giovedì 10 giugno 2021

La vacanza sciistica a Moena nel marzo del 1981. 17. Il dialogo alla Malga Panna

Mario Bruni, Focolare
La sera andammo alla malga Panna. Sedemmo vicino al focolare e alle fiamme che si contorcevano nel caminetto, e si riflettevano sui catini di rame appesi alle pareti; sulle bottiglie, i bicchieri e i piatti dei tavoli; sui nostri occhi arrossati, immillandosi in un luccicore febbrile. Ci fronteggiavamo.

Un anno più tardi Ifigenia avrebbe ricordato la sera del sette marzo 1981 come quella del nostro sbudellarci davanti al fuoco diabolicamente bizzarro. Cerco di ricostruire il dialogo riferendo, se posso, le parole precise che dicemmo, e, dove la memoria non basta, ricostruendo quanto ciascuno avrebbe potuto dire in modo confacente al suo carattere e  alla situazione disgraziata nella quale ci eravamo cacciati.

Gianni. In questi lunghi giorni di solitudine ti ho pensata a lungo, ma non sempre bene. Ifigenia. Lo so. L'ho capito dalla tua telefonata. Mi ha tolto l'equilibrio. Io, dopo Ludwig, avevo trovato un ottimo accordo con la tua immagine: con il tuo aspetto, il tuo pensiero, con tutta la tua persona. Fino al pomeriggio di ieri l'altro, ti amavo di nuovo. Ma poi, con quella uscita da pazzo, hai fatto impazzire anche me.

Gianni. Spiegati meglio; che cosa vuoi dire?

Ifigenia. Adesso la mia anima non è più completamente indirizzata e impegnata ad amarti. Io sento degli strattoni che mi fanno vacillare. Ho interessi nuovi, molto forti, e non so conciliarli con l'amore per te. L'ho sentito dopo la telefonata. Con la tua possessività esigente, ansiosa, mi hai fatto paura. Se vuoi, te ne posso dare un'immagine attraverso una metafora semplice ed evidente.

Gianni. Dammela.

Ifigenia. Nella mia testa c'è un tarlo che rode, scava, e tende a distruggere il nostro amore.

Gianni. Puoi dargli un nome?

Ifigenia. Sì. E' il tarlo del maestro.

Gianni. Vuoi dire che sei ancora innamorata, o ti sei innamorata di nuovo, del maestro di danza?

Ifigenia. No, non di lui. E' un fatto più generale. Gennaro però mi ha dato coscienza del problema. Capisci?E tu, per quale ragione non pensi bene, o non soltanto bene di me? Il tuo assillo qual è?

Esitai un momento prima di darle la cruda risposta. La osservavo:

i bagliori del fuoco le illuminavano una parte del volto con un bagliore sinistro  

 

Gianni. Io sento il bisogno di amare una vergine. Me ne vergogno. Questo è il tarlo mio.  Me l’hanno inculcato i preti non santi e le zie pretificate ancora più di me, da più tempo. Temo che una donna non possa amarmi se non sono stato il suo primo uomo. Non è vero che se con te fossi stato io, tu mi ameresti ancora?

Ifigenia. Non credo. Però certamente tra noi ci sarebbe una cosa importante in più.

Gianni. Ma tu, francamente, adesso hai voglia di fare l'amore con il maestro di danza?

Ifigenia. No, ti ho detto di no; tuttavia quell'emozione mi ha fatto capire che sento il problema dell'amore del maestro in generale. E' una cosa seria per me. Anche tu d'altra parte, provando un sentimento forte per una ragazza non affascinante, non tanto intelligente, nient'affatto schietta, pur mentre stavi con me, ed io ero innamorata di te, devi avere capito che vuoi una donna vergine. Non è così?

Gianni. Può essere. Ma adesso non ho in mente nessuna in particolare. Tranne te, voglio dire.

Ifigenia. Sì, perché insegni al ginnasio e le tue alunne sono ancora troppo piccole . Aspetta che siano cresciute e vedrai!

Gianni. Non credo che mi innamorerei di un'allieva nemmeno se insegnassi  all’università. Il potere su una persona non si concilia con l’amore per lei. Tu a quale maestro tendi ora, a quelli di recitazione E' lui il problema per te?

Ifigenia. No. Ma solo perché non mi piace fisicamente. Te l'ho già detto. E' troppo grasso. Però, se non avesse la pancia, potrebbe essere un assillo anche lui. Capisci che cosa vuol dire? Il primo regista bravo e di aspetto passabile, mi attirerà; probabilmente me ne innamorerò. Forse adesso io devo stare sola. Tu ieri, con la tua scena matta, mi hai terrorizzata. Il nostro amore a questo punto è corrotto. Io ho perso fiducia in te. Credo che se tu avessi potuto fare l'amore con quella sciagurata supplente senza cervello, mi avresti lasciata. Solo che lei, pur lusingandoti, non ti ha dato l'occasione sufficiente. Durante la gita scolastica a Roma, ti ho visto corteggiarla in modo così evidente e convinto che se ti avesse contraccambiato solo a metà, vi sareste abbracciati davanti a me. Io quando ero innamorata di te, ti sarei saltata in braccio durante i consigli di classe, se mi avessi incoraggiata in quella maniera. Ma Lucia non si è mossa. Per questo, solo per questo, tu sei rimasto con me.

Gianni. Non è vero. Alla fine dell'anno scolastico, rispondendo a un bigliettino ambiguo che mi aveva infilato in tasca, le scrissi che la storia di Ulisse e Nausica, ovvero la mia e la sua secondo lei, non era una storia d'amore. Oppure era un amore fallito. E in gita scolastica, in treno, di fronte a quella collega nuova, io misi un braccio sulla tua spalla per dire a entrambe che la mia donna comunque eri tu.

Ifigenia. Sì, questi particolari sono veri. Però rimane il fatto d'insieme, e determinante, che Lucia non ti ha mai dato l'occasione di cambiare me con lei. Sennò nei momenti più acuti della tua emozione malata, l'avresti fatto. Ne sono sicura.

Gianni. Io no. E tu, l'occasione del maestro di danza, l'avresti presa se te l'avesse data?

Ifigenia. Non lo so. So che non me l'ha data.

Gianni. Non hai detto che una volta ti ha off erto un passaggio in macchina e  tu l'hai rifiutato?

Ifigenia. E' vero. Però era soltanto un passaggio appunto, e se l'avessi accettato magari potevo finire a letto con lui, e tale opportunità non è bastata a staccarmi da te, d'accordo; ma se Gennaro mi avesse detto che era innamorato, che voleva stare con me, istruirmi, inserirmi nell'ambiente del teatro, francamente non so se avrei rifiutato. Anche tu, gianni, non credo che avresti respinto Lucia se si fosse offerta di amarti, di stimolarti a studiare, magari anche di tenerti la casa in ordine o che so io, quando ne eri innamorato. Ti tremava la voce quella sera nel treno. Non hai idea di quanto mi hai fatto soffrire. Noi siamo rimasti legati perché quei due non hanno contraccambiato le nostre emozioni. Non dico solo per questo, ma anche per questo. Sai che cosa vuol dire? Che mentre stiamo insieme cerchiamo l'amore in altre persone, ciascuno in una che gli assomigli più di quanto io possa assimilarmi a te e tu a me: non abbastanza . Hai provato attrazione per quella, proprio perché la trovavi più somigliante a te e alla tua razza. Tanto nell'aspetto quanto nel carattere. Venivi a domandarmi: "Ma Lucia è calvinista?", in quanto studiava molto, e si sentiva in peccato mortale quando una lezione non le riusciva: proprio come fai tu. Poi dicevi che ti ricordava tua sorella. Ebbene io avevo notato che somigliava anche a te, e a una delle tue zie in quelle foto di sessant' anni fa: sì alla Pina ventenne. Così attirava il tuo narcisismo, un’inconscia tendenza all'incesto, e chissà quante altre perversioni tue. Del resto io pure, nel maestro di danza devo avere trovato qualche cosa di simpatico, di congeniale o conrazziale a me stessa.

Gianni. Sei intelligente tu. Hai un'anima. Quando ti sento parlare così, mi assale la brama del tuo letto , e mi rimorde molto avere sciupato l'amore, la stima che tu

 

avevi per me. In quanto hai detto c'è della verità. Però bisogna aggiungere che, nonostante le emozioni malate e passeggere per gli altri due, noi siamo rimasti insieme, e non abbiamo perduto tempo, anzi, abbiamo fatto diverse cose  importanti, e ne stiamo facendo ancora. Non mi riferisco soltanto alle nostre scopate, comunque sempre belle assai, numerose molto e sacrosante. Io ho scritto un dramma, breve se vuoi, magari di interesse ristretto al popolo non numeroso dei licei classici. Ma questo non vuol dire che sia brutto, insignificante o non espressivo dei tempi; forse ho avuto fretta a concluderlo, oltretutto  in anticipo rispetto ai gusti della gente, come hai detto tu stessa. Ma presto riprenderò a scrivere: intanto a commentare l'Edipo re di Sofocle con il mio metodo comparativo e con una prospettiva europea, un lavoro al quale tu mi hai incoraggiato e hai contribuito non poco, quindi porrò mano a un'opera grandiosa cui contribuiranno le mie esperienze, i miei studi, le mie gioie, i  dolori, e perché no, vi porranno mano il cielo e la terra. Anche questo lo dovrò a te, al nostro rapporto variopinto per la varietà infinita di tutti i suoi aspetti. Perciò vorrei che la mia intesa con te non finisse presto, anzi che non finisse mai Ifigenia. Ho capito. Tu scrivi. Fai bene. Ma io secondo te quali capacità posso acquistare, o accrescere, se la nostra storia continua?

 

giovanni ghiselli

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