Amore è un combattente invincibile
Il terzo Stasimo dell’Antigone di Sofocle è un inno a Eros, invincibile in guerra, capace di abbattersi su tutti e di riposare sulle morbide guance delle ragazze. Egli è in movimento sul mare e nelle dimore agresti; è inevitabile da parte dei mortali e degli immortali che vengono resi folli da lui. Amore può traviare le menti dei giusti e renderle ingiuste, può spingere i consanguinei alla contesa, quando il desiderio degli occhi di una fanciulla detta legge, poiché in quella luce c'è qualche cosa di divino.
Leggiamo la prima strofe.
Eros invincibile in battaglia e[rw" ajnivkate mavcan-,/Eros che sul bestiame ti abbatti,/che nelle morbide guance/della fanciulla trascorri la notte,/vai e vieni tanto sul mare quanto/nelle agresti dimore:/e degli immortali nessuno ti sfugge/né degli uomini effimeri;/ma chi ti possiede è impazzito- oJ dj e[cwn mevmhnen " vv. 781-790.
"In realtà contro Eros non esiste rimedio (" [Erwto" ga;r oujde;n favrmakon") né pozione né pasticca né incantesimo se non il bacio, l'abbraccio e stendersi insieme con i corpi nudi"[1].
Sofocle nelle Trachinie fa dire a Deianira che chiunque si alzi come un pugile per venire alle mani con Eros, non ha la testa a posto ( "ouj kalw'" fronei'", v. 442). Eros domina anche gli dèi e domina me e domina tutti. Sarei pazza a biasimare mio marito se è stato lasciato in balia di questo male e se ritenessi colpevole questa donna –Iole- per una passione che non è vergognosa e non mi fa del male.
Amore si associa anche a follia; Platone però non considera negativamente la "frenesia divina che è molto più saggia della saggezza del mondo"[2].
Socrate nel Fedro ricorda che il tema dell'irrazionalità della passione amorosa è stato già trattato da Saffo e Anacreonte ed elenca quattro modi di essere fuori di sé: quello dei profeti come la Pizia di Delfi, quello dei fondatori di religione, quello dei poeti, e quello degli innamorati. Agli uomini i beni più grandi derivano da una mania data dagli dèi (244a): infatti la profetessa di Delfi, quella di Dodona e la Sibilla procurano benefici agli uomini quando si trovano in stato di mania, mentre in stato di senno non ne procurano alcuno. Gli antichi che hanno coniato i nomi hanno chiamato manikhv la più bella delle arti che prevede il futuro. Sono stati i moderni, ajpeirokavlw~, con ignoranza del bello, che mettendoci dentro una tau, mantikh;n ejkavlesan (244c), l’hanno chiamata mantica
Socrate vuole dimostrare:"wj" ejp j eujtuciva/ th'/ megivsth/ para; qew'n hJ toiauvth/ maniva devdotai" (Fedro, 245c) che tale follia è concessa dagli dèi per la nostra più grande fortuna.
giovanni ghiselli 24 giugno 2021
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