PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUIPreviati, Morte di Paolo e Francesca
La morte di Antonio con Cleopatra e con Dioniso. Ut pictura poēsis.
Cleopatra da una finestra vede il corpo ferito di Antonio trasportato dalle
guardie di lui. Chiede aiuto perché venga sollevato dentro il mausoleo e invoca
le tenebre dopo che il sole abbia bruciato the great sphere la
grande sfera del suo percorso
Antonio però si dà animo e dice che il trionfo vero non è quello di Cesare,
bensì quello di Antonio che ha trionfato su se stesso - Antony has triumphed
on itself (IV, 15, 15)
Cleopatra promette che la scena del trionfo superbo di Cesare non sarà mai
adornato dalla sua persona e gli occhi pudichi di Ottavia non avranno l’onore
di significarle obiezioni – demuring me
- L. demorari -
Se knife, drugs, serpents
- L. serpentem acc. of
serpens - coltello, serpi e veleni hanno edge, sting, or operation,
il filo, la puntura o l’effetto, sono salva I am safe - L. salvum acc. of salvus - da
quelle umiliazioni.
Salvo sarà anche il loro amore. In questa parte della tragedia assistiamo
alla classica associazione dell’amore con la morte.
In Amore e Morte di Leopardi il
principio e la fine del nostro esistere sono quanto di meglio c'è nell'universo
mondo: due fratelli, due fanciulli bellissimi che vengono in soccorso dei
mortali:
"Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte/ingenerò la sorte./ Cose
quaggiù sì belle/ altre il mondo non ha, non han le stelle./ Nasce dall'uno il
bene,/nasce il piacer maggiore/che per lo mar dell'essere si trova;/l'altra
ogni gran dolore,/ogni gran male annulla./Bellissima fanciulla,/dolce a veder,
non quale/la si dipinge la codarda gente,/gode il fanciullo Amore/accompagnar
sovente;/e sorvolano insiem la via mortale,/primi conforti d'ogni saggio
core" (vv. 10 - 16).
L'affratellamento amore/morte più famoso è quello del canto di Leopardi, ma il nesso è già reperibile
in Saffo:"teqnavkhn
d j ajdovlw" qevlw" (96D., v. 1) sinceramente vorrei essere morta. In questo frammento
tra l'altro ci sono corone di rose e viole ( i[wn
kai; brovdwn): è lo "strano" accostamento floreale che si ritrova nel poeta
di Recanati[1].
Vediamo la prima parte di quest'ode, fin dove è intellegibile: "Vorrei
davvero essere morta./Ella mi lasciava, piangendo/ molto e questo mi
disse:/"ahimé come terribilmente soffriamo,/Saffo, certo contro voglia ti
lascio"./Io allora le rispondevo con queste parole:/"vai, sii felice
e ricordati/di me: sai infatti quanto mi prendevo cura di te./Se no, io voglio/
ricordarti/di quante cose belle e delicate abbiamo gioito:/infatti vicina a me
ti cingesti/il capo con molterone/di viole, di rose[2]/e di
crochi insieme,/e molti serti intrecciati fatti di fiori/ponesti intorno/ al
collo delicato/e tutto il corpo ungesti/con unguento regale".
Cleopatra e i suoi amici sollevano il corpo di Antonio per farlo morire
dove è vissuto. La regina anzi spera di rianimarlo con i suoi baci.
Antonio però dice: “I am dying, Egypt, dying: - give me some wine, Lat. vinum - and let me speak a little”
(IV, 15, 41 - 42), sto morendo Egiziana, dammi del vino e lasciami parlare un
poco
Veniamo a Plutarco (Vita di Antonio, 77)
Antonio si era fatto portare davanti alle porte del mausoleo. Cleopatra non
le aprì, ma affacciatasi a una finestra calò funi e corde con le quali Antonio
venne legato poi ella stessa lo tirava su aiutata da due donne, le sole da lei
ammesse con sè nel mausoleo - ajnei`lken aujth; kai; duvo gunai`ke"
, a}" movna" ejdevxato meq j auJth`" eij" to;n tavfon (2 - 3). Una sarà
senz’altro l’amica Carmione. Chi vide la scena del sollevamento di quel carico
sostiene che non ci fu nulla di più pietoso - oujde;n
oijktrovteron genevsqai. Antonio era cosparso di sangue e agonizzante mentre veniva
issato e intanto tendeva le mani verso di lei - ojrevgwn
cei`ra" eij" ejkeivnhn (4) . L’operazione non era facile per una donna, ma
Cleopatra tirava su la corda faticosamente stringendola con entrambe le mani e
contratta nel volto - katateinomevnh tw`/ proswvpw/ - mentre quelli di sotto la incoraggiavano e
partecipavano alla sua angoscia.
Quando Cleopatra finalmente ebbe Antonio
accanto a sé, lo chiamava signore, marito e imperatore - “despovthn
ejkavlei kai; a[ndra kai; aujtokravtora” (5)
e quasi si era dimenticata dei propri mali per compassione di quelli di lui - kai;
mikrou` dei`n ejpilevlhsto tw`n aujth`" kakw`n oi[ktw/ tw`n ejkeivnou (6)
Rispetto alla descrizione invero non
pespicua di Shakespeare qui si vede la mano dello scrittore pittore (cfr.
Orazio, Ars poetica, 361 “ut pictura poesis”).
Lo stesso Plutarco paragona la propria
opera di biografo a quella dei pittori:
“Noi
infatti non scriviamo storie, ma vite, né del resto nelle azioni più famose è
sempre insita una manifestazione di virtù o di vizio, ma spesso un'azione breve
e una parola e una battuta danno un'immagine del carattere più che battaglie
con innumerevoli morti e schieramenti di eserciti enormi e assedi di città.
Come dunque i pittori - w{sper
ou\n oiJ zw/grafoi - colgono le somiglianze dal volto e
dalle espressioni relative allo sguardo nelle quali si mostra il carattere,
mentre delle parti restanti si prendono pochissima cura, così a noi si deve
concedere di penetrare più nei segni dell'anima, e attraverso questi
rappresentare la vita di ciascuno, lasciando ad altri le grandezze e le contese ( Introduzione alle Vite di Alessandro e
Cesare, I. 2 - 3)
Torniamo alla Vita di Antonio il
quale chiese del vino, sia per la sete, sia sperando di morire più in fretta
(77, 7). Ma forse in punto di morte volle ribadire il suo legame con Dioniso.
Bologna 19 aprile 2021 ore 11, 58
giovanni ghiselli
p. s.
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