sabato 24 aprile 2021

L’ amore e la morte non priva di bellezza. Alcesti e Violetta

Alcesti, la “moglie ottima” della tragedia di Euripide e Violetta, la ragazza “traviata” del melodramma di Piave-Verdi
 
Nell’Alcesti di Euripide un’ancella racconta la cura che la regina morente si prese dell’ordine e della bellezza del proprio corpo:

Quando si accorse che il giorno fatale
era giunto, ha lavato la bianca pelle con acque
correnti, e dopo avere tirato fuori dalle casse di cedro
un vestito e gli ornamenti - ejsqh`ta kovsmon t j, si preparò convenientemente eujprepw`" hjskhvsato,/
poi stando in piedi davanti alla dèa del focolare pregò"(158-162).
Alcesti la “gunhv t  j ajrivsth tw'n uJf j hjlivw/ makrw'/" ( la moglie ottima tra quelle sotto il sole Alcesti, v 151) non ha perduto fiducia negli dèi, né il rispetto di se stessa, della popria bellezza, nemmeno in punto di morte.
"Poi si è accostata a tutti gli altari che sono nella casa
di Admeto, li ha incoronati e ha pregato
staccando il fogliame dai ramoscelli di mirto,
senza lacrime (a[klauto~), senza gemiti (ajstevnakto~), né l'imminente/
 disgrazia cambiava la bella natura del suo incarnato (170-174).
 
Alcesti tuttavia mantiene nella morte la possessività e un atteggiamento imperioso verso Admeto cui pure ha donato la propria vita per farlo sopravvivere. Prima rinfaccia al marito l’enorme favore che gli ha fatto, quindi gli chiede di non prendere un’altra donna:
Non volli vivere separata da te
con i bambini orfani, né risparmiai
 la giovinezza pur avendo di che prendere piacere, io.
Eppure ti tradirono chi ti diede la vita e la madre che ti partorì/
pur quando era giunto per loro l'opportunità di morire nobilmente,/
 salvare il figlio con eroismo e morire nella gloria.
Infatti avevano solo te, e nessuna speranza,
morto te, di generare altri figli.
Ed io vivrei, e tu anche, per il resto della vita,
e ora non piangeresti, privato della tua sposa,
né alleveresti i figli orfani. Ma uno degli dèi
ha disposto questo in modo che andasse così."
"E sia! Ma ora tu tieni in mente la riconoscenza di questo (tw`nde cavrin).
Ti chiederò infatti un contraccambio mai pari
(infatti non c'è niente più prezioso della vita),
ma delle cose giuste, come tu stesso dirai: infatti tu ami
questi bambini non meno di me, se davvero hai senno.
Questi lasciali signori della mia casa
e non sposare in seconde nozze una matrigna (mhtruiavn) per i figli,/
la quale, essendo una donna più cattiva di me, per invidia
alzerà le mani sulle creture tue e mie. (287- 307).
 
Admeto promette che a radunanze, a feste non andrà più né cercherà altre donne, ma si farà costruire una copia materiale di Alcesti e questa terrà nel proprio letto per le gelide gioie sostitutive del loro amore. Proposito osceno e macabro nello stesso tempo:
Il tuo corpo effigiato dall'abile mano
di artisti sarà steso nel letto
e su quello io mi getterò e abbracciandolo
e invocando il tuo nome, crederò di avere
nelle braccia l'amata sposa, pur non avendola;
gelida gioia credo (yucra;n mevn, oi\mai, tevryin), ma tuttavia allevierei
il peso dell'anima. E nei sogni
andando e venendo, mi allieteresti: dolce infatti
è vedere gli amati, sia pure di notte, per il tempo in cui è possibile./ (348-356)
 
 
La traviata  Violetta  arriva alla generosità assoluta, senza condizioni:
nell’ultima scena del melodramma, già vicina a spirare, l’amata moribonda dice all’amato Alfredo:
Se una pudica vergine
Degli anni suoi nel fiore
A te donasse il core…
Sposa ti sia… lo vo’
Le porgi questa effigie:
dille che dono ell’è
di chi nel ciel tra gli angeli
prega per lei, per te.
(La traviata, Piave, III, 7). E’ l’apoteosi, l’ascesa tra le grandi braccia della bontà divina che accoglie tra gli angeli la puttana santa
 
Anche Alfredo è migliore di Admeto: manifesta il proposito di seguire nella tomba Violetta se per lei non c’è scampo:
Ah, vivi o un solo feretro
M’accoglierà con te

 
Bologna 23 aprile 2021 ore 17, 47
giovanni ghiselli

p. s.
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