venerdì 16 aprile 2021

Viaggio in Grecia, 1981. Capitolo XXX. Il baccanale corrotto

Brindisi
Sbarcati a Brindisi eravamo contenti di essere usciti dalla nave noiosa. Salimmo sul rapido che era in orario, ma, arrivato alla stazione di Bari, si fermò per tutta la notte: a Barletta i viticultori avevano occupato i binari per indurre il nostro governo a combattere con forza maggiore la guerra dei vini contro i viticultori e il governo francese. Ci disponemmo a passare diverse ore nel vagone dove i nostri compagni di viaggio si lamentavano. Questi ignoti comites dicevano che gli agricoltori pugliesi potevano anche avere ragione, però davano prova di insensibilità egoistica bloccando diversi convogli pieni di gente, per sensibilizzare un governo che iniquamente permetteva tale violazione della legge e siffatta violenza su migliaia di persone, compresi  vecchi e bambini. Pensai che le difficoltà si dovrebbero risolvere insieme, non mettendosi gli uni contro gli altri.

Ifigenia si dispose a dormire appoggiando la schiena, chiudendo gli occhi e allungando le gambe verso di me che le stavo di fronte. La osservavo ammirato: era nella sua forma più trascurata: stanca, sudata, con i piedi calzati in scarpe di plastica, o gomma che fosse, comunque tutt’altro che fresca e aulente, eppure nell’insieme  bella e gradevole come Afrodite.

“Divina creatura-pensai- saremmo stati capaci di amore celeste noi due se non ci fossimo amati fino allo stremo di amore terrestre”.

Dopo qualche minuto scesi dal treno. Volevo osservare la gente. Diversi giovani muniti di barattoli con liquidi vari si radunavano non senza turbolenza attorno ad apparecchi elettrici  che tramettevano frastuoni catarrosi e metallici. Loro stessi, ragazzi e ragazze, erano assai agitati e urlavano mentre si accalcavano urtandosi a vicenda, spingendosi fin sopra i binari, perfino colpendosi nei dorsi piegati e nei ceffi sfacciati. Avrei voluto osservare il prossimo mio con benevolenza, ma il caos di quel baccanale corrotto, mi tolse i pensieri buoni e mi inoculò sentimenti cattivi compiendo l’ufficio di chi lo diffonde per radio e televisione proprio perché la gente non pensi e diventi cattiva. Per giunta lo scempio del cervello e del cuore diffuso dal baccano e dalle droghe è alleato con il consumo predicato perpetuamente da ogni forma di propaganda sebbene sia metafora e fratello dello spreco, della distruzione, della morte. Mi allotanai abbastanza per rflettere su quel branco che mi aveva disturbato e alienato dalla simpatia che sento istintivamente per ragazze e ragazzi

“Ecco la nostra civiltà antica- pensavo- di nuovo appestata dai Trimalchioni gestori del capitale: eccola di nuovo predisposta al carnevale cosmopolita che ci imporranno popoli meno corrotti”.

Mentre pensavo sbrigativamente in questa maniera, quella gioventù cui era stata negata l’educazione, aizzata dal fracasso infernale che rimbombava e frastornava i cervelli, si scambiava botte da orbi con violenza cieca appunto.

Mi vennero in mente le luride siringhe, spazzatura di morte, che avevo notato ni prati della sventura  della dotta ma grassa Bologna.

Le droghe deleterie talora si camuffano prendendo aspetti fallaci. Anche certi alimenti reputati bocconi ghiotti sono malefici .

Anche il mangiare smodato diventa una droga.

Mi vennero in mente le lasagne-vincisgrassi: un cibo che per essere mangiato senza danno presuppone digiuni ascetici nelle vigilie, un anticibo che, inghiottito sistematicamente senza esercizi somatici spossanti, senza una fame prolungata, in un paio di settimane  getta nell’obesità che predispone a ogni male.

Pensavo ai bambini obesi figli di genitori dementi e delinquenti che, suggestionati dalla pubblicità, li spingono a mangiare senza misura. Ogni giorno si ingrossa questo gregge di Ades che privato dell’educazione, per sfuggire alla noia, per riempire il vuoto  si getta sull’esca ingannevole lanciata da una propaganda che favorisce il profitto di alcuni e il decadimento dei più.

Questo amo coperto da bocconi avvelenati pende davanti agli occhi e alla bocca del volgo e lo sollecita, ne stuzzica i sensi e i nervi stremati, lo induce ad abboccare privo com’è di ogni difesa culturale, intellettuale e morale. L’ amo nascosto  squarcia il cervello.  

Le lusinghe ubique, assassine, spacciano come musica un frastuono drogato, come amore la pornografia, come arte la negazione della chiarezza e della bellezza. Diffondono un desiderio di spreco, rovina, luridume, annientamento, tutte metafore del folle consumo voluto dal mercato. Ne consegue un ribaltamento: la forza vitale diventa cieca violenza distruttiva, l’amore copula digrignante, lo stimolo è droga che invecchia, rende malato e annienta lo spirito con il corpo di chi la assume.


Bologna 16 aprile 2021 ore 9 e 56.

giovanni ghiselli

p. s.

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