Assimilazione o dissimilazione dello scrittore e del lettore rispetto al personaggio raccontato. L'educazione impartita attraverso esempi positivi e negativi. Plutarco e Machiavelli.
All'inizio della Vita di Alessandro , Plutarco annuncia il suo intento di raccontare la biografia del re usando il pluralis maiestatis "gravfonte"" e assimilandosi così in qualche modo al sovrano di cui vuole narrare le vicende. In effetti uno degli scopi del biografo di Cheronea è l'assimilazione all'eroe. Nel proemio alle vite di Timoleonte ed Emilio Paolo (1) egli dichiara: all'inizio mi è capitato di mettere mano a scrivere le vite per gli altri, ma oramai continuo e insisto anche per me stesso, poiché, scrutando attraverso la storia come in uno specchio ("wJvsper ejn ejsovptrw/ th'/ iJstoriva/ peirwvmenon") mi avviene in qualche modo di adornare e uniformare la vita alle virtù di quegli illustri personaggi ("kosmei'n kai; ajformiou'n pro" ta;" ejkeivnwn ajreta;" to;n bivon") .
Così del resto faceva Machiavelli leggendo. Lo racconta nella Lettera a Francesco Vettori :"Venuta la sera, mi ritorno in casa et entro nel mio scrittoio; et in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e, rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo, che solum è mio, e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni. E quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi tranferisco in loro...Die 10 Decembris 1513 ".
La lettura dei classici dunque per il segretario fiorentino aveva un valore catartico. Lo stesso significato positivo ha per Plutarco lo scrivere biografie: nella prefazione alla coppia Timoleonte - Emilio Paolo infatti l'autore procede dicendo: il mio lavoro mi appare proprio come un conversare, un vivere quotidianamente in intimità con costoro, quando, per narrarne le vicende, io li ricevo quasi e li accolgo a turno come ospiti uno per uno, e considero quanto grande e quale sia (" o{sso" e[hn oi|ov" te"[1]), scegliendo fra le loro azioni quelle che furono le più importanti e le belle per la conoscenza:"ta; kuriwvtata kai; kavllista pro;" gnw'sin ajpo; tw'n pravxewn lambavnonte"". Insomma "il biografo si rimira nello specchio della storia per accordare la propria esistenza ai grandi paradigmi di virtù fornitigli dai suoi personaggi, vive anzi con loro (come poi Montaigne), desideroso di preservare nell'animo la memoria fragrante di ciò che varrà poi ad espellere l'ignobile sentore della quotidianità. Gli exempla virtutis costituiscono il più sicuro esercizio di virtù per l'autore"[2].
Quindi Plutarco cita un frammento di Sofocle[3]:"feu' feu', tiv touvtou cavrma mei'zon a]n lavboi"; ", ah, ah, quale gioia potresti prendere maggiore di questa, e, aggiunge, quale più efficace per il raddrizzamento dei costumi? Lo studio della Storia allora infonde gioia in chi lo coltiva, come la poesia: Erodoto narra che in attesa del canto di Arione, nel cuore dei pur spietati marinai corinzi che lo avevano condannato a morte per derubarlo, si insinuò il piacere [4].
La catarsi avviene non solo assimilando il valore, ma anche respingendo i vizi, e questo accade sia imitando la virtù degli uomini grandi e buoni, il cui esempio aiuta a respingere quella dose di pochezza (" ti fau'lon") o malvagità ("h] kakovhqe"") o volgarità ("h] ajgennev"", ) che le compagnie di coloro con i quali si deve vivere insinuano ("aiJ tw'n sunovntwn ejx ajnavgkh" oJmilivai prosbavllousin"[5]), sia prendendo quali contromodelli uomini grandi e cattivi.
Anche secondo Tito Livio la conoscenza della tradizione storica fornisce a chi la possiede il grande strumento dei modelli positivi da imitare e di quelli negativi da respingere:"Hoc illud est praecipue in cognitione rerum salūbre ac frugiferum, omnis te exempli documenta in inlustri posita monumento intuēri: indi tibi tuaeque rei publicae quod imitēre capias, inde foedum inceptu, foedum exitu quod vites"[6], questo soprattutto è salutare e produttivo nella conoscenza della storia, che tu consideri attentamente i documenti di ogni esempio situati in una tradizione illustre: di qui puoi prendere modelli da imitare per te e per il tuo Stato, di qui contromodelli da evitare in quanto turpe nel movente, turpe nel risultato.
giovanni ghiselli
[1]Citazione dall'Iliade :"oJvsso" e[hn oi'Jov" te", 24, 630, detto di Achille.
[2]G. Camassa, Lo Spazio Letterario Della Grecia Antica , Vol. I, Tomo III, p. 329.
[3]Fr. 579 Nauck, v. 1.
[4] I, 24:"kai; toi'si ejselqei'n ga;r hjdonh;n eij mevvlloien ajkouvsesqai tou' ajrivstou ajnqrwvpou ajoidou'".
[6] Storie , Praefatio, 10.
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