Catesby rispnde che è ora di cena: sono le nove.
Un’ora civile, per la cena, come in Italia, da Roma in giù.
Pensavo che gli Europei non mediterranei, dalla pianura padana in su, cenassero tutti prima delle 20.
Quando insegnavo all’università di Bressanone, se arrivavo dopo le nove, trovavo tutto chiuso. Anche nell’università estiva di Debrecen si cenava alle 19, 30.
Riccardo però risponde che non cenerà. Chiede carta e inchiostro e pure l’armatura. L’ossessione della battaglia occupa tutta la sua persona e non lascia spazio per altro, nemmeno per il cibo.
Ordina che un araldo vada da Stanley a ordinargli di portare il suo reggimento prima che si levi il sole se non vuole che suo figlio cada nella cieca caverna della notte eterna- into the blind cave of eternal night- (V. 3, 63). La minaccia è la medesima di Creonte per Antigone. La caverna della notte contrapposta al sole.
Nel secondo stasimo dell’Antigone di Sofocle il coro di vecchi tebani canta questi versi che deplorano lo spengimento della luce salvifica
"Ora infatti sull'estrema/ radice si era distesa una luce nella casa di Edipo/ma poi la polvere macchiata di sangue/degli dei infernali la falcia,/e pazzia della parola ed Erinni della mente" (599-603).
Esce Catesby e Riccardo chiede una candela (64), poi di sellargli il bianco cavallo Surrey. Il cavallo di Riccardo è un animale famoso nella letteratura, quanto lo è il cane Argo dell’Odissea.
Riccardo poi chiede una coppa di vino-a bowl of wine- (73) il vino nell’Asino d’oro di Apuleio e pure in altri testi è un viatico per la strada del concubito.
Fotide promette a Lucio una notte di amore: “prima face cubiculum tuum adero. Abi ergo ac te compara, tota enim nocte tecum fortiter et ex animo proeliabor” (Metamorfosi, II, 10), appena farà notte verrò in camera tua. Vai dunque e preparati, per tutta la notte infatti io mi batterò con te fortemente e mettendocela tutta
Quindi arriva del vino da parte di Birrena e Lucio aggiunge un elogio di questo propiziatore: Veneris hortator et armĭger Liber advenit ultro, ecco che arriva Libero in armi a spronare Venere. Vinum istud hodie sorbamus omne, quod nobis restinguat pudoris ignaviam et alacrem vigorem libidinis incutiat (II, 11), beviamolo tutto oggi questo vino, che spenga in noi la viltà del pudore e ci infonda l’energico vigore del desiderio. Hac sitarchĭā navigium Veneris indiget solā, La barca di Venere ha bisogno di questa sola provvista (II, 11)
Sentiamo qualche altre occorrenze di questo topos
Euripide Baccanti (770-774)
Questo dio dunque chiunque egli sia, signore,
accoglilo in questa città: poiché per il resto è grande,
e questo dicono di lui, per come ne sento:
ha donato ai mortali la vite che fa cessare gli affanni.
E quando non c’è più il vino, non c’è Cipride oi[nou de; mhkevt j o[nto~ oujk estin Kuvpri~-
né più alcun altro piacere per gli uomini oujd j a[llo terpno;n oujde;n ajnqrwvpoi~. E’ la conclusione del resoconto del messo suul comportamento delle menadi
Terenzio, Eunuco, 732: Sine Cerere et Libero friget Venus.
Bisogna però berlo con moderazione
Ovidio Vina parant animum Veneri, nisi plurima sumas-et stupeant multo corda sepulta mero” (Remedia, 807-8). A questo proposito vedi il film Un altro giro.
Macbeth “Much drink may be said to be an equivocator with lechery: makes him stand to and not stand to (II, 3).
Tacito Liber festos laetosque ritus posuit, Iudaeorum mos absurdus sordidusque (Historiae V, 5). Liber è un altro nome di Bacco.
Riccardo chiede che lo lascino solo. Ratcliffe dovrà andare a svegliarlo verso la mezzanotte e aiutarlo ad armarsi, and help to arm me. Leave me, I say (V, 3, 79).
giovanni ghiselli
p. s.
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