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Aggiungo questo splendido pezzo di Luciano all’argomento
La vita umana come recita che presenterò nel mio corso
di giugno
Venne dato da tradurre diversi anni fa quale seconda
prova all’esame di maturità. Una volta agli studenti si chiedeva questo. Ero
tra gli esaminatori non interni nel liceo Mamiani di Pesaro. Gli studenti
furono in grado di tradurre. Doveva essere verso la fine degli anni Ottanta o
tra i primi anni Novanta, non ricordo l’anno preciso.
Toig£rtoi ™ke‹na Ðrînt… moi ™dÒkei Ð tîn
¢nqrèpwn b…oj pompÍ tini makr´
proseoikšnai,
Dunque a me che guardavo sembrò che la vita umana fosse simile a una lunga
processione,
corhge‹n d kaˆ
diat£ttein
›kasta TÚch, di£-
fora kaˆ poik…la to‹j pompeuta‹j t¦
sc»mata
pros£ptousa· tÕn
mn g¦r laboàsa, e„ tÚcoi,
basilikîj dieskeÚasen, ti£ran te ™piqe‹sa kaˆ
dorufÒrouj paradoàsa kaˆ t¾n kefal¾n
stšyasa
tù diad»mati, tù
d o„kštou
scÁma perišqhken·
e che la Tyche la guidasse e ordinasse ogni cosa, applicando ai
partecipanti abbigliamenti differenti e vari: preso uno
infatti, se è il caso, lo equipaggia da re, mettendogli la tiara,
attribuendogli guardie del corpo e incoronadogli il capo con un diadema, mentre
a un altro dà la foggia di un servo;
tÕn dš tina kalÕn enai ™kÒsmhsen, tÕn d ¥morfon
kaˆ gelo‹on pareskeÚasen· pantodap¾n g£r,
omai, de‹
genšsqai t¾n qšan.
uno poi lo adorna in modo che sia bello, un altro invece lo rende deforme e
ridicolo: multiforme infatti, credo, debba essere lo spettacolo.
poll£kij d kaˆ
di¦ mšshj tÁj pompÁj metšbale t¦ ™n…wn
sc»mata
oÙk ™îsa e„j tšloj diapompeàsai æj
™t£cqhsan,
¢ll¦ metamfišsasa tÕn mn Kro‹son ºn£gkase
t¾n toà o„kštou kaˆ a„cmalètou skeu¾n
¢nala-
be‹n, tÕn
d Mai£ndrion tšwj ™n
to‹j o„kštaij
pompeÚonta t¾n toà Polukr£touj turann…da
metenšduse kaˆ
mšcri mšn tinoj e‡ase crÁsqai
tù sc»mati·
Spesso poi a metà della processione cambia le parvenze di alcuni: non
permettendo che marcino in processione fino al termine come erano
stati ordinti, ma cambiando quell’ordine costringe Creso a prendere il costume
di uno schiavo, e di un prigioniero di guerra, mentre Meandrio che fino allora
sfilava tra i servi lo riveste con la tirannide di Policrate e per un certo
tempo gli lascia indossare quell’abito
™peid¦n d Ð tÁj pompÁj kairÕj
paršlqV, thnikaàta
›kastoj ¢podoÝj t¾n skeu¾n
kaˆ ¢podus£menoj tÕ scÁma met¦ toà sèmatoj
™gšneto oŒÒsper Ãn prÕ toà genšsqai, mhdn
toà
plhs…on diafšrwn.
Quando poi il tempo della processione è passato, allora ciascuno
restituendo l’abito e spogliandosi dell’aspetto con il corpo, diventa quale era
prima di essere nato, per niente diverso dal vicino.
œnioi d Øp' ¢gnwmosÚnhj,
™peid¦n ¢paitÍ tÕn kÒsmon ™pist©sa ¹ TÚch,
¥cqonta… te kaˆ ¢ganaktoàsin ésper o„ke…wn
tinîn steriskÒmenoi kaˆ oÙc § prÕj Ñl…gon
™cr»-
santo ¢podidÒntej.
Ma alcuni per stoltezza, quando la Tyche che sta accanto a loro richiede
l’adornamento, se la prendono, e se ne dolgono come se fossero privati di
alcuni beni propri e non restituissero quello di cui si erano serviti per breve
tempo.
O mai dš se
kaˆ tîn ™pˆ tÁj skhnÁj
poll£kij
˜wrakšnai toÝj tragikoÝj Øpokrit¦j toÚtouj
prÕj
t¦j cre…aj tîn dram£twn ¥rti mn Kršontaj,
™n…ote d Pri£mouj
gignomšnouj
À 'Agamšmnonaj,
kaˆ Ð aÙtÒj, e„
tÚcoi, mikrÕn œmprosqen m£la
semnîj tÕ toà Kškropoj À 'Erecqšwj scÁma
mimhs£menoj met' Ñl…gon o„kšthj proÁlqen ØpÕ
toà poihtoà kekeleusmšnoj.
Io credo che tu abbia visto spesso sulla scena gli attori tragici: questi
secondo la necessità dei drammi ora diventano Creonti, talora Priami o
Agamennoni, e, se è il caso, il medesimo attore che poco prima recitava con
gravità la parte di Cecrope o di Eretteo, poco dopo entra in scena da servo
secondo l’ordine del poeta.
½dh d pšraj œcontoj
toà dr£matoj ¢podus£menoj ›kastoj aÙtîn
t¾n
crusÒpaston ™ke…nhn ™sqÁta kaˆ tÕ
proswpe‹on
¢poqšmenoj kaˆ katab¦j ¢pÕ tîn ™mbatîn
pšnhj
kaˆ tapeinÕj per…eisin, oÙkšt' 'Agamšmnwn
Ð
'Atršwj oÙd Kršwn Ð Menoikšwj, ¢ll¦
Pîloj
Cariklšouj SounieÝj ÑnomazÒmenoj À S£turoj
Qeoge…tonoj Maraqènioj. toiaàta kaˆ t¦ tîn
¢nqrèpwn pr£gmat£ ™stin, æj tÒte moi Ðrînti
œdoxen.
Quando il dramma è già terminato ciacuno di loro, deposta la veste ricamata
d’oro e messa via la maschera e sceso giù dai coturni, se ne va
povero e dimesso, non più Agamennone figlio di Atreo, né Creonte figlio di
Meneceo, ma Polo figli di Caricle da Sunio o Satiro figlio di
Teogitone sa Maratona. Così sono sembrate le faccende umane a me come una volta
osservavo quello spettacolo.
Luciano (120-185 circa) Menippo o la
Necromanzia (16, 9-44)
Bologna 27 aprile 2021 ore 18, 31
giovanni ghiselli
p. s
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