Domizio
Enobarbo, già pompeiano, perdonato da Cesare, poi si unì a Sesto Pompeo contro
i triumviri. Ma nel 40 passò ad Antonio dal quale defezionò durante la battaglia di Azio, come
la vide perduta.
Enobarbo dunque nella tragedia di Shakespeare consiglia ad Antonio di non affrontare la battaglia decisiva per mare come è nei piani dell’amante di Cleopatra, soggetto a lei
“No disgrace
Shall fall you for refusing him at sea
Being prepared for land”, nessuna vergogna vi cadrà addosso per il rifiuto del mare essendo preparato per la terra
( Antonio e Cleopatra, III, 7- 38. 40).
Ma Antonio insiste: By sea, by sea.
Anche Enobarbo insiste: con la battaglia navale Antonio rinuncerebbe alla sua specialità di comandante di fanti agguerriti e annullerebbe il vantaggio che ha sull’esercito di Ottaviano:
Most worthy sir, you therein leave unexecuted
Your own renowned knowledge, quite forgo
The way which promises assurance , and
Give up yourself merely to chance and hazard
From firm security ( III, 7, 44-48),
mio degno signore, con ciò voi lasciate inerte la vostra rinomata perizia, rinunziate alla strada che promette certezza e vi date in balia del caso e del rischio alllontanandovi da una salda sicurezza.
The way which promises assurance è la strada del proprio carattere dei propri talenti sulla quale ognuno di noi deve procedere metodicamente ( cfr. ojdov", strada appunto) dopo averli trovati e messi alla prova. Se funìzionano bene, cambiare strada è la rovina.
La persona, uomo o donna che sia, la quale ti fa perdere la strada che è la tua, è il tuo demone cattivo.
Sentiamo Pavese:"Quale mezzo migliore per una donna che vuole fottere un uomo, se non portarlo in un ambiente non suo, vestirlo in un modo ridicolo, esporlo a cose di cui è inesperto, e-quanto a lei-avere nel frattempo altro da fare, magari quelle cose stesse che l'uomo non sa fare? Non solo lo si fotte davanti al mondo, ma-importante per una donna che è l'animale più ragionevole che esista-ci si convince che va fottuto, si conserva la buona coscienza"[1].
Cleopatra e Antonio appunto
Ora sentiamo Plutarco
Enobarbo in un primo momento aveva covinto Antonio a indurre Cleopatra a navigare da Efeso, dove si stava radunando l’armata, all’Egitto: là avrebbe dovuto attendere con la sua ansia la fine della guerra ( kajkei` diakaradokei`n povlemon- (Vita di Antonio, 56, 3).
Se poprio si doveva combattere pe mare che almeno non ci fosse Cleopatra.
Ma ella aiutata da Canidio, un generale di Antonio, fece prevalere argomenti che raccomandavano la propria presenza, ossia la rovina di Antonio: e[dei ga;r eij" Kaivsara pavnta perielqei`n (56, 6) era fatale infatti che tutto il potere passasse a Cesare (cioè a Ottaviano).
Quindi i due amanti andarono a Samo dove passavano il tempo ejn eujpaqeviai" , nei godimenti. E mentre intorno a lro quasi tutta la terra abitata, risuonava di lamenti e di gemiti, questa sola isola per molti giorni echeggiava il suono dei flauti e delle cetre-kathulei`to kai; kateyavlleto (56, 8), i teatri erano pieni e si svolgenano i concorsi dei cori.
Quindi i due amanti andarono ad Atene dove si dedicarono di nuovo a divertimenti e spettacoli. Antonio era del tutto in balìa di Cleopatra e mandò un suo inviato a Roma perché scacciasse Ottavia da casa sua
La sorella di Ottaviano piangeva e i Romani ne avevano compassione, soprattutto quelli che avevano visto Cleopatra e l’avevano trovata meno giovane e meno bella di Ottavia (Vita di Antonio, 57)
Antonio dunque procratinava l’inizio della guerra lasciando a Ottaviano il tempo di prepsararsi e Cleopatra intanto agiva contro gli amici di Antonio facendo il vuoto intorno a lui.
Ottaviano faceva propaganda dicendo che Antonio sotto l’effetto di droghe non era più padrone di se stesso wJ" j Antwvnio" me;n ujpo; farmavkwn oujdJ auJtou` kratoivh (60, 1), sicché e i Romani avrebbero combattuto contro gli eunuchi di Cleopatra, la sua parrucchiera e la sua amica Carmione. Siamo oramai vicini alla guerra e sul conto Antonio ci furono anche i brutti segni di cui abbiamo già detto.
Ne aggiungo uno : la nave ammiraglia di Cleopatra si chiamava Antoniade e su questa apparve un segno terribile shmei`on de; peri; aujth;n deino;n ejfavnh (Vita, 60, 7) : delle rondini avevano fatto il nido sotto la poppa- celidovne" ga;r ujpo; th;n pruvnan ejneovtteusan, ma delle altre sopraggiunte scacciarono queste e ne uccisero i piccoli ( e[terai d j ejpelqou`sai kai; tauvta" ejxhvlasan kai; ta; neovttia dievfqeiran-60, 7) . Antonio dunque era già spacciato da Cleopatra, dal destino ma soprattutto da se stesso
Appendice
I due lati della rondine
La rondine evoca il ritorno della primavera ma anche il mito con la storia tragica di Procne, Filomela e Tereo
Maurizio Bettini dedica un capitolo (il IV "Turno e la rondine nera") del suo Le orecchie di Hermes alla rondine come uccello dal doppio significato. A una nigra hirundo viene paragonata Giuturna mentre si sposta tra i nemici alla guida del carro e trascina il fratello Turno verso la morte cui è già consacrato:"Nigra velut magnas domini cum divitis aedes-pervolat et pennis alta atria lustrat hirundo-pabula parva legens nidisque loquacibus escam,-et nunc porticibus vacuis, nunc umida circum-stagna sonat: similis medios Iuturna per hostis-fertur" (Eneide, 12, 473 sgg.), come quando nera una rondine vola attraverso la grande casa di un uomo ricco e con le ali percorre gli alti atri raccogliendo piccoli alimenti e il cibo per il garrulo nido, e garrisce ora per i portici vuoti, ora intorno agli umidi stagni: similmente Giuturna si muove in mezzo ai nemici. Questa similitudine risulta "molto virgiliana…per una certa atmosfera sottilmente inquieta, ambigua, che la pervade tutta. La rondine è creatura lieta, si dice, porta la primavera e ama le case degli uomini[2]. Eppure, questo suo correre di rondine nigra attraverso l'edificio (aedes) e gli alta atria, il grido che risuona dalle vacuae porticus, suscitano in chi legge un imprecisabile senso di angoscia…quel nigra, trascurando il dato ornitologico, ha soprattutto la funzione di preannunziare il cupo destino che incombe su Turno… E poi c'è nigra. La similitudine si apre con questo aggettivo, e il sostantivo hirundo compare solo alla fine del verso successivo, in una tensione lunghissima. Due interi versi in cui una macchia nera, indefinita, attraversa volando la casa dell'uomo ricco, fra le colonne del portico: e quando, finalmente, questa macchia-epiteto si riaggancia al suo sostantivo, hirundo, l'impressione di "nero" è già troppo profondamente marcata in chi legge. Scoprire che si tratta della rondine-l'amica degli uomini, si dice- è sollievo limitato(…)
Ma l'esempio forse più interessante è costituito da una storia che si narrava di Alessandro Magno[3]. Il generale stava dormendo , "a mezzogiorno", quando una rondine cominciò a volteggiare sulla sua testa. Alessandro, ancora nel sonno, tentò di scacciarla con una mano, ma la rondine non voleva saperne di andarsene. Si allontanò solo quando il Macedone, destatosi, la colpì con forza- ma prima lasciò cadere su di lui i suoi escrementi[4]. Alessandro si spaventò molto del prodigio, e mandò a chiamare l'indovino Aristandro di Telmisso, che abilmente lo rassicurò. L'indovino volse il prodigio in bonam partem appellandosi al carattere di "amica dell'uomo" posseduto dalla rondine. Si tratta di uno dei tipici casi in cui, di fronte a una credenza di tipo bipolare, la dialettica fra dark side e bright side viene utilizzata per fini di carattere "contestuale": sfruttandone le intrinseche possibilità di manipolazione."[5]
Vediamo il testo di Arriano.
Durante l’assedio di Alicarnasso. Mentre Alessandro riposava sul mezzogiorno una rondine svolazzava sulla sua testa truvzousan megavla (1, 25, 6) garrendo ripetutamente e si posava qua e là sul suo letto e cantava in modo più irrequieto del solito qorubwdevsteron h} kata; to; eijwqov~ a[/dousan (25, 7). L’eroe macedone non si svegliava e comunque cercava di scacciarla con la mano, ma la rondine si posò sulla sua testa e non se ne andò prima che quello si fosse svegliato del tutto (25, 8). L’indovino Aristandro gli disse che questo significava una macchinazione di amici che sarebbe stata scoperta. Infatti la rondine è un uccello familiare e benevolo suvntrofon kai; eu[noun verso gli uomini e lavlon chiacchierone più degli altri uccelli. (25, 9).
giovanni ghiselli
La rondine è un segno non chiaro anche nel Macbeth dove Banquo giungendo al castello del protagonista già pronto al cupo delitto sostiene che la presenza di questo uccello significa amenità del luogo e amabilità dell'aria: l'alito del cielo qui sa di amore (I, 6). Invece si sta preparando un assassinio.
[1]C. Pavese, Il mestiere di vivere , 26 aprile, 1936.
[2] Cfr. soprattutto Eliano, La natura degli animali, I, 52; D. W. Thompson, A Glossary of Greek Birds, Oxford, London 1936, pp. 314 sgg.
[3] Arriano, L'anabasi di Alessandro, I, 25, 6, sgg.
[4] Si narrava che lo stesso incidente fosse capitato a Gorgia. Il quale se la cavò, però, senza allarmarsi e con molto spirito, esclamando "non son cose da farsi, queste, Filomela!" (Plutarco, Questioni conviviali, 8, 7, 2).
Il particolare degli escrementi non è raccontato da Arriano (n.d. r)
[5] M. Bettini, Le orecchie di Hermes, p. 126 sgg.
Nessun commento:
Posta un commento