giovedì 1 aprile 2021

Viaggio in Grecia, 1981. Capitolo XXI. La corriera per Atene. Il mio risentimento per il pedalare mancato

La corriera per Atene. Il mio risentimento per il pedalare mancato


Lasciammo le biciclette depositate nell’agenzia dove si erano comprati i biglietti pe il traghetto, poi andammo alla stazione delle corriere. Verso le quattro  partimmo. Chiuso nella corriera maleodorante mi spiaceva assai perdere le  ultime ore del sole che declinava rapidamente nel pomeriggio di quella giornata dell’estate declinante anche lei.

Ma il declino massimo già vicino alla notte eterna e senza riposo era quello del nostro rapporto sconciato dall’ opportunismo,  l’ egoismo, e la stupidità di entrambi.

La rinuncia forzata a pedalare nel sole prossimo a sparire dentro le brume quasi autunnali, di un autunno che oltretutto non sarebbe stato illuminato dalla baccante innevata come quello fantastico del ’78, tale impedimento mi pesava assai più del secondo zaino che il pomeriggio prima mi ero accollato con fatica la quale del resto aveva potuto anche irrobustimi la lena.

Provavo del risentimento per la baccante e amante fallita che mi faceva perdere l’ultimo sole dell’estate morente e durante la triste stagione alle porte mi avrebbe lasciato solo e desolato in una Bologna fredda e buia.

Tra me e Ifigenia non c’era più niente di buono tranne i ricordi dei quali volevo diventare l’aedo facendo risuonare la memoria, coniugando le Grazie con le Muse e nel ricordo unire di nuovo quella bellissima donna con me. Ma nel presente di fatto eravamo degenerati in una coppia scellerata: ciascuno di noi se faceva un sacrificio per l’altro senza ricavarne un utile per sé, provava un sentimento di spreco e del risentimento verso l’amante un tempo amato.  Un amante in pensione nemmeno emerito. In tale contesto il piacere che ancora ci scambiavamo ogni tanto nel letto era un’offesa del bel tempo che fu.

Appena arrivati ad Atene, il fato ci impose una parte in una commedia orribile, quasi finita tragicamente, poi, più tardi un’altra la recitammo noi , istintivamente, io soprattutto che continuavo a rimpiangere la bicicletta e sentivo un rancore implacato per quella giovane, neghittosissims donna che mi aveva fatta depositare l’amato veicolo in un luogo forse nemmeno del tutto sicuro.

Quella sera toccammo il fondo dell’abiezione nell’Ellade santa.

giovanni ghiselli

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