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lunedì 5 aprile 2021

“I VOLTI DELLA GIUSTIZIA”. Settima e ultima parte

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“I VOLTI DELLA GIUSTIZIA”. Settima e ultima parte


La dimensione religiosa, trascendente lo spazio del nomos e delle virtù cardinali sembra essere necessaria e inevitabile all’uomo medievale.

 

Lo afferma con sicurezza anche l’Antigone di Sofocle rifiutando il decreto del re di Tebe che vieta di dare sepoltura a un morto.

Quando Creonte le domanda: "E dunque osavi trasgredire queste leggi?" - ( kai; dh`t j ejtovlma" touvsd j ujperbaivnein novmou" Antigone, 449)

Antigone risponde: "Sì, infatti secondo me non è stato per niente Zeus il banditore di questo editto - (oJ khruvxa" tavde) /né Giustizia - Divkh) che convive con gli dei di sotterra/determinò tali leggi tra gli uomini - toiouvsd j ejn ajnqrwvpoisin w{risen novmou" - ,/né pensavo che i tuoi bandi avessero tanta/forza che tu, essendo mortale, potessi oltrepassare/i diritti degli dei, non scritti e non vacillanti (vv. 450 - 455).

Per Antigone le leggi cui si deve obbedienza sono quelle di provenienza divina.

 Lo stesso pensa il coro dell'Edipo re che nella prima strofe del secondo Stasimo, "punto nodale della tragedia"[1], canta:"Oh, mi accompagni sempre la sorte di portare/ la sacra purezza delle parole/e delle opere tutte, davanti alle quali sono stabilite leggi/sublimi, procreate/attraverso l'aria celeste di cui Olimpo è padre da solo né le /generava natura mortale di uomini/né mai dimenticanza/potrà addormentarle:/grande c'è un dio in loro e non invecchia" (vv. 863 - 872).

"Da questi versi risuona chiaro ad ognuno l'addolorato avvertimento del poeta: "la religione è in pericolo", la religione che per lui coincide con le leggi non scritte, eterne e divine che rappresentano il fondamento morale della vita sociale. Con tutta la forza della sua convinzione egli scende in campo per essa nel luogo sacro, per umiliare con la rappresentazione della storia sacra la superbia dell'intelletto, per fugare il dubbio e per sostenere la fede vacillante"[2].

 

Ma torniamo a Cacciari. Il buon governo garantisce securitas: ciascuno svolge la sua funzione. Ci sono commerci e traffici tra città e campagna che non rimangono separate: c’è un muro ma è aperto, la gente va e viene.

Nella civitas di Ambrogio Lorenzetti tutto è sicuro: fuori e dentro le mura. E’ sicuro perché c’è una giustizia punitiva: la securitas vola con una forca in mano

Nel cielo si trovano giustizia divina e virtù teologali

Si combinano dialetticamente le cose celesti e quelle terrestri?

Nell’affresco che mostra gli effetti del Buon Governo il trascendente manca

In questa parte è realizzata la misura e la temperanza aristotelica

Tutto danza. Al centro della vita cittadina ci sono donne che danzano e fanno pensare a certi beati di Dante, alle carole del Paradiso.

Non può esserci una legge che non guarda Giustizia: la legge deve giustificarsi e nel pieno della civiltà medievale questa giustificazione sembra potersi ottenere soltanto laddove lo spazio terreno guarda oltre sé, guarda a un paradiso superiore, a una dimensione teologica.

 E’ il problema di Dante. Nel Monarchia tutto è conquistabile in terra per philosophica documenta, nella Commedia è così solo fino a un certo punto: arriva il momento dal quale Virgilio non basta più.

Occorrono altre guide: i philosophica documenta non bastano.

Cacciari poi parla della figura centrale della composizione, un’immagine che lo ha sempre affascinato. Infatti ne è riprodotta un’immagine alla fine del suo La mente inquieta Saggio sull’Umanesimo.

La Pace emerge con evidente eccezionalità, dalla posa al vestito, appare distinta e separata dal ritmo che collega le altre. Questa Pace può essere il riflesso del cielo teologico in terra. Il messaggio è: bada comune di Siena, bada civitas. E’ una Pace molto diversa dalla securitas dell’affresco degli effetti del Buon Governo. La pace è davvero sicura soltanto se la giustizia terrena guarda a quella divina: è la pax profunda dei medievali.

E’ la pace che Edipo raggiunge nell’ultima tragedia di Sofocle: a Colono.

 

Cacciari commenta questa Pax a parte di Ambrogio Lorenzetti con queste parole nel suo La mente inquieta Saggio sull’Umanesimo (tavola 16): “bellissima inventiva”, dirà san Bernardino predicando cento anni dopo nel Campo, in cui si esalta la pace come la condizione per rendere forte e ricca la città. Ciò che si ‘finge’ di non cogliere è che la Pace qui siede a parte, la sua voce è un a solo. Ella siede come in un luogo soltanto suo all’interno dello spazio comune. Tutto vi tende, ma nulla davvero la raggiunge e la tocca. Simbolo ante litteram dell’aporia intrinseca all’idea umanistica di Pace”.

Il video si conclude con Elisabetta Pozzi che legge espressivamente questi versi del Paradiso di Dante: canto XVIII - 52 - 78; 91 - 99; 106 - 108; canto - XIX 1 - 18; 22 - 63. Siamo nel sesto cielo, quello di Giove.

Le anime dei seguaci della Giustizia si dispongono formando le lettere dell’alfabeto raffigurando queste parole DILIGITE IUSTITIAM (…) QUI IUDICATIS TERRAM (XVIII - 91 - 93).

 

Fine

 

Brevissima appendice arbitrariamente aggiunta

La giustizia terrena troppe volte ha contraddetto quella divina secondo Dante. In terra gli stessi pontefici hanno sviato gli uomini dando “malo essemplo”. Pessimo esempio ha dato il Papa Giovanni XXII che scriveva scomuniche poi le cancellava per denaro.

Dante chiude il canto XVIII del Paradiso con questi versi sarcastici idirizzati a siffatto “Vicario”

“Ben puoi tu dire: I’ ho fermo il disiro

sì a colui che volle essere solo

e che per salti fu tratto al martiro

ch’io non conosco il pescator né Polo”

L’immagine di Giovanni Battista, patrono di Firenze, era impressa nel fiorino. Il denaro è il grande corruttore degli uomini. Esso contamina la giustizia terrena e offende quella divina

Dante biasima Firenze, tra l'altro, poiché "produce e spande il maladetto fiore/ch'a disviate le pecore e li agni,/però che fatto ha lupo del pastore"[3]. Si tratta ovviamente del fiorino.

 Shakespeare nel Timone d'Atene (IV, 3) chiama l'oro "comune bagascia del genere umano"; l'universale mezzana che "profuma e imbalsama come un dì di Aprile quello che un ospedale di ulcerosi respingerebbe con nausea".

 Marx nei Manoscritti economico - filosofici del 1844 , commenta il drammaturgo inglese dicendo che nel denaro rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l'universale rovesciamento delle cose" (p.154).

 

Bologna 5 aprile ore 16, 28

Giovanni ghiselli



[1] W. Nestle, Storia della religiosità greca , p. 218.

[2] Nestle, op. cit., p. 219.

[3]Paradiso , IX, 130 - 132.

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