NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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mercoledì 23 giugno 2021

Amor omnibus idem.

 

 Poeti protetti,  poeti sprotetti, uno scrittore suicida.

 

Nell'ecloga II di Virgilio  il pastore Coridone arde d'amore per il bell'Alessi. (Formosum pastor Corydon ardebat Alexin, 1) che non ha pietà di lui. Fin dalle Bucoliche  (39 a. C) Virgilio è il poeta dell'amore infelice e luttuoso, il cantore della passione sulla quale si proietta un'ombra di morte:" O crudelis Alexi, nihil mea carmina curas?/nil nostri miserere? Mori me denique coges" (vv. 6-7), o crudele Alessi, non ti curi dei miei canti? non hai compassione di me? Infine mi costringerai a morire , sospira l'innamorato ardente.

Coridone non ha tregua dall'ardore amoroso nemmeno quando il bestiame e, con motivo teocriteo[1]  perfino i ramarri, riposano al fresco:"Nunc etiam pecudes umbras et frigora captant / Nunc viridis[2] etiam occultant spineta lacertos "  (vv. 8-9), ora anche il bestiame cerca di prendere le ombre e il fresco, ora i rovi spinosi nascondono perfino i verdi  ramarri.

Alla fine di questa bucolica il tramonto  raddoppia le ombre ma non concede pausa all'ardore di Coridone e alla passione che trascina ciascuno sconvolgendo ogni misura :"…trahit sua quemque voluptas (65) “et sol crescentes decedens duplicat umbras;/me tamen urit amor : quis enim modus adsit amori?  " (v.65 e vv. 67-68). 

Chi è afferrato da Eros ignora  la giusta misura siccome l'amore è follia:"A Corydon, Corydon, quae te dementia cepit!  ", v. 69.

 

Nella Georgica III, che tratta l'allevamento del bestiame, la conflagrazione amorosa riguarda, oltre  gli umani, anche  gli animali:"Carpit enim vires paulatim uritque videndo/ femina, nec nemorum patitur meminisse nec herbae/ dulcibus illa quidem inlecebris et saepe/cornibus[3] inter se subigit decernere amantis[4],  " (v. 215-218)  logora infatti le forze a poco a poco, e li brucia la femmina in vista, e non lascia che si ricordino dei boschi né dell'erba quella certo con dolci seduzioni e spesso costringe i fieri pretendenti  a combattere con le corna.  

E’ l’eris, talora mortale, tra i pretendenti.

 

Tale istinto è uguale per tutte le creature viventi:  "Omne adeo genus in terris hominumque ferarumque/et genus aequoreum, pecudes pictaeque volucres/ in furias ignemque ruunt: amor omnibus idem  "(vv. 242-244) così ogni specie sulle terre di uomini e di animali, e la razza marina, il bestiame e gli uccelli colorati si precipitano in ardori furiosi, amore è lo stesso per tutti, e non è un bene.

 

Virgilio è poeta protetto e deve assecondare il pogramma di restaurazione degli antiqui mores voluto dal suo protettore.

 Pogramma che comunque fallirà.

 

 Ovidio venne esiliato da Augusto per avere scritto versi come questi: “ Rusticus est nimium quem laedit adultera coniunx ,/et notos mores non satis Urbis habet,/in qua Martigenae non sunt sine crimine nati,/Romulus Iliades Iliadesque Remus " (Amores, III, 4, 37-40) , è  davvero rozzo quello che una moglie adultera offende, e non conosce bene i costumi di Roma nella quale i figli di Marte non sono nati senza colpa, Romolo figlio di Ilia e il figlio di Ilia Remo.

 Per Ovidio Roma non è la regina del mondo che detta legge al genere umano: è invece principalmente la città dell'amore. Tutto invita ad amare: strade, piazze, portici, teatri offrono mille occasioni.

Il Sulmonese suggerisce ai cacciatori di amore di venare praecipue curvis theatris (Ars amatoria, I, 89) andare a caccia soprattutto nel semicerchio dei teatri dove le donne eleganti “spectatum veniunt, veniunt spectentur ut ipsae” (99), vengono per guardare, vengono per essere guardate proprio loro.   

Cfr. pure il poeta sprotetto Leopardi: “nasce dall’uno il bene/nasce il piacer maggiore/che per lo mar dell’essere si trova” (Amore e morte, 5-7).

 

Infine il suicida Pavese: “Se il chiavare non fosse la cosa più importante della vita, la Genesi non comincerebbe di lì” (Il mestiere di vivere, 25 dicembre, 1937)

 

giovanni ghiselli

 



[1]Cfr. VII,  Le Talisie , 22.

[2] =virides.

[3] In questi versi l'istinto amoroso si associa non solo al fuoco ma anche a Eris.

 

[4] =amantes.

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