sabato 24 aprile 2021

Debrecen e Grecia 1980. Capitolo 10. Il frontone occidentale del maestro di Olimpia. La preghiera

Il frontone occidentale del maestro di Olimpia. La preghiera

 

La mia compagna era bella e anche pensosa quel giorno. Parafrasando il vate tebano , le ricordai che noi destinati a morire, non dobbiamo aspettare nell’inerzia una vecchiaia inferma di peso a se stessa, ma acquistare ogni giorno nuovo vigore per afferrare la bellezza della vita, trattenerla dal cadere nel baratro dell’indifferenza, dal burrone scosceso della morte e farla brillare nel mondo perché dai cuori umani zampilli il ricordo di Dio. Ifigenia che al richiamo dell’arte prestava attenzione, annuì in silenzio.

Eravamo nel recinto dei templi caduti sotto gli alberi antichi, i pini di Olimpia che si levano al cielo e sussurrano misteriose voci profetiche suscitate e diffuse dal vento caldo del Peloponneso.

Quindi entrammo nel Museo per vedere i frontoni del tempio raccolti lì dentro. Soprattutto ci piacque e commosse la figura di Febo signore che si erge imperturbato sopra la zuffa scomposta dei Lapiti e dei Centauri stupratori, profanatori delle nozze del re Piritoo con Ippodamia.

Apollo al di sopra di quei corpi avvinghiati indicava con forza la santa misura del cosmo che prevale sul caos.” La storia di ogni civiltà e  pure la mia”, pensai.

Poi dissi, citando, pregando, esortando “ejpaxiwv" ga;r Foi`bo", ajxivw"  de; hJmei`" [1], sì proprio degnamente Febo, poi degnamente noi, dobbiamo trovare la forza di elevarci sopra il caos degli istinti furibondi e sconclusionati, se vogliamo trovare la nostra dimensione umana e acquisire la potenza necessaria per creare bellezza”.

Quella mattina remota, in quel luogo lontano da ogni miseria, vedendo la bruttura sovrastata dalla bellezza ci trovammo d’accordo.

 

Bologna 24 aprile 2021 ore 10

giovanni ghiselli


p. s

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[1] Cfr. Sofocle, Edipo re, 133

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