NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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lunedì 26 aprile 2021

La presenza degli autori classici nelle tragedie di Shakespeare. XXVI. La femminilità di razza

Cleopatra
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La femminilità di razza

Cleopatra è imbruttita ma non ha perduto il suo fascino

L’ipocrisia e la perfidia del principe

 

Plutarco racconta che Antillo, figlio di Antonio e di Fulvia fu tradito dal suo precettore, quindi venne ucciso (81, 1). Cesarione di cui si diceva fosse figlio di Giulio Cesare venne ammazzato dopo la morte di Cleopatra. Altri figli della regina vennero utilizzati da Ottaviano perché Cleopatra non si uccidesse.

 La regina si era ferita battendosi il petto durante i funerali di Antonio, poi la piaga si era infettata. Le venne la febbre. Smise di mangiare per farla finita. Ma Ottaviano la fece desistere con il ricatto dei figli (Vita di Antonio 82).

Quindi andò a trovarla per confortarla. La trovò stesa in un giaciglio modesto - ejn stibavdi tapeinw`" (83, 1). Entrambi devono recitare per raggiungere ciascuno il suo scopo. Cleopatra si alzò vestita con una sola tunica e con la testa e il viso terribilmente devastati - deinw`" me;n ejxhgriwmevnh kefalh;n kai; provswpon. Si vedeva che il corpo soffriva quanto l’anima, hj mevntoi cavri" ejkeivnh kai; to; th`" w{ra" ijtamo;n ouj katevsbeto pantavpasin (83, 3) tuttavia quel suo famoso fascino e l’ardire della sua grazia non erano del tutto spenti, ma pure in quello stato tralucevano in qualche modo da dentro - ajlla; kaivper diakeimevnh" endoqe;n poqen ejxevlampe” e apparivano insieme nelle espressioni del volto - kai; sunepefaivneto toi`" kinhvmasi tou` proswvpou (83, 4). Evidentemente la vera bellezza, quella che resiste al tempo, all’indebolimento somatico, alle malattie, perfino allo sfregio, ha una sorgente nell’anima.

Ripeto delle parole attribuite da Shakespeare a Enobarbo sul fascino di Cleopatra la cui bellezza pure non era incomparabile 

Con la sua femminilità di razza Cleopatra sapeva rendere affascinante tutto quanto faceva:


“una volta la vidi saltare quaranta passi nella pubblica via,

 and having lost her breath, she spoke, and panted,

that she did make defect perfection,

 and, breathless, power breathe forth ( Antonio e Cleopatra, II, 2, 233 - 237) e rimasta senza fiato parlava ansimando in modo da trasformare un difetto in cosa perfetta, e senza fiato, esalava potere seduttivo.


Su questo Plutarco aveva scrtto che la la sua bellezza in sé - auJto; to; kavllo" - non era proprio incomparabile - ouj pavnu dusparavblhton. - dus - parabavllw - getto di fianco, paragono - né tale da stordire quelli che la vedevano - oujd j oi|on ejkplh'xai tou;" ijdovnta" - ma la sua compagnia aveva una presa dalla quale non si poteva fuggire - ajfh;n (a[ptw) d j ei\cen hJ sundiaivthsi" a[fukton (Plutarco, Vita di Antonio, 27).


Toniamo al capitolo 83 della Vita di Antonio con le ultime mosse di Cleopatra. Ella prima accennò a giustificarsi, attribuendo le proprie azioni alla necessità e alla paura di Antonio - eij" ajnavgkhn kai; fovbon jAntwnivou ta; pepragmevna trepouvsh" - (83, 4), ma Ottaviano ribatteva punto per punto, quindi lei cambiò metodo e tosto si rivolse alle preghiere e alle suppliche – tacu; pro;" oi\kton meqhrmovsato kai; devhsin.

 Cleopatra recita prima la parte dell’amante pentita poi quella della donna desolata. Il suo repertorio di donna e di attrice è vasto. Ora vuole dare anche l’impressione di essere molto attaccata alla vita. Pobabilmente perché questa parte le riesca bene deve pensare ai propri figli.

Quindi prese la lista delle sue ricchezze che consegnò al voncitore.

A questo punto però Seleuco, uno dei suoi amministratori, la accusò di nasconderne una parte. Cleopatra balzò su dal letto kai; tw`n tricwn` aujtou` labomevnh, e afferratolo par i capelli, gli diede molti ceffoni.(83, 5).

Cesare sorrideva, manifestando evidentemente superiorità e noncuranza sovrana. Anche lui aveva coscienza che la nostra vita è una recita.

 Poco prima di morire si avvide del buco nel cielo di carta del teatrino e 

domandò agli amici "ecquid iis videretur mimum vitae commode transegisse" (99), se a loro sembrasse che avesse recitato bene la farsa della vita, quindi chiese loro, in greco, degli applausi con la solita clausula delle commedie:" eij de; ti - e[coi kalw'" to; paivgnion, krovton dovte", se è andato un po’ bene questo scherzo, applaudite (Svetonio Augusti Vita, 99)

Cleopatra quindi parla a Ottaviano chiedendogli se non trovi terribile deinovn che mentre lui, il padrone del mondo va, a trovarla pur così malmessa, i suoi servi la accusano - oij de; dou`loiv mou kathgorou`sin.

Se ho messo da parte qualche ornamento femminile, nemmeno per me ma per fare un piccolo dono a Ottavia e (Vita di Antonio, 83, 6).


La servitù attribuita al cortigiano è un’attitudine e una categoria dello spirito. Può appartenere agli schiavi come pure ai prìncipi.


Nel mondo carnevalesco e rovesciato degli schiavi plautini[1] al posto del valore forte della fides troviamo quello della perfidia , la “santa” protettrice dei servi:" Perfidiae laudes gratiasque habemus merito magnas" (Asinaria, v. 545), abbiamo ragione di elogiare e ringraziare assai la mala Fede, dice lo schiavo Libano allo schiavo Leonida.

Cleopatra aggiunge che spera in una intercessione di Ottavia e Livia per trovare Ottaviano, fratello e marito, più benevolo e più clemente

Ottaviano si rallegrò credendo assolutamente che Cleopatra desiderasse vivere - pantavpasin aujth;n filoyucei`n oijovmeno" (83, 7). Quindi promise di trattarla bene e se ne andò credendo di averla ingannata mentre era lui piuttosto a essere stato ingannato - ejxhpathkevnai me;n oijovmeno", ejxhpathmevno" de; ma`llon.

L’inganno e la trasudano anche dai luoghi del potere.

Breve excursus: l’ipocrisia e la perfidia del pincipe

Riccardo III, è “ il principe che ha letto Il Principe. La politica è per lui pura pratica, un’arte il cui fine è governare. Un’arte amorale come quella di costruire i ponti o come una lezione di scherma. Le passioni umane sono argilla, e anche gli uomini sono un’argilla di cui si può fare quel che si vuole.”[2]

Riccardo viene aizzato dai suoi alleati a vendicarsi dei suoi nemici: “ But then I sigh, and, with a piece of Scripture, - Tell them that God bids us do good for evilAnd thus I clothe my naked villainy - With odd old ends stol’n forth of Holy Writ - And seem a saint, when most I play the devil” (I, 3), ma allora io sospiro, e, con un brano della Scrittura, dico loro che Dio ci ordina di rendere bene per male: e così rivesto la mia nuda scelleratezza con occasionali vecchi scampoli della Sacra Scrittura, e sembro un santo quando più faccio il diavolo. 

Riferisco un motto di Lisandro il comandante della flotta spartana che concluse la guerra del Peloponneso sconfiggendo gli Ateniesi: egli se la rideva di quanti stimavano che i discendenti di Eracle dovessero sdegnare di vincere con il tradimento e raccomandava sempre: "o{pou ga;r hJ leonth' mh; ejfiknei'tai prosraptevon ejkei' th;n ajlwpekhvn" dove di fatto non giunge la pelle del leone, bisogna cucirle sopra quella della volpe" (Plutarco, Vita di Lisandro, 7, 6).

La perfidia plus quam punica[3] di Annibale e quella italica di Machiavelli hanno avuto dei maestri greci. 

Nel XVIII capitolo di Il Principe, Machiavelli ricorda "come Achille e molti altri di quelli principi antichi furono dati a nutrire a Chirone centauro, che sotto la sua disciplina li costudissi". E ne deduce:"Il che non vuol dire altro, avere per precettore uno mezzo bestia et uno mezzo uomo, se non che bisogna a uno principe sapere usare l'una e l'altra natura; e l'una sanza l'altra non è durabile. Sendo dunque uno principe necessitato sapere usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe et il lione; perché il lione non si difende da' lacci, la golpe non si difende da' lupi. Bisogna adunque essere golpe a conoscere e' lacci, e lione a sbigottire e' lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendano. Non può, per tanto, uno signore prudente né debbe osservare la fede, quando tale osservanzia li torni contro e che sono spente le cagioni che la feciono promettere".


La constatazione del sangue umano che scorre nella corte viene denunciata da Donalbain, un figlio del re vecchio assassinato dal nuovo re, da Macbeth: "qui dove siamo ci sono pugnali nei sorrisi degli uomini: il vicino per sangue è il più vicino all'essere sanguinario (Macbeth 2, 3).

Torniamo al dramma Antonio e Cleopatra di Shakespeare

Cleopatra chiama Seleuco e lo presenta come my treasurer (V, 2, 141) , il mio tesoriere. Poi gli chiede di dire a Ottaviano che la regina non ha serbato nulla per sé: speak the truth, Seleucus (V, 2, 144) di’ la verità, Seleuco. Il tesoriere non obbedisce e nega che la regina dica il vero.

Ottaviano però giustifica Cleopatra la quale lamenta il fatto che gli uomini seguono la fortuna. “mine will now be yours, i miei ora saranno vostri (151) 

Nell’Oreste di Euripide il messo che riferisce a Elettra come si è svolta l’assemblea degli Argivi, fa una considerazione del genere a proposito degli araldi.


“E dopo questo si alza:

Taltibio che con tuo padre razziava i Frigi.

E parlò, lui sempre sottoposto ai potenti,

in modo ambiguo, da una parte ammirando il padre tuo

però senza approvare tuo fratello, intrecciando

 discorsi belli e malvagi: che aveva stabilito usanze

non belle verso i genitori; e occhiate sempre

sorridenti lanciava agli amici di Egisto.

Infatti tale genìa è siffatta: su chi ha successo

saltano sempre gli araldi. Questo è loro amico:

chi ha potere sulla città e si trova tra le autorità (vv. 887 - 897)


Cleopatra aggiunge che l’ingratitudine di quel Seleuco la rende furiosa

Quindi lo riempie di insulti: slave, soulless villain, dog! - O rarely base (V, 2, 157 - 158), schiavo, infame senza anima, cane! Mostro di bassezza!

Poi si giustifica con Ottaviano dicendo “ ho tenuto per sé soltanto alcuni gingilli donneschi, mentre ho messo da parte qualche dono più nobile riservato a Livia e Ottavia per indurle a pensarmi some nobler token I have kept apart - for Livia and Octavia, to induce - their meditation (168 - 170) Quindi ingiunge a Seleuco di andarsene non senza rinfacciargli la sua disumanità: wert thou a man - thou wouldst have mercy of me - (174 - 175), se tu fossi un uomo avresti pietà di me. Avere compassione dei caduti è la quintessenza dell’umanità. Infine Ottaviano lo congeda.

 

Bologna 26 aprile 2021 ore 9, 31

giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1] Plauto visse tra il 255 ca e il 184 a. C.

[2] Jan Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, p. 42.

[3] Tito Livio, Storie, XXI, 4.

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