelicità”.
E le colpe dei padri? Esse sono la complicità col vecchio fascismo e
l’accettazione del nuovo fascismo. Perché tali colpe?
“Perché c’è - ed eccoci al punto - un’idea conduttrice sinceramente o
insinceramente comune a tutti: l’idea cioè che il male peggiore del mondo sia
la povertà e che quindi la cultura delle classi povere deve essere sostituita
con la cultura della classe dominante. In altre parole la nostra colpa di padri
consisterebbe in questo: credere che la storia non sia e non possa
essere che la storia borghese” [1].
Ottaviano risponde a Cleopatra che non intende sottrarle nulla di quanto
ella ha dichiarato e si è meritata e prende le poprie distanze dalla figura del
mercante che l’antica aristocrazia disprezzava e magari anche la moderna lo fa,
soprattutto se è di origine mercantile.
“Caesar ’s no merchant, to make prize with you - of things that
merchants sold” (V, 2, 183 - 184), Cesare non è un mercante da contrattare con
voi un prezzo delle cose vendute dai mercanti.
Il disprezzo del mercante risale all’Odissea.
Odisseo
si offende poiché il Feace Eurialo gli ha detto che non sembra un atleta bensì
un ajrco;" nautavwn oi{ te prhkth're" e[asi (Odissea, VIII, 162) capo di marinai che sono mercanti ed
è ejpivskopo" kerdevwn aJrpalevwn, ispettore di guadagni rapaci (163 - 164).Cfr.
la lex Claudia de senatoribus ( del218 a. C.) proposta dal
tribuno della plebe Quinto Claudio e approvata. Prescriveva che nessun senatore
potesse avere una nave con una capacità superiore alle 300 anfore.
“Id
satis habitum ad fructus ex agris vectandos, quaestus omnis patribus indecōrus
visus” tale carico si ritenne impiegato per il trasporto dei prodotti
agricoli, ogni profitto ritenuto indecoroso per i senatori (Livio, XXI, 63)
La legge
aveva avuto l’appoggio del senatore Caio Flaminio il quale allora ebbe la
malevolenza del patriziato e il favore della plebe che lo elesse console per la
seconda volta. Venne eletto senza che si fossero presi gli auspìci. Morirà nel
217 sconfitto da Annibale al Trasimeno
Dante
nell’elogio di San Francesco scrive:
“Né li gravò
viltà di cor le ciglia
Per esser
fi’ di Pietro Bernardone,
né per parer
dispetto a maraviglia” (Paradiso, XI, 88 - 90)
Il padre di
Francesco di Assisi era un mercante appunto.
Se ne
ricorda Parini nell'ode Alla
Musa dove considera estraneo alla poesia "il mercadante che con ciglio
asciutto/fugge i figli e la moglie ovunque il chiama/dura avarizia nel remoto
flutto" (vv. 1 - 3).
Leopardi nel
canto Il pensiero dominante condanna la sua età "superba,/ che
di vote speranze si nutrica,/vaga di ciance, e di virtù nemica;/stolta, che
l'util chiede,/e inutile la vita/quindi più sempre divenir non vede" (vv.
59 - 64).
Ancora più
duramente si esprime nei confronti del lucro il poeta di Recanati nella Palinodia
al Marchese Gino Capponi: " anzi coverte/fien di stragi l'Europa e
l'altra riva/dell'atlantico mar... sempre che spinga/contrarie in campo le
fraterne schiere/di pepe o di cannella o d'altro aroma/fatale cagione, o di
melate canne,/o cagion qual si sia ch'ad auro torni" (vv. 61 - 67).
Bologna 26
aprile 2021, ore 19, 40
giovanni
ghiselli
p. s.
Statistiche
dell blog
Sempre1120274
Oggi333
Ieri372
Questo mese11363
Il mese scorso13315
[1] P.
P. Pasolini, Lettere luterane, I giovani infelici, pp. 5 - 12.
Nessun commento:
Posta un commento