ERCOLE DORATO, | aedes Aemiliana Herculis |
All’inizio della quinta scena del II atto Cleopatra dice ai suoi assistenti Carmiana Iras e Alexas: “Give me some music; music moody food of us that trade in love”, datemi della musica, musica umorale nutrimento di noi che traffichiamo nell’amore.
La musica significa pur senza parole. Può dare dei segni anche a chi traffica nel potere.
In questa stessa tragedia si sente una musica come di oboe in aria, o piuttosto da sotto terra, davanti al palazzo di Cleopatra e un soldato chiede: “It signs well, does it not?” E un altro milite “No”.
Dunque “What should this mean?” E il lucido pessimista risponde: “’Tis the god Hercules, whom Antony loved, Now leaves him” ( IV, 3, 14-16).
T. S. Eliot ha utilizzato queste parole: “the God Hercules/Had left him, that had loved him well” (Burbank with a Baedeker, Bleistein with a cigar (1920).
Plutarco scrive che l’aspetto stesso di Antonio ricordava quello di Eracle quale appare nei dipinti e nelle statue. Aveva una bella barba, un’ampia fronte e un naso aquilino. Secondo una tradizione antica gli Antoni erano Eraclidi discendenti da Antone, figlio di Eracle, e il triumviro si adoperava per confermare questa leggenda con l’atteggiamento e l’abbigliamento: portava al fianco una grande spada mavcaira megavlh e indossava un mantello ruvido savgo" perievkeito tw'n sterew'n (4, 1-4).
I Romani non approvavano il suo amore per Cleopatra e il fatto che riconobbe i gemelli avuti da lei. Ma Antonio era abile nel gloriarsi delle brutture ajll j ajgaqo;" w]n ejgkallwpivsasqai toi'" aijscroi'" (Vita, 36, 6) diceva che la nobiltà di stirpe si propaga con molti figli. Così Eracle e il poprio progenitore Antone, figlio di Eracle, avevano dato libero corso alla natura mettendo al mondo tanti figli.
Plutarco racconta che Antonio entrò in Efeso preceduto da donne vestite come le Baccanti e da uomini e fanciulli abbigliati da Satiri e da Pan; la città era piena di edera, tirsi, zampogne e flauti e la gente acclamava Antonio come Dioniso che dà gioia e amabile. Per alcuni sarà stato tale, ma per i più era j Wmhsth;~ kai; jAgriwvnio~ (Vita di Antonio, 24, 4-5), Dioniso Crudivoro e Selvaggio. Ricordo che Dioniso è un dio ambiguo con aspetti molto diversi nell’Iliade di Omero (V canto) nelle Baccanti di Euripide e nelle Rane di Aristofane.
Plutarco racconta alcune buffonate che i due amanti compivano divertendo gli Alessandrini i quali ridevano delle sue buffonate e dicevano che Antonio con i Romani usava la maschera tragica e con loro quella comica ( levgonte~ wJ~ tw`/ tragikw`/ pro;~ tou;~ JRomaivou~ crh`tai proswvpw/, tw`/ de; kwmikw/` pro;~ aujtouv~, 29, 4).
Vediamo allora un esempio di questa tendenza alla buffonata (bwmolociva)
Il biografo fa un esempio degli scherzi dei due amanti: una volta Antonio pescando senza prendere nulla ajlieuvwn potev kai; dusagrw`n era irritato: gli pesava l’insuccesso davanti a Cleopatra h[cqeto parouvsh" th`" Kleopavtra" (Vita di Antonio, 29, 5).
Allora ordinò a dei pescatori ejkevleuse tou;" aJliei`" di nuotare sott’acqua di nascosto e di attaccare all’amo dei pesci già pescati. Antonio tirò su due o tre volte quei pesci morti ma Cleopatra si accorse dell’inganno oujk e[laqe th;n Aijguptivan (6)
Fingendo però di essere ammirata prospoioumevnh de; qaumavzein, invitò gli amici ad assistere alla pesca il giorno seguente. All’indomani salirono su delle barche e Antonio si mise a pescare. Cleopatra allora ordinò a uno dei suoi di nuotare sott’acqua prima degli altri e di attaccare all’amo un pesce salato del Ponto Pontiko;n tavrico" (7)
Quando Antonio lo tirò su, scoppiarono le risa come era naturale e Cleopatra disse: “o grande comandante, lascia la canna da pesca a noi che regniamo su Faro e Canopo: la tua preda sono città, regni e continenti” ( Vita di Antonio, 7).
Mentre lo canzonava, trovò modo di lusingarlo.
Nell’Antonio e Cleopatra di Shakespeare è Carmiana che ricorda a Cleopatra questo scherzo: fu divertente quando faceste una scommessa sulla pesca; “ ’Twas merry
When you wager’d on your angling: when your diver
did hang a salt-fish on his hook, which he
with fervency drew up” II, 5, 15-18) fu divertente quando faceste una scommessa sulla vostra pesca; quando il vostro palombaro attaccò un pesce salato al suo amo ed egli lo tirò su con ardore.
La regina ricorda: “quella volta-o che tempi! I laughed him out of patience, and that night
I laughed him into patience”, io risi fino a fargli perdere la pazienza e la notte risi tanto da ridargliela, e la mattina dopo, prima della nona ora lo rimandai ubriaco al suo letto.
Anche il biografo nota brutti segni poco prima della guerra con Ottaviano “Pesaro città colonizzata da Antonio, situata sull’Adriatico Peivsaura
jAntwnivou povli" klhrouciva wj/kismevnh para; to;n jAdrivan, fu ingoiata da una voragine che si spalancò nella terra (Vita di Antonio, 60, 2).
Poi una statua di Antonio presso Alba stillò sudore per molti giorni, e, mentre lui stesso soggiornava a Patrasso, il tempio di Eracle fu colpito dai fulmini, quindi ad Atene il Dioniso della Gigantomachia situato sul muro meridionale dell’acropoli cadde nel teatro strappato dal vento (60, 3-4)
Antonio diceva di essere parente di Eracle per la stirpe, e di Dioniso poiché ne imitava lo stile di vita, Si faceva chiamare Diovnuso" nevo" (Vita di Antonio, 60, 5).
Seguirono altri presagi con tristo annunzio di futuro danno.
Plutarco fa notare un’altra analogia tra Eracle e Antonio, quindi lo assimila a Paride: come Eracle fu schiavizzato da Onfale, la regina di Lidia che gli tolse la clava e la pelle leonina- to; rJovpalon kai; th;n leonth'n (Vita, 90, 3), così Cleopatra ammaliò, disarmò Antonio e lo persuase a rimanere ozioso divertendosi con lei sulle spiagge di Canòpo.
Alla fine come Paride (Iliade, III 380 sgg ) fuggito dalla battaglia ejk th`" mavch" ajpodrav" (ajpodidravskw) affondava nei seni di lei eij" tou" ejkeivnh" kateduveto kovlpou" (90, 5)
Bologna 7 aprile 2021 ore 19, 25
giovanni ghiselli
p. s
Statistiche del blog
Sempre1111292
Oggi321
Ieri519
Questo mese2381
Il mese scorso13315
Nessun commento:
Posta un commento