Sangue vuole e chiama sangue
Aggiunta:
L’oro e l’età del ferro.
Oro
corrente-running gold (IV, 2, 9) è il
delitto. La moneta cattiva ha scacciato la moneta vecchia e buona dello scambio
di affetto, generosità, umanità. Quando l’oro diventa prevalente e
preponderante, siamo entrati, paradossalmente, nell’età del ferro: quella della
totale peccaminosità dove il più forte schiaccia il più debole.
Riccardo
sale sul trono aiutato da Buckingham.
Ma
il re non è tranquillo e domanda al cortigiano favorito per quanto tempo potrà
indossare gli emblemi della regalità
Buckingham risponde: “ for ever let them last” (IV, 2, 7) , che durino per sempre!
L’usurpatore
però teme il legittimo erede, il bambino Edoardo, figlio di suo fratello
Edoardo IV il re morto da poco, e ha deciso di ammazzarlo con l’altro principino
Riccardo.
Riccardo
mette alla prova il cugino complice: “Ah
Buckingham, now I do play the touch –to try if thou be current- L. currere to run-gold indeed ”
(8-9), ora voglio saggiarti per provare se tu sei davvero oro corrente.
Due
note: una che la parola germanica ha spesso un sinonimo neolatino oppure un
altro termime neolatino dal significato analogo
La
seconda considerazione è che l’oro corrente è quello capace di delitti.
Si ricordi
il già citato Timone di Atene (IV, 3, 35-45) e il
commento che ne fa
K. Marx scrivendo che nel denaro il grande drammaturgo
inglese rileva:"la divinità visibile, la trasformazione di tutte le
caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e
l'universale rovesciamento delle cose"[1]..
Riccardo dunque rivela la propria intenzione
criminale in forma di facilissimo indovinello coperta: “Young Edward lives-think now what I would speak- (10), il giovane
Edoardo è vivo, pensa ora che cosa intendo dire.
Buckingham finge di non capire che Riccardo
vuole il nipote morto, anzi voule morti entrambi
i figli del re già defunto.
L’usurpatore avverte il cortigiano di cui ha cominciato a
diffidare: “cousin, thou wast not wont to
be su dull (17), cugino non eri solito essere così ottuso.
Quindi
Riccardo si scopre del tutto e dichiara quanto vuole: “I wish the bastards dead” (18), voglio i bastardi morti. La sua
passione del potere non si ferma nemmeno davanti all’uccisione di due bambini.
Nei Fratelli Karamazov Ivan ricorda le
sofferenze dei bambini e sostiene che per evitarle si deve rinunciare anche
all’armonia: “ sta bene che debbano soffrire tutti, per comperare a prezzo di
sofferenze l’armonia futura; ma dimmi, che c’entrano i bambini? Dimmelo per
piacere! E’assolutamente incomprensibile che debbano soffrire anche loro e
acquistare a prezzo delle loro sofferenze questa armonia (…) Hanno valutato troppo cara quell’armonia e
non abbiamo mezzi per pagarne a tal prezzo l’ingresso. E perciò mi affretto a
restituire il mio biglietto d’ingresso. E se sono un uomo onesto, devo
restituirlo al più presto possibile”[2].
Riccardo vuole una risposta concisa e
precisa dal suo complice. Ma Buckingham rimane sul generico: Your Grace may do your pleasure (21),
Vostra Grazia può fare quello che vuole
Ma il re lo accusa di freddezza:
"Tut, tut, thou art all ice, thy
kindness freezes" (22), va là, va là, tu sei tutto ghiaccio, la tua
gentilezza gela.
E' una frase quale può dire un amante
deluso che non sia stato accolto con sufficiente calore dall'amata e ne
sospetta un tradimento.
Quando Anna Karènina scende dal treno
a Pietroburgo e vede il marito che la aspetta prova una sentimento sgradevole:
"In particolare la colpì la sensazione di scontentezza di sé che provava
nell'incontrarsi con lui. Era una sensazione di vecchia data, ormai nota,
simile allo stato di finzione che provava nei rapporti con il marito".
Dopo avere conosciuto Vrònskij era diventata più cosciente di tale disposizione
non buona verso Karènin.
Questo dunque saluta la moglie
dichiarando di essere un marito affettuoso come nel secondo anno di matrimonio
e aggiunge che bruciava dal desiderio di vederla. Ma lo disse: "con la sua
voce lenta e sottile e con il tono che adoperava quasi sempre con lei, un tono di irrisione
verso chi avesse parlato così per davvero".
quindi Anna domandò: "Serëža sta bene?"
E il marito: "E' questa tutta la
ricompensa per il mio ardore? Sta bene, sta bene". (Anna Karenina, Parte I, capitolo 30).
Recitano entrambi e sbagliano i toni
tutti e due: non è possibile che restino insieme.
Ha detto bene Cesare Pavese: "odiamo
una persona quando questa sbaglia tono" (Il mestiere di vivere 11 agosto, 1940)
Buckingham chiede some little breath, a pause (24), un po'
di respiro, una pausa prima di pronunciarsi definitivamente. Altro tono
sbagliato. Quindi esce ma è già caduto in disgrazia.
Catesby nota The king is angry: see, he gnaws his lip, il re è arrabbiato:
guardate si morde il labbro (27).
Infatti Riccardo è in collera verso
l'ambizioso Buckingham che si è fatto guardingo e circospetto. Meglio
frequentare dei giovani grulli e scervellati.
Il potere preferisce spesso
circondarsi di stupidi e fa tagliare le teste pensanti come hanno notato
Erodoto e Tito Livio.
Sicché Riccardo chiama un paggio e
gli chiede di indicargli uno che l'oro corruttore-corrupting gold (34)- possa tentare a un'impresa di morte
Il paggio segnala Tyrrel a discontented gentleman (36), un gentiluomo malcontento per le sue umili
condizioni discordanti con lo spirito altero: gold were as good as twenty orators (37), l'oro andrebbe bene come
venti oratori. Riccardo lo manda a chiamare.
Quindi dice tra sé (aside, a parte) che Buckingham non sarà più il suo confidente.
Entra Stanley che dà a Riccardo la
notizia della fuga di Dorset da Richmond.
A questo punto Riccardo decide di
sbarazzarsi di Anne. Ordina a Catesby di spargere la voce che la regina sua
moglie is very grievous sick (51) è assai
gravemente malata.
Lui intanto la farà rinchiudere, poi
farà sposare la figlia di Clarence a un gentiluomo oscuro e indigente.
Come fece Astiage, il re dei Medi, con la figlia Mandane facendole sposare
Cambise, un persiano di rango non alto
Astiage fece due sogni
inquietanti: nel primo vide la figlia che urinando sommergeva tutta l’Asia
(Erodoto, I, 107), nel secondo che dalla
vagina di Mandane da lui fatta sposare con
il persiano Cambise nasceva una vite che occupava tutta l’Asia ( Erodoto, I,
108).
Già spaventato dal primo
sogno e dall’interpretazione datane dai Magi, cioè che da un figlio di Mandane poteva
derivargli un pericolo, Astiage diede alla figlia come marito Cambise, un persiano di mediocre condizione
Al tempo del secondo sogno Mandane era già incinta e predissero al nonno che il nascituro avrebbe
regnato al suo posto. Quindi Astiage consegnò il bambino al cortigiano Arpago
perché lo uccidesse. Arpago fece portare il neonato da un bovaro di nome
Mitridate. Sua moglie di nome Kunwv lo tenne e lo allevò al
posto del proprio figlio partorito morto. Il bambino era Ciro che poi
sconfiggerà suo nonno e fonderà l’impero persiano.
Ricevuto
l’ordine, Catesby esce e Riccardo dice a se stesso che deve sposare la figlia
di suo fratello Edoardo IV, Elisabetta dopo averne assassinato i fratelli
bambini,
Quindi constata di essersi inoltrato tanto nel sangue
(I am in so far in blood) che un
delitto ne tira fuori un altro e non c’è più posto per la pietà lacrimosa (IV,
2, 64-65).
Ricordo che Macbeth
a sua volta identifica il meccanismo del
potere con una scala i cui gradini sono vite umane da calpestare:"That is a step/On which I must fall down, or
else o'erleap / For in my way it
lies- " (I, 4), questo è un gradino sul quale devo cadere oppure
scavalcarlo poiché si trova sulla mia strada.
Il gradino è Malcolm, un figlio del re ucciso.
Poi (III, 4): ci
sarà ancora sangue: blood will
have blood, sangue vuole sangue.
Quindi: “I
am in blood –stepped in, so far, that, should I wade- latino vadum- no more,-returning were as tedious as go o’er” (Macbeth, III, 4) mi sono inoltrato tanto nel sangue che, se non
passassi il guado, il tornare indietro sarebbe pericoloso come l’andare
avanti.
Bologna 25 giugno 2021 ore 12, 6
giovanni ghiselli
[1] Manoscritti economico-filosofici
del 1844, p. 154.
Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
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