NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 14 aprile 2021

La presenza degli autori classici nelle tragedie di Shakespeare. XXI. Antonio, acciecato dall’insuccesso, si degrada ulteriormente

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Antonio, acciecato dall’insuccesso, si degrada ulteriormente


Dopo avere rivendicato la propria identità, come fanno quanti temono di averla perduta, Antonio ordina di frustare Tireo, l’ambasciatore che gli ha riferito la volontà di Ottaviano

Moon and stars!

Whip him (III, 13, 96), luna e stelle, frustatelo!

 

Se sia lecito violare un ambasciatore discutono il podestà e il conte Attilio durante un banchetto nel palazzotto di don Rodrigo. Il podestà sostiene: “il messaggiero è di sua natura inviolabile, per diitto delle genti, jure gentium”. Quindi fa l’esempio dei fetiales “che gli antichi romani mandavano a intimar le sfide agli altri popoli” e non vennero mai bastonati”.

Ma “lo spensierato d’Attilio” ribatte che “un messo il quale ardisce di porre in mano a un cavaliere una sfida, senza avergliene chiesta licenza, è un temerario , violabile, violabilissimo, bastonabile, bastonabilissimo” (I promessi sposi, capitolo V). Urlavano entrambi e nom mancavano altre “voci discordi che cercavano a vicenda di soverchiarsi. Come succede in molte trasmissioni televisive.


Nel dramma di Shakespeare in effetti Tireo era entrato in scena subito dopo essere stato annunciato da un messo, e Cleopatra aveva detto: “What, no more ceremony? (III, 13, 22), e che, senza cerimonie?


Antonio dunque ribadisce che l’importuno deve essere frustato fino a farlo piangere. Lo sconfitto è irritato anche per la confidenza che Tireo si è preso con Cleopatra e l’impertinenza che ha avuto nel proporre un baciamano alla regina (Antonio e Cleopatra, III, 13, 81 - 82).


Plutarco racconta che Ottaviano mandò insieme con gli ambasciatori anche Quvrson uno dei suoi liberti, un uomo intelligente capace di parlare in modo persuasivo come si può fare con una donna altera e straordinariamente superba per la sua bellezza (73, 2)

Tyrso, siccome si intratteneva con la regina più a lungo degli altri e riceveva particolari onori kai; timwvmeno" diaferovntw", procurò dei sospetti ad Antonio ujpovnoian tw`/ jAntwnivw/ parevsce (73, 3) che lo fece prendere e frustare (ejmastivgwsen). Quindi lo rimandò Cesare scrivendogli che il liberto lo aveva irritato con la sua insolenza mentre egli era già facilmente irritabile per i guai - eujparovxunton ujpo; kakw`n o[nta (4).

L’insuccesso oscura tutta la vita di Antonio.

 

Torniamo a Shakespeare che ordina ai servi di portare via Tireo, e di riportarlo dopo le frustate - “being - L. fore ; Gk. fuvein - whipp’d Cf. L. vibrare - - bring him again

Dopo che i servi furono di scena usciti con Tireo, Antonio fa una scenata a Cleopatra degradandosi ancora.


Le dice: “you were half blasted ere I knew you” (III, 13, 105), eri gà mezzo appassita prima che ti conoscessi. Io dunque ho lasciato il mio guanciale intatto a Roma –Have I my pillow left unpress’d in Rome – e rinunciato ad avere una discendenza legittima - by a gem - L. gemma - of women - da una gemma tra le donne per essere ingannato da una che presta attenzione ai servi?

E continua: “sei sempre stata incostante, ma quando ci incalliamo nel nostro vizio , oh miseria - the gods seel - L. cilium, eye - lid - our eyes - gli dei ci acciecano. L’acciecamento mentale è l’ a[th dei Greci, quell’offuscamento della ragione che impedisce di vedere gli errori che commettiamo in tempo per evitarli .

Dopo averci acciecati gli dèi ci fanno adorare i nostri errori - make us - adore our errors - e ridono mentre noi avanziamo pomposamente verso il nostro rovinoso caos - laugh at while we strut –to our confusion (III, 13, 113 - 115).

 

Breve excursus sull’ a[th

Nell'Iliade c'è un discorso esortativo del maestro all'alunno con l'impiego del paradigma: si tratta di Fenice che nel IX canto prega Achille di accettare i doni di Agamennone, di domare il cuore magnanimo (v. 496) e smettere l'ira (v. 517), facendogli l'esempio (negativo) di Meleagroil quale, irato contro la madre Altea che l'aveva maledetto, non voleva difendere gli Etoli, che pure lo supplicavano offrendogli dei doni, dai Cureti i quali assalivano Calidone.

Il giovane ostinato intervenne solo quando i nemici arrivarono a scuotere il talamo (v. 588) dove egli giaceva con la sposa, la bella Cleopatra; allora ella lo pregò ed egli intervenne in battaglia salvando gli Etoli che però non gli diedero più i doni preziosi e belli (vv. 598 - 599).

 

 Anche qui dunque c'è l'uso del paradigma. "In nessun altro luogo dell'Iliade Omero è, in così alto grado come qui, maestro e guida della tragedia, come lo chiama Platone[1] ( ...) Dall'esempio di Meleagro si stacca l'idea religiosa dell'Ate, che è di tanto peso per il poeta dell'Iliade quale ci sta dinanzi compiuta. Sullo sfondo dell'allegoria, moralmente commovente, delle litài , delle preghiere, e della pervicacia del cuore umano, quest'idea brilla come un lampo minaccioso da cupe nubi"[2].

Le Preghiere ("Litaiv", Iliade , IX, 502) racconta Fenice, sono figlie di Zeus, zoppe, rugose e losche d'occhi; seguono Ate che è gagliarda, veloce e percorre la terra danneggiando gli uomini; esse pongono riparo se vengono richieste; ma se uno le rifiuta, le Litài chiedono a Zeus che l'Ate lo insegua ed egli paghi il fio. Ate insomma è una smisurata forza irrazionale contro la quale spesso la volontà e l'educazione umana sono impotenti. 

 Un vero e proprio trofeo di Ate ( "[ Ata" tropai'on", Eschilo, I sette a Tebe , v. 956) si trova sulle porte di Tebe sulle quali urtavano i fratelli figli di Edipo ammazzandosi a vicenda, poi, impadronitosi dei due, il demone cessò ("duoi'n krathvsa" e[lhxe daivmwn", v. 960).

 

Quindi Antonio aggiunge un’ulteiore volgarità : “ I found you as a morse cold upon /dead Caesar’s trencher” , vi ho trovata come un boccone freddo sul tagliere di Cesare morto, nay, you were a fragment of Cneius Pompey’ s, anzi eravate un avanzo di Pompeo. Senza contare le lussurie inaudite, ossia non registrate dalla famavolgare.

In conclusione: “though you can guess what temperance should be, - you knew not what it is” (116 - 122), sebbene tu possa supporre che cosa sia la temperanza, non sai che cosa davvero è.

 

 

Bologna 14 aprile 2021 ore 11, 31

giovanni ghiselli

 

p. s.

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[1]Platone Repubblica 595c: " e[oike me;n ga;r tw'n kalw'n aJpavntwn touvtwn tw'n tragikw'n prw'to" didavskalov" te kai; hJgemw;n genevsqai", sembra infatti essere il primo maestro e la guida di tutti questi bravi poeti tragici.

[2]Jaeger, Paideia 1, pp. 70 - 71.

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