Scordare è non tenere nel cuore, dato che la memoria è in massima parte emotiva. Io almeno ricordo solo quello che mi sta a cuore, che ha colpito la mia emotività. Nell’Odissea diversi compagni di Ulisse arrivano a scordare il ritorno novstou laqevsqai (IX, 97)
Sono quelli che mangiano i fiori del loto e si perdono nell’indifferenza. Sono i drogati.
Per me che studio e racconto quanto mi ha impressionato, e cerco di farlo leggendo il meno possibile, scordare costituirebbe il fallimento della mia identità di conferenziere-educatore che mi sta a cuore.
Per Odisseo che non vuole scordare il ritorno a Itaca novstou laqevsqai è il vetitum maximum. Anche per me e per altri studiosi seri è un tabù,
Ma vediamo l’altra faccia di questa medaglia.
Nell’Eneide di Virgilio, Mercurio mandato da Giove investe Enea rimproverandolo: “Continuo invadit: Tu nunc, Karthaginis altae
Fundamenta locas pulchramque uxorius urbem
Extruis heu regni rerumque oblite tuarum?” (265-267)
Tu ora getti le fondamenta dell’ala Cartagine, schiavo di donna, e costruisci la bella città, dimentico ahi del regno tuo e delle cose che devi?
Doveva dare pincipio a quella che sarebbe stata la Roma imperiale e imperialista quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque” (Annales, XV, 44), dove, a detta di Tacito, tutte le atrocità e le vergogne confluiscono da tutte le parti e si divulgano.
Senza contare il mattatoio delle guerre sulle quali si è fondato l’impero
giovanni ghiselli
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