domenica 11 aprile 2021

La presenza degli autori classici nelle tragedie di Shakespeare. XVIII. Eterno amore e amicizia eterna

L'Ara di Domizio Enobarbo
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Eterno amore e amicizia eterna

L’amicizia di Enobarbo e Antonio sopravvive a tutto, come l’amore tra Antonio e Cleopatra. Canidio il luogotenente di Antonio annuncia a Enobarbo e Scaro: “Toward Peloponnesus are they fled” essi sono fuggiti verso il peloponneso (III, 10, 31)
Enobarbo dubita che la fedeltà ad Antonio abbia più senso almeno dal punto di vista della ragione e dell’utile: “I ’ yet follow the wounded chance of Antony, though my reason latino ratio-rationem/ sits  in the wind against me” (III, 10, 36-38)  io seguirò ancora la fortuna ferita di Antonio , sebbene la mia ragione si trovi nel vento a me contrario.
 
Quando Cleopatra, che si trova nel suo palazzo di Alessandria con Carmiana e Iras gli domanda: “What shall we do, Enobarbo? III, 13, 1, 1) egli risponde: Think, and die, meditare e morire
Poi la regina gli fa: “Is Antony or we in fault for this?”
Enobarbo risponde: “Antony only, that would make his will Lord of  his reason” (III, 13, 2-4) solo Antonio che ha voluto mettere il suo piacere al di sopra della ragione. Fece male a seguire Cleopatra che fuggiva: the itch of his affection should not then-have nick’d his captainship, il prurito dell’amore non avrebbe dovuto intaccare in quel momento la sua funzione di comando (III, 13, 7-8)
 
 Poi la ragione prevale ma rimangono i dubbi: “mine honesty and I begin to square” (III, 13, 41), la mia onestà comincia a fare i conti con me stesso.
 
“The loyalty well held to fool does make/our faith -latino fides , greco pivsti" - mere latino merus - folly: yet he that can endure /to follow with allegiance a fall’d lord/does conquer- latino conquīrere - him that did his master conquer,/and earns a place latino platĕa, greco plateiva, via larga -  i’ the story” (III, 13, 42-46), la lealtà fedelmente tenuta ai folli, rende la nostra fedeltà pura follia: eppure colui che ha la costanza di seguire fedelmente un signore caduto, vince quello che ha vinto il suo signore e guadagna un posto nella storia.
  
Machiavelli ritiene che il principe, soprattutto giunto al potere da poco, non sia tenuto a mantenere la fede. 
“Et hassi ad intendere questo, che uno principe, e massime uno principe nuovo, non può osservare tutte quelle cose per le quali li uomini sono tenuti buoni, sendo spesso necessitato, per mantenere lo stato, operare contro alla fede, contro alla carità, contro umanità, contro alla relligione…Debbe, adunque, avere uno principe gran cura che non li esca mai di bocca una cosa che non sia piena delle soprascritte cinque qualità, e paia, a vederlo et udirlo, tutto pietà, tutto fede, tutto integrità, tutto relligione”[1].
Riccardo III di Shakespeare è il “principe che ha letto Il Principe. La politica è per lui pura pratica, un’arte il cui fine è governare. Un’arte amorale come quella di costruire i ponti o come una lezione di scherma. Le passioni umane sono argilla, e anche gli uomini sono un’argilla di cui si può fare quel che si vuole.”[2].
 Riccardo espone il suo metodo: Io  commetto il torto e sono il primo a recriminare. Quindi mi incitano a vendicarmi: “ But then I sigh, and, with a piece of Scripture, - Tell them that God bids us do good for evil: - And thus I clothe my naked villainy - With odd old ends stol’n forth of Holy Wri t- And seem a saint, when most I play the devil” (I, 3, 334-339),  ma allora io sospiro, e, con un brano della Scrittura, dico loro che Dio ci ordina di rendere bene per male: e così rivesto la mia nuda scelleratezza con occasionali vecchi scampoli della Sacra Scrittura, e sembro un santo quando più faccio il diavolo.  
 
Torniamo a Enobarbo di Shakespeare
Quando vede che Cleopatra nel trattare la resa con Tireo, il  messo di Ottaviano, calunnia Antonio con il dire che il poprio onore fu preso con la forza, egli dice a parte: “Sir, sir, thou art so leaky - that we must leave thee to thy sinking, for thy dearest quit thee” (III, 13, 63-65), signore, signore, siete così perdente che dobbiamo lasciarvi al vostro naufragio, poiché l’essere a voi più caro vi abbandona. Poco più avanti dice a se stesso che è meglio giocare con un cucciolo di leone che con uno vecchio e morente (III, 13, 93-94).
 
Alla fine del III atto Enobarbo che ha osservato la furia di Antonio, la associa al terrore della caduta dopo la sconfitta : “to be furious /is to be frighted out of fear” (III, 13, 195-196)  essere infuriato è essere spaventato al di là della paura.   
 
Anche secondo E. Fromm l’ira deriva dallo spavento:“we see a man who shouts and has a red face. We describe his behavior as ‘being angry’. If we ask why he is angry, the answer may be ‘because he is frightened’ ‘Why is he frightened?’ ‘Because he suffers from a deep sense of impotence’. ‘Why is this so?’ ‘Because he has never dissolved the ties to mother and is emotionally still a little child’[3], noi vediamo un uomo che grida e ha la faccia rossa. Descriviamo il suo comportamento dicendo che è arrabbiato. Se noi domandiamo perché è arrabbiato, la risposta può essere, perché è spaventato. Perché è spaventato? Perché soffre di un profondo senso di impotenza. Perché è così? Perché non ha mai reciso i legami con la madre ed è ancora emotivamente un bambino.
Enobarbo torna nella seconda scena del IV atto. Antonio gli domanda se sia disposto a combattere e lui risponde ambiguamente Take all! (7), prenda tutto (chi vince)  ma più benevolmente si può intendere “tutto per tutto” o “a tutti i costi” all’incirca come a detto Dtraghi  «Whatever it takes».
Quando poi Antonio passa dalla furia alla querimonia definendosi a mangled shadow greco skovto"-(IV, 2, 27),  un’ombra mutilata, Enobarbo gli rinfaccia il dolore che procura a chi gli sta vicino: “Look, they weep-and I, an ass, am onion- eyed: for shame-trasform us not to women (34-36), guardate essi piangono, e io ,da asino, sono come uno che ha la cipolla sotto gli occhi: per evitare la vergogna, non trasformateci in donne.
Forse questo consentire il pianto alle donne e proibirlo agli uomini dipende da Tacito: “feminis lugere honestum est, viris meminisse” (Germania, 27, 2)
Alla fine della sesta scena del IV atto Antonio domanda a un soldato chi ancora  è  andato via da lui, e il milite risponde: one ever near thee (IV, 6, 7) uno che vi è sempre stato vicino: Enobarbo , He is with Caesar, egli è con Cesare
Tuttavia tra i due l’affetto non è sparito come non sparisce l’amore tra Antonio e Cleopatra.
 Nella tragedia di Shakespeare Eros informa Antonio che Enobarbo se ne è andato senza portare via i suoi scrigni e i suoi tesori. Allora Antonio ordiuna: Go Eros, send his treasur after; do it, vai Eros e mandagli i suoi tesori; fallio. Non trattenere uno iota, te lo ordino. Scrivigli cortesi addìi e saluti. Digli che gli auguro di non trovare più motivi per cambiare padrone. O, my fortunes have-corrupted honest men! (IV, 5, 12-16), oh le mie sventure hanno corrotto gli uomini onesti!
 
Anche l'Antonio di Plutarco si comporta con benevolenza-eujgnwmovnw"- verso l'amico che lo ha tradito e nonostante il parere di Cleopatra para; th;n Kleopavtra" gnwvmhn (Vita di Antonio, 63, 3).
Enobarbo h[dh purevttwn, già febbricitante,  era salito su una piccola barca e passato a Ottaviano.
Antonio pur molto dispiaciuto, barevw" ejnegkwvn, gi mandò comunque tutti i suoi bagagli con gli amici e i servi-o{mw" pa`san aujtw`/ th;n ajposkeuh;n meta; tw`n fivlwn kai; tw`n qerapovntwn ajpevpemye-
 
Domizio Enobarbo come alterato per l’evidenza della sua infedeltà e tradimento-w{sper ejpi; tw`/ mh; laqei`n th;n ajpistivan kai; prodosivan- morì subito dopo- eujqu;" ejteleuvthsen-(63, 4-5)
 
Pure l'Enobarbo di Shakespeare si pente
"I am alone the villain of the earth , /and fell I am so most", io sono solo lo scellerato della terra e sento con tutta la forza di esserlo. Quindi riconosce la generosità di Antonio, lo benedice e gli promette a distanza  "non combatterò contro di te! No, andrò a cercare una fossa dove morire. (IV, 6, 30 ss.)
 Infine prega la benedetta luna the blessed moon di essere testimone del suo pentimento (IV, 9, 7).
Poi, sempre rivolto alla sovrana signora della malinconia vera, le chiede: "trhow my heart against the flint and hardness of my fault", getta Il mio cuore contro la durezza di selce della mia colpa ed esso, inaridito dal dolore, si frantumerà in polvere, ponendo termine a tutti i ripugnanti pensieri. Infine si rivolge all'amico: "Oh Antonio, più nobile di quanto è infame il mio tradimento, forgive me in thine own particular, but let the world rank me in register a master-leaver and a fugitive: o Antony, Antony!  (IV, 9, 15-23), perdonami per tuo proprio conto, ma lascia che il mondo mi classifichi nel registro dei traditori e disertori. O Antony, O Antony. Quindi muore. Tra i due rimane un'amicizia celeste.


Bologna 11 aprile 2021 ore 20, 3
giovanni ghiselli       

p. s
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[1] Machiavelli, Il principe, XVIII, 5.
[2] Jan Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, p.  42.
[3] The anatomy of human destructiveness, p. 67.

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