PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUIIl Gabbiano, Piccolo Teatro di Milano
L’insuccesso
irrimediabile è spesso associato alla follia. Quando la realtà non è più
sopportabile viene negata dalla pazzia che cerca di prolungare la vita.
Antonio manda al
vincitore della battaglia decisiva l’ambasciatore Eufronio perché gli porti la sua
sottomissione con la richiesta di poter rimanere in Egitto o almeno “to let
him breathe between the heavens and earth, a private man in Athens” (III,
12, 14 - 15) di lasciarlo respirare tra il cielo e la terra come privato
cittadino in Atene.
Ottaviano risponde di
non avere orecchi per la sua richiesta. Quanto a Cleopatra che gli ha mandato
la preghiera di conservare la corona dei Tolomei con l’offerta della propria
sottomissione, la donna dovrà scacciare dall’Egitto Antonio her all - disgraced
friend (22) - il suo amante del tutto screditato, se vorrà che le
sue richieste non rimangano inascoltate.
Plutarco scrive che
l’ambasciatore mandato a Ottaviano, Eufronio che era pure oj tw`n paivdwn
didavskalo" (72, 2), maestro dei loro figli,
riferì a Ottaviano che Cleopatra chiedeva il regno d’Egitto per i propri figli , e Antonio
soltanto di vivere come privato cittadino - ijdiwvth" (72, 2) in Atene, se non
poteva rimanere in Egitto.
Cesare non accolse le
richieste di Antonio, mentre a Cleopatra rispose che non avrebbe mancato di
ottenere niente di quanto era ragionevole chiedere se avesse ucciso o scacciato
Antonio (Vita, 73, 1)
Torniamo a Shakespeare.
Antonio reagisce con il misero orgoglio di un tempo che fu: ordina a Eufronio
di tornare da Ottaviano per dirgli che la battaglia l’ha vinta grazie ai suoi
ministri che avrebbero avuto successo anche se fossero stati comandati da un
bambino.
Quindi: “lo sfido a
lasciare da parte il suo vantaggio e a misurarsi con me già in declino, spada
contro spada, noi soli - sword against sword - ourselves alone” (III,
13, 27 - 28)
Enobarbo in un a
parte associa questa folle proposta agli insuccessi di Antonio.
“I see men’s
judgements are - a parcel of their fortunes” - 31 - 32 - vedo che i senni
degli uomini fanno parte della loro fortuna . Antonio sogna, conoscendo la
situazione, che la potenza di Cesare risponderà al suo vuoto.
“Caesar, thou hast
subdued - his judgment too” (35 - 36), Cesare, tu hai soggiogato anche
il suo giudizio.
Antonio si è lasciato
prima sottomettere da Cleopatra, poi sconfiggere da Ottaviano.
Poco dopo entra
Tireo mandato da Ottaviano e suggerisce a Cleopatra di affermare che lei non ha
mai amato Antonio ma ha subito violenza da lui. Cleopatra non lo nega e manda a
dire al padrone del mondo I kiss his conquering hand (75), io
bacio la mano che ha vinto.
La donna difficilmente
perdona l’insuccesso dell’uomo.
Cfr. Il Gabbiano (1895)
di Cechov quando Kostantin dice che le donne non perdonano l’insuccesso. Quindi
si uccide.
Quindi esplode la rabbia
di Antonio il quale urla a Cleopatra “Ah, you kite! (III, 13, 89),
avvoltoio!, e ricorda pateticamente la sua epoca d’oro, quando aveva successo e
gli obbedivano i re, accorrendo come fanciulli al suono della sua voce.
Quindi l’ultimo
squillo del misero e folle orgoglio dell’uomo malamente caduto: I am
Antony yet” (93), io sono ancora Antonio! Lo abbiamo già accostato al Medea superest di
Seneca (Medea, 166).
La donna abbandonata però non ucciderà se stessa ma i
figli avuti da Giasone che l’ha gettata nella disperazione e nella follia.
Anche nella Vita di Plutarco troviamo
questa proposta di monomachia fatta dal vinto al vincitore. La sfida viene
lanciata due volte.
La prima alla vigilia della battaglia di Azio: “ajntikompavzwn
jAntwvnio" aujto;n me;n eij" monomacivan proujkalei`to kaivper w]n
presbuvtero"” (62, 4) rispondendo con spacconate
Antonio lo sfidava a duello, sebbene fosse più avanti con l’età (Ottaviano era
del 63 a. C., Antonio dell’82)
La seconda volta Antonio ripetè la sfida dopo
l’ambasceria di Eufronio: “pavlin d ‘Antwvnio" e[pempe
monomsach`sai prokalouvmeno" e
Ottaviano rispose ad Antonio che aveva a disposizione molte vie per morire (ajpokrinamevnou
d’ ejkeivnou polla;" ojdou;" jAntwnivw/ parei`nai qanavtou, 75, 1)
La sconfitta, il fallimento se non lasciano aperta
nessuna via per rimediare, portano dunque alla follia e alla morte.
Bologna 13 aprile 2021, ore 12, 48
giovanni ghiselli
p. s.
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