martedì 13 aprile 2021

La presenza degli autori classici nelle tragedie di Shakespeare. XX La sconfitta di Antonio ne provoca la follia

Il Gabbiano, Piccolo Teatro di Milano
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L’insuccesso irrimediabile è spesso associato alla follia. Quando la realtà non è più sopportabile viene negata dalla pazzia che cerca di prolungare la vita.

Antonio manda al vincitore della battaglia decisiva l’ambasciatore Eufronio perché gli porti la sua sottomissione con la richiesta di poter rimanere in Egitto o almeno “to let him breathe between the heavens and earth, a private man in Athens” (III, 12, 14 - 15) di lasciarlo respirare tra il cielo e la terra come privato cittadino in Atene.

 

Ottaviano risponde di non avere orecchi per la sua richiesta. Quanto a Cleopatra che gli ha mandato la preghiera di conservare la corona dei Tolomei con l’offerta della propria sottomissione, la donna dovrà scacciare dall’Egitto Antonio her all - disgraced friend (22) - il suo amante del tutto screditato, se vorrà che le sue richieste non rimangano inascoltate.

Plutarco scrive che l’ambasciatore mandato a Ottaviano, Eufronio che era pure oj tw`n paivdwn didavskalo" (72, 2), maestro dei loro figli, riferì a Ottaviano che Cleopatra chiedeva il regno d’Egitto per i propri figli , e Antonio soltanto di vivere come privato cittadino - ijdiwvth" (72, 2) in Atene, se non poteva rimanere in Egitto.

Cesare non accolse le richieste di Antonio, mentre a Cleopatra rispose che non avrebbe mancato di ottenere niente di quanto era ragionevole chiedere se avesse ucciso o scacciato Antonio (Vita, 73, 1)

 

Torniamo a Shakespeare. Antonio reagisce con il misero orgoglio di un tempo che fu: ordina a Eufronio di tornare da Ottaviano per dirgli che la battaglia l’ha vinta grazie ai suoi ministri che avrebbero avuto successo anche se fossero stati comandati da un bambino.

Quindi: “lo sfido a lasciare da parte il suo vantaggio e a misurarsi con me già in declino, spada contro spada, noi soli - sword against sword - ourselves alone” (III, 13, 27 - 28)

Enobarbo in un a parte associa questa folle proposta agli insuccessi di Antonio.

I see men’s judgements are - a parcel of their fortunes” - 31 - 32 - vedo che i senni degli uomini fanno parte della loro fortuna . Antonio sogna, conoscendo la situazione, che la potenza di Cesare risponderà al suo vuoto.

Caesar, thou hast subdued - his judgment too” (35 - 36), Cesare, tu hai soggiogato anche il suo giudizio.

Antonio si è lasciato prima sottomettere da Cleopatra, poi sconfiggere da Ottaviano.

 Poco dopo entra Tireo mandato da Ottaviano e suggerisce a Cleopatra di affermare che lei non ha mai amato Antonio ma ha subito violenza da lui. Cleopatra non lo nega e manda a dire al padrone del mondo I kiss his conquering hand (75), io bacio la mano che ha vinto.

La donna difficilmente perdona l’insuccesso dell’uomo.

Cfr. Il Gabbiano (1895) di Cechov quando Kostantin dice che le donne non perdonano l’insuccesso. Quindi si uccide.

Quindi esplode la rabbia di Antonio il quale urla a Cleopatra “Ah, you kite! (III, 13, 89), avvoltoio!, e ricorda pateticamente la sua epoca d’oro, quando aveva successo e gli obbedivano i re, accorrendo come fanciulli al suono della sua voce.

 Quindi l’ultimo squillo del misero e folle orgoglio dell’uomo malamente caduto: I am Antony yet” (93), io sono ancora Antonio! Lo abbiamo già accostato al Medea superest di Seneca (Medea, 166).

La donna abbandonata però non ucciderà se stessa ma i figli avuti da Giasone che l’ha gettata nella disperazione e nella follia.

 

Anche nella Vita di Plutarco troviamo questa proposta di monomachia fatta dal vinto al vincitore. La sfida viene lanciata due volte.
La prima alla vigilia della battaglia di Azio: “
ajntikompavzwn jAntwvnio" aujto;n me;n eij" monomacivan proujkalei`to kaivper w]n presbuvtero"” (62, 4) rispondendo con spacconate Antonio lo sfidava a duello, sebbene fosse più avanti con l’età (Ottaviano era del 63 a. C., Antonio dell’82)

La seconda volta Antonio ripetè la sfida dopo l’ambasceria di Eufronio: “pavlin d ‘Antwvnio" e[pempe monomsach`sai prokalouvmeno" e Ottaviano rispose ad Antonio che aveva a disposizione molte vie per morire (ajpokrinamevnou d’ ejkeivnou polla;" ojdou;" jAntwnivw/ parei`nai qanavtou, 75, 1)

La sconfitta, il fallimento se non lasciano aperta nessuna via per rimediare, portano dunque alla follia e alla morte.

 

Bologna 13 aprile 2021, ore 12, 48

giovanni ghiselli

 

p. s.

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