L'invidia
degli dèi. Amore e morte
Uscita la
guardia, Cleopatra commenta: "what poor an instrument - may do a noble
deed! he brings me liberty" (V, 2, 235 - 236), che misero strumento
può compiere un'azione nobile! Egli mi porta la libertà.
Nobiltà e
libertà sono associate alla morte quando questa ci sottrae alla perdita
dell'identità che è insopportabile se una persona ne ha una propria, non
gregaria. Si pensi a Dante che è morto terminata la Commedia oppure a Fausto
Coppi che, punto da una zanzara, si è lasciato morire appena ha smesso di
correre in bicicletta.
Segue la
negazione della femminilità già citata sopra , e accostata a quelle di Medea e di lady Macbeth: “and
I have nothing of woman in me” (238 - 239). E’ più facile rinunciare
alla propria femminilità, un’identità collettiva, che a quella della nobiltà,
identità molto più rara
La guardia esce ed entra il contadino cui Cleopatra
domanda: “Hast thou the pretty worm of Nilus there - that kills and pains
not? (243) hai tu lì il grazioso serpente del Nilo che uccide senza
fare male?
Cleopatra invero riprende la sua femminilità con il
serpente quasi corteggiandolo come un amante. Poco più avanti dirà la battuta
già citata: the stroke
of death is as a lover's pinch (V, 2, 294), il tocco della morte è come il
pizzicotto di un amante.
Poi arriva a
mostrare un sentimento da nutrice per l'aspide dicendo a Carmiana: "Peace,
peace! dost thou not see my baby at my breast - that sucks the nurse
asleep?" (V, 2, 317 - 320), silenzio, silenzio! Non vedi che ho
Il mio bambino al petto vhe succhia fino a fare addormentare la balia?
Invero
Cleopatra è troppo femminile per poter negare la femminilità che fa parte della
sua identità profonda non meno della propria regalità
Il contadino
conferma che il morso del serpente uccide. Però deve avere notato che Cleopatra
corteggia il serpente come il suo prossimo e ultimo amante perché, congedato da
Cleopatra, la saluta dicendo: "I wish you all joy of the worm"
(260), vi auguro ogni gioia con il serpente.
Chi ama la vita
e ama l'amore non smette mai di corteggiare, non può farne a meno.
Nel suo
ultimo romanzo Svevo scrive.
"Ne ho cinquantasette degli anni e sono sicuro che (…) la mia ultima
occhiata dal mio letto di morte sarà l'espressione del mio desiderio per la mia
infermiera, se questa non sarà mia moglie e se mia moglie avrà permesso che sia
bella!" (La coscienza di Zeno, Preambolo)
Plutarco scrive
che quando il contadino ebbe scoperto i fichi, le guardie ne ammirarono to;
kavllo" kai; to; mevgeqo" (85, 3) la grandezza e la grossezza e furono invitati
a prenderne, sicché cadde ogni diffidenza verso di lui. La bellezza, anche
quella dei fichi, apre molte porte.
Dopo il
pranzo, cleopatra sigillò una tavoletta scritta da lei e la mandò a Ottaviano.
Gli chiedeva di farla seppellire con Antonio su;n jAntwnivw/
qavyai - (85, 5).
La tendenza
a corteggiare sempre non esclude la fedeltà alla persona del tutto congeniale.
Allora
torniamo a Shakespeare.
Rientra Iras
con un manto e una corona . Cleopatra se ne fa adornare perchè sente Antonio
che la chiama: "I hear him mock - the luck of Caesar (284 - 285),
lo sento schernire la fortuna di Cesare, "which the gods give men - to
excuse their after wrath" (285 - 286) che gli dèi concedono agli
uomini per giustificare la loro ira futura. Sento un'eco proveniente da Erodoto che avverte sull'invidia
degli dèi nei confronti degli uomini dai successi eccessivi.
Quello (Solone) allora disse: "O Creso, tu fai domande sulle vicende
umane a me che so che il divino è tutto invidioso e perturbatore. to; qei`on pa`n
ejo;n fqonero;n kai; taracw`de" - (Erodoto, Storie,
I, 32, 1).
Volendo nobilitare "l'invidia degli dèi" avvalendoci di parti
dell'opera, vediamo che essa scatta nei confronti degli uomini di potere che,
superando la giusta misura umana, si inorgogliscono e peccano di u{bri", o fanno errori politici, o sbagli militari: come Creso appunto, come
Policrate tiranno di Samo, come Serse cui lo zio Artabano dice che il fulmine
si abbatte sugli edifici e gli alberi più alti, poiché il dio tende a troncare
tutto ciò che si innalza "filevei ga;r oJ qeo;" ta; uJperevconta pavnta
kolouvein", VII, 10).
Quindi
Carmiana saluta e bacia le ancelle amiche Carmiana e Iras che cade morta.
Quindi la
battuta splendida con l'associazione tra il tocco della morte e il pizzicotto
di un amate which hurts and is desired (295) che fa male ed è
desiderato.
E'
l'associazione amore e morte diffusa in letteratura antica e moderna
Sentiamo H. Hesse:"Amore
e voluttà gli parevano l'unica cosa che potesse davvero scaldare la vita, e
darle un valore (…) L'amore delle donne, il gioco dei sessi stava per lui in
cima a tutto e il fondo della sua frequente tendenza alla malinconia e al
disgusto aveva origine nell'esperienza di quanto sia instabile e fugace la
voluttà (…) Morte e voluttà erano una cosa sola"[1].
Bologna 29
aprile 2021 ore 11, 26
giovanni
ghiselli
p. s.
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[1] Narciso e
Boccadoro, p. 252.
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