Lacrimae iussae. Sorrise parolette brevi
Ripresi un tono conciliante per vedere come reagiva. Infatti si esercitava a fare l’attrice recitando tutte le parti, anche le più diverse tra loro nel giro di pochi minuti. Io nello stesso tempo per lei ero pubblico, regista e cavia.
“Domani pomeriggio ti darò una lezione di tennis, poi la sera andremo a cena con Alfredo e Silvano che hanno invitato due vietrnamite, così saremo costretti a parlare in inglese e tu potrai fare esercizio. Va bene?”
“Andrà bene a te. Io poi con le comuniste che a te piacciono tanto, a cena non vengo. I loro padri ammazzavano gli eroici militi americani andati là per liberare il popolo dal terrore di quel regime nefando!” rispose con ira, poi corse via.
“Va’ all’inferno” pensai. Quindi salii in camera mia. Verso le quattro quando ormai albeggiava e le foglie che strusciavano sui vetri delle finestre prive di persiane già verdeggiavano allo schiarirsi del cielo, e nei letti si vedevano ergersi i ventri di due russi grassi e grossi assai, Ifigenia aprì la porta, sporse dentro la testa nera, mi chiamò e mi chiese di uscire.
Ci sedemmo nella saletta di studio compresa tra le due camere da letto.
Con le lacrime agli occhi disse di avere capito di non essermi più gradita e di avere sbagliato venendo a Debrecen dove era in mia balìa e si sentiva come un gatto abbandonato dal padrone stanco di averlo tra i piedi.
Mi fece pena. Le accarezzai la piccola testa davvero felina anche perché si abbassava ai miei tocchi leggeri, e, con voce commossa, sussurrai: "Coraggio Ifigenia, vedrai che riusciremo a rimettere a posto il nostro rapporto uscito di sesto. Ti prometto che mi impegnerò a fondo per il nostro successo, tra noi e nella vita”,
Si confortò immediatamente: smise di lacrimare, sorrise e disse: “di solito, se tu ti impegni, hai successo, dato l’uomo che sei”. L’aveva sentito dire in un film dalla Taylor a Burton che recitavano Cleopatra e Cesare se non ricordo male.
“Sì - aggiunsi - trionferemo sulla parte cattiva di noi stessi. I miei successi li devo anche a te”
“Anche io, gianni, ce la metterò tutta e non ti deluderò, vedrai. Io ti adoro”
Erano solo parole dettate dall’intenerimento emotivo, momentaneo e indotto per questa commedia da recitare quando l’aurora faceva fiorire un giardino rosa nel cielo.
Mi tornò in mente la riconciliazione con Elena che cantava Summertime nel ’71. Ma quelle era una cosa seria, un mio sgarbo, le mie scuse, la sua comprensione. Qui tutto era provocato per recitare, dalle iussae lacrimae alle sorrise parolette brevi.
Certo era che non potevamo rimettere a posto la relazione scardinata in quanto ci ferivamo a vicenda molto più spesso di quanto volessimo ancora darci una mano di aiuto.
Bologna 19 febbraio 2021 ore 18, 30
giovanni ghiselli
p. s.
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