venerdì 30 aprile 2021

Debrecen e Grecia 1980. Capitolo 16. Il viaggio di ritorno

Ifigenia mi fissava con uno sguardo fiero e cosciente che queste non erano soltanto parole. Quindi rispose: “Tu riconosci in me mito, poesia e nobiltà d’animo perché le hai dentro di te. Io contraccambio il tuo amore e comunque andrà a finire il nostro rapporto ti amerò sempre poiché nella tua persona straodinaria raduni tutti i valori essenziali dell’uomo umano: intelligenza, onestà, volontà. Queste  doti che negli altri sono dimidiate, divise e disperse, o del tutto assenti, tu le raccogli nella tua bella persona, e non vuoi tenertele dentro, ma donarle al possimo tuo, a me soprattutto. Ricordo la prima volta che ti vidi e ti sentii parlare Mi sembrava di essere la Salomè di Oscar Wilde affascinata da Iokanaan. Non avevo mai visto capelli neri come i tuoi e volevo toccarli. Volevo baciare la tua bocca, rossa come un ramo di corallo. Te lo dissi. Tu non mi respingesti gridando: “indietro, figlia di Sodoma! Non toccarmi. E io non chiesi al tetrarca la tua testa in cambio dei miei salti. E’ vero tesoro?”

Ci abbracciammo con forza lì sulle rovine della città ricca d’oro e sull’epilogo del nostro amore ridotto ai soli ricordi, privo di ogni progetto oramai. Tuttavia facemmo quasi l’amore davanti a un gruppo di turisti che ci osservavano meravigliati.

Poi partimmo. Eravamo felici, precariamente ma del tutto felici.

Impiegammo la sera e la notte per uscire dall’Ellade. Ci fermammo devoti alle Termopili davanti alla statua di Leonida con la scritta molw;n labev - vieni a prenderle - detto delle armi spartane richieste da Serse.

Quindi viaggiammo per altri due giorni. Andavamo d’accordo. Si beveva soltanto acqua che è ottima come Pindaro ci aveva insegnato, la sorella acqua di Francesco “la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta”.

La notte dormivamo qualche ora dentro l’automobile, verso mezzanotte mangiavamo un po’ di pane e margarina seduti sul parafango della bianca Volkswagen fermata in luoghi deserti da dove potevamo vedere gli innumerevoli sorrisi del mare illuminato dalla luna, la scura campagna addormentata e miriadi di stelle.

A mezzogiorno per ingannare la fame, ci si tuffava nei seni gonfi di luce.


Bologna 30 aprile 2021ore 11, 9

giovanni ghiselli


p. s.

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